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Peculato ricevitore lotto: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8385/2025, ha confermato la condanna per il reato di peculato a carico della titolare di una ricevitoria del lotto che aveva omesso di versare le somme incassate. La Corte ha ribadito che il ricevitore del lotto riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio e che il denaro raccolto è di pertinenza pubblica fin dal momento dell’incasso. Il semplice ritardo nel versamento si trasforma in appropriazione penalmente rilevante quando, a seguito di un’intimazione formale, l’agente non provvede al pagamento, manifestando così la volontà di sottrarre le somme alla loro destinazione pubblica. La Corte ha inoltre respinto la tesi del peculato d’uso, inapplicabile al denaro, e ha dichiarato inammissibile il motivo relativo a un’attenuante non richiesta nei precedenti gradi di giudizio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Peculato ricevitore lotto: la Cassazione stabilisce quando il ritardo è reato

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato un caso di peculato del ricevitore lotto, confermando la condanna per la titolare di una ricevitoria che non aveva versato le somme incassate per conto dello Stato. Questa sentenza offre importanti chiarimenti sulla qualifica giuridica dei ricevitori e sulla linea sottile che separa un semplice inadempimento contrattuale da una grave condotta penalmente rilevante.

I fatti del caso

La vicenda riguarda la titolare di una concessionaria per il gioco del lotto, condannata in primo e secondo grado per essersi appropriata di una somma di oltre 9.000 euro, omettendo di versarla all’agenzia delle dogane entro i termini previsti. La difesa dell’imputata ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo, tra le altre cose, di non poter essere considerata un’incaricata di pubblico servizio e che il suo comportamento fosse al massimo un inadempimento dovuto a difficoltà economiche, non un’appropriazione indebita.

La qualifica del ricevitore del lotto: Incaricato di Pubblico Servizio

Uno dei punti centrali della difesa era la presunta natura privata del rapporto tra il ricevitore e la società concessionaria del servizio. La Cassazione ha respinto con fermezza questa tesi. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’attività di raccolta delle giocate del lotto è un’attività riservata allo Stato e, pertanto, costituisce un servizio pubblico.

Anche se il ricevitore opera tramite un contratto di sub-concessione con una società privata, egli svolge una funzione pubblica. Il denaro incassato dai giocatori diventa immediatamente di pertinenza della Pubblica Amministrazione (pecunia publica) nel momento stesso in cui entra nella disponibilità del ricevitore. Di conseguenza, quest’ultimo riveste a tutti gli effetti la qualifica di incaricato di pubblico servizio, con tutti gli obblighi e le responsabilità che ne derivano.

Il reato di peculato del ricevitore lotto: quando si configura?

La difesa ha tentato di derubricare la condotta a un mero ritardo nel pagamento. Tuttavia, la Corte ha spiegato che il delitto di peculato per omesso versamento si configura quando la condotta omissiva si protrae oltre la scadenza del termine ultimo indicato nell’intimazione formale dell’amministrazione.

In questo caso, l’imputata, pur essendo stata formalmente intimata a versare le somme dovute, non aveva adempiuto, adducendo difficoltà economiche. Questo comportamento, secondo la Corte, dimostra in modo inequivocabile l’atteggiamento “appropriativo” dell’agente, ovvero la volontà di sottrarre il denaro pubblico alla sua destinazione per farvi fronte a proprie esigenze personali. Non si tratta più di un semplice ritardo, ma di una vera e propria interversione del possesso, che fa scattare la responsabilità penale per peculato.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha ritenuto infondati tutti i motivi di ricorso. Ha sottolineato che la giurisprudenza è pacifica nel qualificare come peculato la condotta del raccoglitore delle giocate del lotto che ometta il versamento delle somme riscosse, poiché il denaro incassato è di pertinenza della pubblica amministrazione sin dall’origine. Il fatto che il denaro sia destinato a una società concessionaria privata è irrilevante, in quanto quest’ultima agisce come intermediario per lo Stato.

È stata anche respinta la richiesta di qualificare il fatto come peculato d’uso. I giudici hanno ricordato che questa fattispecie attenuata è applicabile solo a beni di specie e non al denaro, bene fungibile per eccellenza, del quale non è possibile la restituzione “in natura” dopo un uso momentaneo, ma solo del suo equivalente (tantundem).

Infine, è stato dichiarato inammissibile il motivo relativo al mancato riconoscimento dell’attenuante per la particolare tenuità del danno. La Corte ha applicato il principio secondo cui tale attenuante, se non richiesta espressamente in appello (nemmeno in sede di conclusioni), non può essere concessa d’ufficio e, di conseguenza, non può essere motivo di ricorso per cassazione.

Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia di peculato del ricevitore lotto. Emerge con chiarezza che chi gestisce denaro per conto dello Stato, anche in un regime di sub-concessione, è tenuto a un dovere di assoluta fedeltà. Le difficoltà economiche personali non possono giustificare l’omesso versamento delle somme incassate, e il superamento dei termini perentori, a seguito di un’intimazione formale, trasforma un potenziale inadempimento civile in un grave reato contro la Pubblica Amministrazione, con conseguenze penali significative, inclusa l’applicazione di pene accessorie severe come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Il titolare di una ricevitoria del lotto è un incaricato di pubblico servizio?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, chiunque raccolga le giocate del lotto svolge un’attività riservata allo Stato e quindi presta un pubblico servizio. Il denaro incassato è considerato di proprietà pubblica fin dal momento della riscossione, e il ricevitore assume la qualifica di incaricato di pubblico servizio.

Quando il mancato versamento degli incassi del lotto diventa peculato e non un semplice ritardo?
Il ritardo nel versamento si trasforma nel reato di peculato quando la condotta omissiva si protrae oltre il termine ultimo indicato in un’intimazione formale da parte dell’amministrazione. Questo comportamento dimostra la volontà dell’agente di appropriarsi del denaro, sottraendolo alla disponibilità dell’ente pubblico.

È possibile invocare il peculato d’uso per il mancato versamento di somme di denaro?
No. La Cassazione ha ribadito che il peculato d’uso è configurabile solo per cose di specie e non per il denaro. Essendo il denaro un bene fungibile, non è possibile restituire “la stessa cosa” dopo un uso momentaneo, ma solo il suo equivalente (tantundem), il che esclude l’applicabilità di questa forma attenuata di reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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