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Pericolo di reiterazione: arresti anche a distanza

La Corte di Cassazione ha confermato la misura degli arresti domiciliari per un imprenditore accusato di bancarotta, ritenendo sussistente il pericolo di reiterazione del reato. Nonostante la difesa sostenesse che il rischio non fosse più attuale a causa del tempo trascorso, la Corte ha stabilito che la continua gestione di fatto di altre società con debiti verso il fisco costituisce un indice concreto e attuale di pericolosità, giustificando la misura cautelare.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Pericolo di reiterazione e misure cautelari: il tempo non cancella il rischio

Quando si parla di misure cautelari, come gli arresti domiciliari, uno dei requisiti fondamentali è l’attualità del pericolo di reiterazione del reato. Ma cosa significa esattamente “attuale”? Il semplice passare del tempo dai fatti contestati è sufficiente a escludere questo rischio? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto cruciale, specialmente in materia di reati fallimentari e tributari, confermando che la pericolosità sociale può persistere nonostante la distanza temporale.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda un imprenditore indagato per diversi episodi di bancarotta fraudolenta e sequestro preventivo. Inizialmente, la richiesta di custodia cautelare in carcere era stata respinta. Tuttavia, in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero, il Tribunale del Riesame ha applicato la misura degli arresti domiciliari.

L’indagato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: la violazione di legge in relazione all’articolo 274, comma 1 lettera c) del codice di procedura penale. Secondo la difesa, mancava l’attualità del pericolo di reiterazione. Si sosteneva che i debiti tributari delle società a lui riconducibili risalivano a scadenze pregresse e lontane nel tempo, e che la gestione di alcune di esse era stata affidata ad altri soggetti, rendendo impossibile attribuire all’indagato una volontà attuale di commettere nuovi reati.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’ordinanza del Tribunale del Riesame. I giudici supremi hanno ribadito che la valutazione delle esigenze cautelari rientra nel compito esclusivo del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se non per vizi logici o violazioni di legge.

Nel merito, la Corte ha ritenuto che il provvedimento impugnato fosse pienamente conforme all’orientamento giurisprudenziale prevalente. L’attualità del pericolo non va confusa con l’imminenza di una nuova occasione di reato. Si tratta, invece, di una valutazione prognostica sulla possibilità di condotte future, basata sull’analisi della fattispecie concreta, della personalità del soggetto e del contesto socio-ambientale.

Le Motivazioni sul Pericolo di Reiterazione

La motivazione della Corte si fonda su un punto centrale: l’indagato continuava a gestire, anche solo di fatto, altre società che a loro volta continuavano ad accumulare debiti con il fisco. Questo modus operandi, secondo i giudici, rappresenta un “indice di una condotta potenzialmente depauperativa” e, di conseguenza, di un concreto e attuale pericolo di reiterazione. Il rischio non si limita alla sola bancarotta tributaria, ma si estende anche a quella patrimoniale per distrazione.

La Corte ha specificato che il pericolo è stato desunto non da aspetti generici, ma da elementi concreti relativi al periodo 2018-2020. Questi elementi, uniti alla personalità dell’indagato (definito “poco ricettivo” e con precedenti penali), hanno convinto i giudici della sussistenza di un rischio attuale. Il fatto che l’imprenditore continuasse ad operare attraverso strutture societarie indebitate è stato visto come la prova che le occasioni per delinquere non erano venute meno.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: in materia di misure cautelari, la valutazione del pericolo di reiterazione deve essere ancorata alla realtà concreta e non può basarsi sul solo decorso del tempo. Per i reati di tipo economico-finanziario, la persistenza di un modus operandi criminale, evidenziata dalla gestione di società sistematicamente indebitate, è sufficiente a dimostrare l’attualità del rischio. Il Tribunale, calibrando la misura agli arresti domiciliari anziché al carcere, ha comunque tenuto conto delle esigenze specifiche, ma non ha potuto ignorare la concreta pericolosità dell’indagato, che il tempo trascorso non aveva affievolito.

Quando è considerato ‘attuale’ il pericolo di reiterazione per applicare una misura cautelare?
Secondo la sentenza, l’attualità non equivale all’imminenza di una nuova occasione per delinquere, ma si basa su una valutazione prognostica della possibilità di condotte future. Questa valutazione deve considerare le modalità del reato, la personalità del soggetto e il contesto, e può sussistere anche a distanza di tempo dai fatti contestati.

Il semplice trascorrere del tempo può eliminare il pericolo di reiterazione del reato?
No. La sentenza chiarisce che il dato cronologico, sebbene rilevante, non è di per sé sufficiente a escludere le esigenze cautelari. Se permangono elementi concreti che indicano una persistente tendenza a delinquere, come un modus operandi consolidato, il pericolo rimane attuale.

La gestione di società che continuano ad accumulare debiti fiscali è una prova sufficiente del pericolo di reiterazione?
Sì, nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il fatto che l’indagato continuasse a gestire, anche di fatto, società che accumulavano debiti con il fisco fosse un indice concreto di una condotta potenzialmente dannosa e, quindi, del concreto pericolo di commettere reati analoghi (come la bancarotta tributaria o patrimoniale).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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