LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Millantato credito: la Cassazione nega continuità

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21175/2024, ha stabilito che non esiste continuità normativa tra il reato di millantato credito, abrogato nel 2019, e quello di traffico di influenze illecite. Un soggetto condannato per millantato credito aveva chiesto la revoca della pena, ma il Tribunale aveva respinto l’istanza. La Suprema Corte ha annullato tale decisione, affermando che si tratta di una vera e propria ‘abolitio criminis’ e che, pertanto, la condanna deve essere revocata e l’esecuzione della pena interrotta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Millantato Credito e Traffico di Influenze: La Cassazione Fa Chiarezza

Con la sentenza n. 21175 del 2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione a lungo dibattuta: l’abrogazione del reato di millantato credito (ex art. 346 c.p.) non comporta la sua sopravvivenza sotto la diversa fattispecie del traffico di influenze illecite (art. 346-bis c.p.). Si tratta di una vera e propria abolitio criminis, con conseguenze dirette per chi ha subito condanne definitive per questo reato.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un cittadino condannato in via definitiva alla pena di due anni e sei mesi di reclusione per il reato di millantato credito. A seguito dell’abrogazione di tale fattispecie, introdotta dalla legge n. 3 del 2019 (nota come legge ‘Spazzacorrotti’), l’uomo aveva presentato istanza al Tribunale, in qualità di giudice dell’esecuzione, per ottenere la revoca della sentenza ai sensi dell’art. 673 del codice di procedura penale.

Contrariamente alle aspettative, il Tribunale di Torre Annunziata aveva rigettato la richiesta, sostenendo l’esistenza di una ‘continuità normativa’ tra il vecchio reato abrogato e la nuova versione del reato di traffico di influenze illecite. Secondo il giudice di primo grado, la condotta del condannato sarebbe stata ancora penalmente rilevante sotto la nuova norma, impedendo così la revoca della condanna.

La Questione sulla Continuità Normativa del Millantato Credito

Il ricorrente ha impugnato l’ordinanza del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge penale. Il cuore del ricorso si è concentrato sulla negazione della continuità normativa tra le due fattispecie. La difesa ha sostenuto che l’abrogazione dell’art. 346 c.p. rappresentasse una scelta netta del legislatore, configurando una piena abolitio criminis.

La Suprema Corte, nel decidere il caso, ha richiamato un intervento risolutore delle Sezioni Unite. La questione, infatti, era stata oggetto di contrasti giurisprudenziali ed era stata rimessa al massimo organo nomofilattico della Corte, che, nell’udienza del 29 febbraio 2024, ha fornito una risposta chiara e definitiva.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, basando la propria decisione sul principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite. I giudici hanno chiarito in modo inequivocabile che tra il reato di millantato credito, previsto dal secondo comma dell’abrogato art. 346 c.p., e il reato di traffico di influenze illecite, come modificato dalla legge n. 3 del 2019, non sussiste alcun rapporto di continuità normativa.

Le due fattispecie, sebbene possano apparire simili, presentano elementi strutturali e finalità di tutela differenti. L’abrogazione del millantato credito non è stata una semplice riscrittura della norma, ma una sua completa eliminazione dall’ordinamento giuridico. Di conseguenza, i fatti commessi sotto la vigenza della vecchia norma non possono essere automaticamente ricondotti alla nuova, che peraltro ha requisiti applicativi diversi e più stringenti. L’assenza di continuità implica che l’abrogazione abbia prodotto un effetto di abolitio criminis puro e semplice.

Le Conclusioni

In applicazione di tale principio, la Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato gli atti al Tribunale di Torre Annunziata per un nuovo giudizio. Il giudice del rinvio dovrà ora attenersi al principio stabilito e, di conseguenza, revocare la sentenza di condanna, disponendo l’immediata cessazione dell’esecuzione della pena. Questa pronuncia ha un’importanza fondamentale, poiché fornisce un’indicazione vincolante per tutti i casi analoghi pendenti e consolida la tutela del principio di legalità, secondo cui nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce più reato.

Il reato di millantato credito è ancora in vigore?
No, il reato di millantato credito previsto dall’art. 346 del codice penale è stato formalmente abrogato dalla legge 9 gennaio 2019, n. 3.

La condotta che prima costituiva millantato credito è oggi punibile come traffico di influenze illecite?
No. La Corte di Cassazione, richiamando una decisione delle Sezioni Unite, ha stabilito che non esiste continuità normativa tra le due fattispecie di reato. Pertanto, la condotta non è più punibile se integrava esclusivamente il reato abrogato.

Cosa succede a chi è stato condannato per millantato credito con una sentenza definitiva?
La sentenza di condanna deve essere revocata e l’esecuzione della pena deve cessare. Come stabilito nel caso di specie, l’interessato può presentare un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere la revoca della condanna ai sensi dell’art. 673 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati