LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Furto con strappo: quando si configura il reato

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per furto con strappo a carico di un individuo che, fingendo di pagare una consumazione, aveva strappato il resto dalle mani del barista. La Corte ha ribadito che la violenza esercitata direttamente sulla cosa, e non sulla persona, qualifica il reato. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per il tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, e infondato riguardo alla censura sul bilanciamento delle circostanze.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto con strappo: la Cassazione chiarisce i confini del reato

Il furto con strappo è un reato che spesso genera dubbi interpretativi. Quando la violenza è diretta alla cosa e quando alla persona? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti fondamentali, analizzando un caso emblematico: la sottrazione di denaro dalle mani di un barista. Questa decisione non solo conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato, ma offre anche spunti importanti sul ruolo della Corte di Cassazione e sul bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti.

I Fatti del Caso

Un uomo è stato condannato in primo grado e in appello per il reato di furto con strappo ai sensi dell’art. 624-bis del codice penale. L’episodio si è svolto in un bar: l’imputato, dopo aver ordinato una consumazione, ha mostrato una banconota da 50 euro per pagare. Tuttavia, invece di consegnarla al barista, nel momento in cui quest’ultimo gli porgeva il resto (due banconote da 20 euro e una da 5), gliele ha strappate con violenza dalla mano, impossessandosene. L’imputato ha quindi deciso di presentare ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali: l’errata qualificazione giuridica del fatto e la violazione delle norme sul bilanciamento delle circostanze a seguito del riconoscimento di un’ulteriore attenuante.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso in parte inammissibile e in parte manifestamente infondato, confermando di fatto la condanna. I giudici di legittimità hanno respinto entrambi i motivi sollevati dalla difesa, fornendo una chiara spiegazione delle ragioni giuridiche alla base della loro decisione.

Le Motivazioni: la corretta qualificazione del furto con strappo

Il primo motivo di ricorso, relativo alla qualificazione del reato, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha sottolineato che il ricorrente non stava lamentando un errore di diritto, ma stava di fatto chiedendo una nuova e diversa ricostruzione dei fatti. Questo tipo di valutazione è riservato esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Nel merito della questione, la Cassazione ha ricordato il principio, ormai consolidato in giurisprudenza, secondo cui si configura il delitto di furto con strappo quando la violenza viene esercitata immediatamente e direttamente sulla cosa, e non sulla persona. Nel caso specifico, l’imputato non ha aggredito il barista, ma ha diretto la sua azione violenta sulle banconote che quest’ultimo teneva saldamente in pugno. L’impossessamento è avvenuto proprio attraverso l’atto di ‘strappare’ il denaro dalle mani della vittima. La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato questo aspetto, rendendo la sua motivazione congrua e immune da censure.

Le Motivazioni: il bilanciamento delle circostanze

Il secondo motivo, riguardante il mancato nuovo giudizio di bilanciamento delle circostanze, è stato ritenuto manifestamente infondato. La difesa sosteneva che, avendo la Corte d’Appello riconosciuto un’ulteriore attenuante, avrebbe dovuto ricalcolare la pena in modo più favorevole. La Cassazione ha invece chiarito che la Corte territoriale ha effettivamente compiuto un nuovo bilanciamento, considerando l’attenuante aggiuntiva come equivalente alla recidiva contestata. La Corte ha ribadito che il giudizio di bilanciamento tra aggravanti e attenuanti costituisce un potere valutativo discrezionale del giudice di merito, il cui esercizio non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è adeguata e non illogica.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce due concetti chiave del diritto penale e processuale. In primo luogo, definisce con precisione i contorni del furto con strappo, distinguendolo da altre figure di reato come la rapina: l’elemento discriminante è la direzione della violenza, che deve essere rivolta alla cosa oggetto del furto. In secondo luogo, riafferma i limiti del sindacato della Corte di Cassazione, che non può sostituirsi al giudice di merito nella ricostruzione dei fatti. La decisione conferma che un’azione repentina e violenta per sottrarre un bene tenuto in mano da una persona integra pienamente la fattispecie del furto con strappo, con le conseguenti implicazioni in termini di pena.

Quando un furto si qualifica come ‘furto con strappo’?
Un furto si qualifica come ‘furto con strappo’ quando la violenza dell’agente è rivolta immediatamente e direttamente contro la cosa che si intende sottrarre, strappandola di mano o di dosso alla persona che la detiene, e non direttamente contro la persona stessa.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. Il ricorso in Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non può riesaminare le prove o ricostruire diversamente i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme di legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Una richiesta di rivalutazione dei fatti rende il ricorso inammissibile.

Cosa accade se in appello viene riconosciuta una nuova circostanza attenuante?
La Corte d’Appello è tenuta a effettuare un nuovo ‘giudizio di bilanciamento’, ovvero a soppesare nuovamente tutte le circostanze aggravanti e attenuanti (compresa quella nuova) per determinare la pena finale. L’esito di questo bilanciamento (prevalenza, equivalenza o soccombenza delle attenuanti) è una valutazione discrezionale del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati