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Inammissibilità ricorso patteggiamento: i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso avverso una sentenza di patteggiamento per un reato di droga. La decisione si fonda sul principio che, a seguito della riforma del 2017, il ricorso contro il patteggiamento è consentito solo per motivi tassativamente elencati dalla legge, tra i quali non rientra il vizio di motivazione. Questa pronuncia ribadisce la stretta perimetrazione dei mezzi di impugnazione in caso di applicazione della pena su richiesta delle parti.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Inammissibilità ricorso patteggiamento: la Cassazione fissa i paletti

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui limiti dell’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, confermando un orientamento ormai consolidato. La decisione sottolinea come l’inammissibilità del ricorso patteggiamento sia la regola quando i motivi addotti non rientrano nel novero di quelli tassativamente previsti dalla legge. Analizziamo insieme questa pronuncia per comprendere la portata di questo importante principio processuale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (il cosiddetto patteggiamento), emessa dal GIP del Tribunale di Milano per un reato legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/90. L’imputato, dopo aver concordato la pena, decideva di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente lamentava un vizio di motivazione da parte del giudice di primo grado. Nello specifico, sosteneva che il giudice non avesse adeguatamente valutato la possibile esistenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale. Secondo la difesa, il giudice avrebbe dovuto fornire una motivazione esplicita sulle ragioni per cui tali cause non fossero state ravvisate nel caso concreto.

L’inammissibilità del ricorso patteggiamento: la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito della questione. La decisione si fonda su una ragione puramente processuale, legata alle modifiche normative introdotte dalla legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”).

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. La Corte ha ricordato che, a partire dal 3 agosto 2017, le sentenze di patteggiamento possono essere impugnate in Cassazione soltanto per motivi specifici:

1. Problemi relativi all’espressione della volontà dell’imputato.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta di patteggiamento e la sentenza emessa.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

I giudici di legittimità hanno evidenziato che il “vizio di motivazione”, lamentato dal ricorrente, non rientra in questo elenco tassativo. Di conseguenza, il motivo di ricorso proposto era ab origine inammissibile. La Corte ha inoltre colto l’occasione per ribadire un altro principio importante: l’obbligo di una motivazione specifica sull’assenza di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) sorge solo quando dagli atti emergano elementi concreti che ne suggeriscano la possibile applicazione. In caso contrario, è sufficiente una motivazione implicita, consistente nella constatazione che il giudice ha effettuato la verifica richiesta dalla legge senza trovare ostacoli all’accoglimento del patteggiamento.

Le Conclusioni

La pronuncia conferma la volontà del legislatore di limitare fortemente le impugnazioni contro le sentenze di patteggiamento, al fine di garantire la stabilità delle decisioni basate su un accordo tra le parti. L’inammissibilità del ricorso patteggiamento per motivi diversi da quelli previsti dall’art. 448 c.p.p. è una conseguenza diretta di questa scelta. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’unica via per contestare una sentenza di patteggiamento è ancorarsi a uno dei quattro, specifici vizi di legittimità, escludendo ogni doglianza relativa all’apparato motivazionale della sentenza stessa, a meno che non si traduca in una delle illegalità previste.

È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento?
No, l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento davanti alla Corte di Cassazione è possibile solo per i motivi tassativamente indicati dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Il ‘vizio di motivazione’ è un motivo valido per ricorrere in Cassazione contro un patteggiamento?
No, il vizio di motivazione non rientra tra i motivi ammessi dalla legge per impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta. Pertanto, un ricorso basato su tale vizio è inammissibile.

Cosa succede se si presenta un ricorso per patteggiamento per motivi non consentiti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso determinata in quattromila euro, a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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