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Furto in abitazione: quando il ricorso è inammissibile

Una coppia è stata condannata per tentato furto in abitazione aggravato. Il loro ricorso in Cassazione, basato sulla contestazione dell’aggravante della violenza sulle cose, della recidiva e sulla richiesta di tenuità del fatto, è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto i motivi generici, meramente ipotetici e in parte nuovi, confermando la solidità della decisione dei giudici di merito, soprattutto riguardo alla riprovevolezza della condotta che ha visto il coinvolgimento di un minore.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto in abitazione: la Cassazione boccia il ricorso fondato su mere ipotesi

Con la sentenza n. 1970 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sul tema del furto in abitazione e sui requisiti di ammissibilità del ricorso. Il caso in esame offre spunti fondamentali per comprendere quando un’impugnazione rischia di essere dichiarata inammissibile per genericità o per aver introdotto motivi nuovi, non discussi nei precedenti gradi di giudizio.

I Fatti di Causa: Tentato furto e condanna

La vicenda processuale ha origine dalla condanna, confermata in appello, di due persone per un tentativo di furto in un’abitazione. Agli imputati veniva contestato di aver tentato di impossessarsi di un materasso e di una rete, dopo aver forzato la porta d’ingresso dell’immobile. Il colpo non riusciva a causa dell’intervento della persona offesa, che sorprendeva i due in flagrante.
Un dettaglio particolarmente grave della condotta era il coinvolgimento di un bambino in tenera età, che gli autori del reato avevano portato con sé, lasciato a terra durante l’azione e poi “raccolto” per darsi alla fuga.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa degli imputati ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolando tre motivi principali:

La contestazione sull’aggravante della violenza sulle cose

Entrambi i ricorrenti hanno contestato la sussistenza dell’aggravante dell’effrazione (art. 625 n. 2 c.p.). Secondo la loro tesi, la forzatura della porta non era riconducibile al loro tentativo di furto, ma a un precedente episodio criminoso avvenuto nella stessa abitazione. Si trattava, però, di una mera ipotesi difensiva non supportata da elementi concreti.

La questione della recidiva reiterata

Uno dei due imputati ha contestato l’applicazione della recidiva reiterata, sostenendo che i giudici non avessero adeguatamente considerato la sua situazione specifica.

La richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto

L’altra imputata ha invece richiesto il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), ritenendo che la condotta non fosse di particolare gravità.

L’analisi della Cassazione sul furto in abitazione

La Corte Suprema ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi, fornendo chiarimenti importanti su ciascuno dei punti sollevati.

Sulla manifesta infondatezza del motivo relativo all’effrazione

La Corte ha liquidato il primo motivo come manifestamente infondato. La difesa, infatti, si è limitata a proporre una tesi alternativa (la porta era già rotta) senza però confrontarsi con la prova valorizzata dai giudici di merito: la denuncia della persona offesa, che aveva specificamente collegato la forzatura della porta al tentativo di furto in questione. La Cassazione ha ribadito che non è suo compito rivalutare i fatti, ma solo verificare la logicità della motivazione, che in questo caso era pienamente congrua e non contraddittoria.

Sull’inammissibilità del motivo relativo alla recidiva

Anche il motivo sulla recidiva è stato giudicato inammissibile, per un duplice ordine di ragioni. In primo luogo, la censura sollevata in Cassazione era diversa da quella, peraltro generica, presentata in appello. La Corte ha ricordato il principio per cui non è possibile introdurre motivi nuovi nel giudizio di legittimità. In secondo luogo, il motivo era comunque infondato alla luce dei più recenti orientamenti giurisprudenziali.

le motivazioni della decisione

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nel rigore con cui ha applicato i principi che governano il giudizio di legittimità. I ricorsi sono stati ritenuti inammissibili perché non si confrontavano realmente con le ragioni delle sentenze di merito, ma cercavano di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti.

Per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., la Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di appello. La non concessione del beneficio era stata giustificata non da un generico riferimento alla gravità del reato, ma da una specifica valutazione delle modalità della condotta. Il coinvolgimento di un bambino nell’azione criminosa è stato considerato un elemento di particolare riprovevolezza, tale da escludere la particolare tenuità del fatto. La Corte ha inoltre precisato che non vi è alcuna contraddizione tra il negare la tenuità del fatto e concedere la sospensione condizionale della pena, poiché i due istituti si basano su valutazioni diverse: il primo sul disvalore del fatto, il secondo su una prognosi favorevole circa la futura condotta del reo.

le conclusioni

La sentenza ribadisce alcuni principi cardine del processo penale. Innanzitutto, il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. Le censure devono essere specifiche, pertinenti e devono dialogare con la motivazione della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre tesi già respinte o a formulare mere ipotesi. In secondo luogo, la valutazione della particolare tenuità del fatto deve tenere conto di tutte le modalità concrete della condotta, comprese quelle che, come il coinvolgimento di un minore, ne accentuano la negatività e il disvalore sociale.

È possibile contestare in Cassazione un’aggravante sulla base di una mera ipotesi alternativa ai fatti accertati nei gradi di merito?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non si può pretendere di dimostrare l’assenza di un elemento circostanziale (come la forzatura di una porta) basandosi su una mera ipotesi non supportata da prove. Il ricorso deve confrontarsi con le motivazioni della sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre questioni di merito.

Si può sollevare per la prima volta in Cassazione un motivo di ricorso non dedotto in appello?
No. Il ricorso per cassazione è inammissibile se propone censure diverse da quelle articolate in appello. Questioni non devolute alla cognizione del giudice di secondo grado non possono essere sollevate per la prima volta davanti alla Corte di legittimità.

Il coinvolgimento di un minore in un reato può impedire il riconoscimento della particolare tenuità del fatto?
Sì. La Corte ha ritenuto legittima la decisione di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) valorizzando le modalità dell’azione, in particolare il coinvolgimento di un infante, ritenuto un elemento particolarmente deprecabile che osta al giudizio di tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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