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Particolare tenuità del fatto e obblighi violati

Un individuo, soggetto a sorveglianza speciale, viola l’obbligo di permanenza notturna in casa. La Corte di Cassazione respinge il suo ricorso, negando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La sentenza chiarisce che la modalità della violazione (uscire in piena notte) è di per sé sufficiente a escludere la tenuità dell’offesa, rendendo non decisiva una valutazione, seppur carente, sull’abitualità del comportamento.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: no al beneficio se la violazione non è minima

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26854/2025, è tornata a pronunciarsi sui criteri di applicazione della particolare tenuità del fatto. Il caso riguarda la violazione degli obblighi di sorveglianza speciale e offre spunti fondamentali per comprendere quando un’offesa, pur formalmente lieve, non possa beneficiare della non punibilità. La decisione sottolinea come la valutazione delle modalità concrete dell’azione sia cruciale e possa prevalere su altri parametri.

I Fatti del Caso: Violazione della Sorveglianza Speciale

Un uomo, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale per quattro anni, aveva l’obbligo di rimanere presso la propria abitazione dalle ore 20:00 alle 07:00 del mattino. Durante un controllo effettuato in data 26 dicembre 2021, intorno alle ore 01:00, le forze dell’ordine accertavano la sua assenza.
Per questa violazione, veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale di Marsala che in secondo grado dalla Corte d’Appello di Palermo. L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, contestando la correttezza delle decisioni dei giudici di merito.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si basava su due argomentazioni principali:

1. Vizio di motivazione: La difesa sosteneva che le sentenze di merito fossero carenti nella motivazione riguardo alla sussistenza degli elementi del reato, in particolare l’elemento soggettivo del dolo (la volontà cosciente di trasgredire).
2. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si contestava il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ritenendo che la Corte d’Appello si fosse limitata a un generico richiamo ai precedenti penali dell’imputato, senza una reale valutazione della condotta specifica e della sua attuale pericolosità sociale.

Particolare tenuità del fatto: l’analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo in parte inammissibile e in parte infondato. Di particolare interesse è l’analisi sul secondo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto.

La Corte ricorda che l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. richiede una valutazione complessa che tiene conto di due “indici-requisiti”:
La particolare tenuità dell’offesa, da valutarsi secondo i criteri dell’art. 133 c.p. (modalità della condotta, entità del danno o del pericolo).
La non abitualità del comportamento.

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha osservato che la Corte d’Appello non aveva argomentato in modo sufficiente sul requisito dell’abitualità, limitandosi a menzionare genericamente i precedenti penali. Un simile approccio non è sufficiente, poiché il giudice dovrebbe procedere a una valutazione incidentale per accertare la commissione di altri reati della stessa indole.

Tuttavia, la decisione della Corte d’Appello è stata ritenuta corretta per un’altra, autonoma ragione. I giudici di merito avevano, infatti, giustificato il diniego del beneficio sottolineando che l’offesa non possedeva le caratteristiche di tenuità necessarie. L’allontanamento dall’abitazione in orario notturno (alle 01:20), da parte di un soggetto sottoposto a una misura di prevenzione, è stato considerato una modalità d’azione non minimale. Questa valutazione, basata sulle specifiche circostanze del fatto, è stata ritenuta sufficiente a escludere la non punibilità.

Le motivazioni della decisione

La sentenza stabilisce un principio importante: il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto può fondarsi validamente sulla sola valutazione della non minima gravità della condotta, anche in presenza di una motivazione carente su altri aspetti, come l’abitualità. La Corte ha ritenuto che la violazione commessa, per le sue modalità (orario notturno) e per il contesto (soggetto sottoposto a misura di prevenzione), manifestasse un’intensità del dolo e una gravità tali da non poter essere considerata “tenue”. Di conseguenza, anche se il riferimento ai precedenti penali era stato generico e non decisivo, la decisione di negare il beneficio era comunque fondata sul giudizio negativo relativo alla gravità intrinseca della trasgressione.

Le conclusioni

In conclusione, questa pronuncia della Cassazione ribadisce che per ottenere la non punibilità ex art. 131-bis c.p., non è sufficiente che il reato contestato rientri nei limiti di pena previsti dalla legge. È necessario che l’offesa, analizzata in concreto, sia realmente minima. La violazione degli obblighi di sorveglianza speciale, specialmente se commessa in circostanze che ne accentuano il disvalore come un allontanamento in piena notte, difficilmente potrà essere considerata di particolare tenuità del fatto, poiché dimostra un consapevole disprezzo per le prescrizioni imposte a tutela della sicurezza pubblica.

È possibile ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto se si violano gli obblighi della sorveglianza speciale?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice deve valutare la gravità della condotta specifica. Una violazione come l’allontanamento notturno dall’abitazione può essere considerata non ‘tenue’ e quindi sufficiente a negare il beneficio, a prescindere da altri fattori.

Per negare la particolare tenuità del fatto è sempre necessario dimostrare che il comportamento è ‘abituale’?
No. L’abitualità del comportamento è solo uno dei criteri ostativi. Il beneficio può essere negato anche solo perché l’offesa non è considerata di particolare tenuità, sulla base delle modalità della condotta, del danno o del pericolo, secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale.

Un generico riferimento ai precedenti penali è sufficiente per escludere il beneficio della particolare tenuità?
No. La Corte ha ribadito che per dimostrare l’abitualità del comportamento, il giudice non può limitarsi a un generico riferimento ai precedenti. Deve compiere una valutazione incidentale per verificare la sussistenza di altri reati. Tuttavia, la decisione di negare il beneficio può comunque essere valida se si fonda su altre ragioni, come la non minima entità della violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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