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Omesso versamento ritenute: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore condannato per l’omesso versamento di ritenute fiscali per circa 454.000 euro. La sentenza chiarisce i limiti per l’applicazione della particolare tenuità del fatto, la sanatoria delle nullità procedurali e gli effetti sospensivi della prescrizione legati alle procedure di definizione agevolata, confermando la condanna.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omesso Versamento Ritenute: la Cassazione e i Limiti del Ricorso

L’omesso versamento ritenute è un reato tributario che può comportare gravi conseguenze per gli amministratori di società. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14212/2025, ha ribadito la severità con cui viene trattata questa fattispecie, dichiarando inammissibile il ricorso di un imprenditore e offrendo importanti chiarimenti su aspetti procedurali e sostanziali, come la sospensione della prescrizione e l’inapplicabilità della particolare tenuità del fatto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda il legale rappresentante di una società, condannato in primo grado dal Tribunale di Brescia alla pena di un anno di reclusione per non aver versato ritenute dovute per l’anno d’imposta 2015, per un importo complessivo di 454.684,19 euro. La Corte di Appello, in parziale riforma, aveva ridotto la pena a sei mesi di reclusione, riconoscendo le attenuanti generiche, ma confermando nel resto la condanna. L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basandolo su cinque distinti motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha sollevato diverse questioni, tra cui:

1. Nullità processuale: La mancata notifica a uno dei due avvocati difensori del provvedimento di anticipazione di un’udienza del processo di appello.
2. Prescrizione del reato: Sosteneva che il termine di prescrizione fosse maturato prima della sentenza d’appello.
3. Errata applicazione della legge penale: Contestava la sussistenza stessa del reato, sostenendo la mancanza di prove adeguate sul debito tributario.
4. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: Si argomentava che l’importo evaso, ricalcolato sulla base delle sole certificazioni, sarebbe stato di poco superiore alla soglia di punibilità di 150.000 euro.
5. Eccessività della pena: Si lamentava un trattamento sanzionatorio ingiustificatamente severo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul tema dell’Omesso Versamento Ritenute

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato, analizzando e respingendo ogni singolo motivo.

* Sulla nullità processuale: La Corte ha chiarito che l’omessa notifica a uno dei due difensori configura una nullità a regime intermedio. Poiché l’altro difensore era presente all’udienza e non ha sollevato l’eccezione, la nullità si è considerata sanata. Non si può far valere un vizio procedurale se non viene contestato alla prima occasione utile.

Sulla prescrizione del reato: Gli Ermellini hanno rigettato anche questo motivo, spiegando che il termine di prescrizione era stato legittimamente sospeso. La difesa aveva infatti richiesto in appello di avvalersi di una procedura di definizione agevolata (art. 23 D.L. 34/2023). Questa richiesta ha attivato un effetto sospensivo ex lege* della prescrizione dal momento della richiesta di informazioni all’Agenzia delle Entrate (17 ottobre 2023) fino alla comunicazione dell’esito negativo (3 maggio 2024). Questo periodo di sospensione ha spostato in avanti la data di maturazione della prescrizione, rendendo la sentenza d’appello tempestiva.

* Sulla sussistenza del reato: La doglianza è stata giudicata inammissibile perché introduceva per la prima volta in Cassazione questioni di merito non sollevate nel giudizio di appello, dove la difesa si era limitata a contestare la pena e il mancato riconoscimento della tenuità del fatto.

* Sulla particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.): La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. Anche accettando la cifra inferiore proposta dalla difesa (181.277 euro), lo scostamento di oltre 31.000 euro dalla soglia di punibilità di 150.000 euro non può essere considerato “lieve”. Il superamento significativo di detta soglia preclude di per sé l’applicazione della causa di non punibilità, che è riservata a casi di minima offensività.

Le Conclusioni

La sentenza consolida principi fondamentali in materia di reati tributari e di procedura penale. In primo luogo, sottolinea che le strategie difensive devono essere coerenti e tempestive: le eccezioni procedurali vanno sollevate immediatamente e i motivi di appello delimitano l’oggetto del giudizio successivo. In secondo luogo, chiarisce che l’adesione a procedure di definizione agevolata può avere l’effetto di sospendere la prescrizione, un fattore cruciale da considerare. Infine, ribadisce un’interpretazione rigorosa della “particolare tenuità del fatto” in ambito tributario: superare la soglia di punibilità, anche di una somma non astronomica, è sufficiente per escludere il beneficio quando l’importo è comunque significativo. La decisione finale è stata quindi la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Cosa succede se uno dei due avvocati non riceve la notifica di un’udienza?
Secondo la Corte, si tratta di una nullità a regime intermedio. Se l’altro difensore è presente in udienza e non solleva immediatamente l’eccezione, la nullità si considera sanata e non può essere fatta valere in seguito.

Una richiesta di definizione agevolata dei debiti tributari sospende la prescrizione del reato?
Sì. La Corte ha stabilito che la richiesta di informazioni all’Agenzia delle Entrate per una procedura di definizione agevolata, ai sensi dell’art. 23 del D.L. 34/2023, determina la sospensione del processo e, di conseguenza, del corso della prescrizione fino alla comunicazione dell’esito della procedura.

Il superamento della soglia di punibilità di ‘soli’ 31.000 euro per omesso versamento ritenute può essere considerato un fatto di ‘particolare tenuità’?
No. La Corte di Cassazione ha ritenuto che uno scostamento di 31.000 euro dalla soglia di punibilità di 150.000 euro non possa essere considerato lieve. Un superamento così significativo è sufficiente a escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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