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Pericolosità sociale: annullamento per motivazione carente

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un Tribunale di Sorveglianza che ripristinava la libertà vigilata per un condannato. La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale carente e illogica, in quanto non aveva adeguatamente considerato gli elementi positivi a favore del condannato, come il buon comportamento durante la detenzione. La decisione di tornare a vivere nel proprio luogo d’origine, sebbene rilevante, non può da sola giustificare un giudizio di attuale pericolosità sociale senza un’analisi completa di tutti i fattori.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolosità Sociale: Quando la Motivazione Carente Porta all’Annullamento

La valutazione della pericolosità sociale di un individuo è uno degli aspetti più delicati e complessi del diritto penale, in particolare quando si tratta di applicare o mantenere una misura di sicurezza come la libertà vigilata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale: un giudice che riforma una decisione precedente deve fornire una motivazione solida, completa e logicamente coerente, non potendosi limitare a valorizzare solo gli elementi negativi. In caso contrario, il provvedimento è destinato all’annullamento.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un uomo al quale, con una sentenza di alcuni anni prima, era stata applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata per tre anni. Successivamente, il Magistrato di Sorveglianza, valutando positivamente il percorso del condannato, aveva ritenuto cessata la sua pericolosità, revocando di fatto la misura.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica proponeva appello. Il Tribunale di Sorveglianza accoglieva l’appello e dichiarava nuovamente eseguibile la misura di sicurezza. La motivazione del Tribunale si basava principalmente su alcuni elementi:

1. La scelta del condannato di tornare a vivere nel suo paese d’origine, Rosarno, un territorio con una forte presenza di criminalità organizzata e dove risiedono i suoi familiari, figure di primo piano in tale contesto.
2. Alcuni controlli dai quali era emerso che l’uomo era stato visto in compagnia di soggetti con precedenti penali.
3. L’avvio di un’attività imprenditoriale agricola su terreni di proprietà della madre, sorella di un altro esponente della cosca.

Secondo il Tribunale, questi elementi dimostravano la mancata revisione critica del proprio passato e la persistenza di un legame con l’ambiente criminale, giustificando così il ripristino della misura.

La Valutazione della Pericolosità Sociale da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione, investita del ricorso presentato dalla difesa del condannato, ha annullato con rinvio la decisione del Tribunale di Sorveglianza, accogliendo la tesi difensiva basata sulla violazione di legge e sul vizio di motivazione.

Secondo la Suprema Corte, il provvedimento impugnato si era conformato a un’analisi parziale e illogica, omettendo di confrontarsi con elementi di segno opposto che il primo giudice aveva invece attentamente considerato.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nel principio secondo cui il giudice dell’impugnazione, specialmente quando ribalta una decisione precedente, ha l’onere di fornire una motivazione rafforzata. Non è sufficiente offrire una diversa valutazione degli stessi elementi, ma è necessario dimostrare l’insostenibilità logica e giuridica del ragionamento del primo giudice.

Nel caso specifico, il Tribunale di Sorveglianza aveva commesso un errore fondamentale: aveva del tutto ignorato elementi concreti e positivi presenti agli atti, quali:

* Il corretto svolgimento del periodo di carcerazione.
* La relazione positiva redatta dall’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE).
* Il contenuto di un precedente provvedimento con cui il Tribunale di Reggio Calabria aveva revocato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale.
* Un’ordinanza dello stesso Tribunale di Sorveglianza di Firenze che, in occasione della concessione di un permesso premio, aveva escluso l’esistenza di collegamenti attuali con la criminalità organizzata.

Il Tribunale si era concentrato quasi esclusivamente sulla scelta del condannato di tornare a Rosarno, attribuendole un valore dirimente e negativo. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che tale scelta, pur significativa, non può essere l’unico fondamento di un giudizio di pericolosità sociale attuale, soprattutto a fronte di prove concrete che indicavano un percorso di revisione critica e di distacco. La motivazione del Tribunale è stata quindi giudicata ‘carente’ perché non ha spiegato perché questi elementi positivi fossero irrilevanti o recessivi rispetto a quelli negativi.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un importante paletto per i giudici di sorveglianza. La valutazione della pericolosità sociale deve essere un giudizio complessivo e attuale, basato su un’analisi bilanciata di tutti gli elementi disponibili, sia favorevoli che sfavorevoli al condannato. Un provvedimento che si fonda su una visione parziale, omettendo di confrontarsi con prove di segno contrario, è viziato da illogicità e carenza di motivazione. L’annullamento con rinvio significa che un altro collegio del Tribunale di Sorveglianza di Firenze dovrà riesaminare il caso, questa volta tenendo conto di tutti gli atti e fornendo una motivazione completa e logicamente coerente, nel rispetto dei principi enunciati dalla Corte di Cassazione.

Quando può essere annullata una decisione sulla pericolosità sociale?
Una decisione sulla pericolosità sociale può essere annullata quando la sua motivazione è carente o illogica, ovvero quando il giudice omette di confrontarsi con elementi concreti presenti agli atti, specialmente quelli di segno positivo che erano stati valorizzati in una precedente decisione.

Tornare a vivere nel proprio luogo di origine, noto per la presenza criminale, è sufficiente per essere considerati socialmente pericolosi?
No. Secondo questa sentenza, tale scelta, sebbene rilevante, non è di per sé sufficiente a fondare un giudizio di attualità della pericolosità sociale se non viene bilanciata con tutti gli altri elementi del caso, come il comportamento tenuto durante la detenzione e altri provvedimenti favorevoli.

Cosa deve fare un giudice d’appello quando riforma una decisione di un giudice di grado inferiore?
Deve fornire una motivazione puntuale e specifica che dimostri l’insostenibilità, sul piano logico e giuridico, della valutazione precedente. Deve dare conto delle scelte operate, spiegando perché alcuni elementi sono stati considerati più importanti di altri e perché la diversa valutazione effettuata è giustificata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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