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Fungibilità pena: non si applica se espiata pre-reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 806/2025, ha stabilito che non è applicabile la fungibilità della pena se il periodo di detenzione che si intende detrarre è stato scontato prima della commissione del reato per cui si sta eseguendo la condanna. Questo principio vale anche in caso di reato continuato, poiché il riconoscimento della continuazione in fase esecutiva non supera il criterio temporale fissato dall’art. 657 cod. proc. pen., che richiede che la detenzione sia successiva al reato.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fungibilità della pena: quando non si può sottrarre il carcere già scontato

L’istituto della fungibilità della pena, disciplinato dall’articolo 657 del codice di procedura penale, rappresenta un principio di equità fondamentale nel nostro ordinamento, consentendo di ‘recuperare’ periodi di detenzione sofferti ingiustamente o in via cautelare. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e segue regole precise, come chiarito dalla Corte di Cassazione in una recente sentenza. Il caso in esame riguarda un condannato che, a seguito del riconoscimento del vincolo della continuazione tra due reati, chiedeva di detrarre una pena già scontata dalla nuova sanzione complessiva. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ribadendo un paletto invalicabile: il criterio temporale.

I Fatti del Caso

Un uomo, condannato con una sentenza divenuta irrevocabile nel 2022, si trovava a dover espiare una pena determinata anche in virtù del riconoscimento del reato continuato con un’altra condanna, risalente al 2002. Per quest’ultima, egli aveva già scontato una pena di 4 anni e 10 mesi di reclusione.

L’interessato si è quindi rivolto al giudice dell’esecuzione chiedendo l’applicazione della fungibilità della pena, sostenendo che la pena già espiata dovesse essere considerata ‘assorbita’ e quindi detratta da quella complessiva da scontare. La sua tesi si basava sul fatto che il reato associativo, oggetto della condanna più recente, era stato commesso in un’epoca anteriore alla detenzione subita per la sentenza del 2002.

Il giudice dell’esecuzione ha però respinto la richiesta. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione, insistendo sul fatto che il giudice avrebbe dovuto interpretare il giudicato e riconoscere la fungibilità.

La Decisione della Cassazione e la fungibilità della pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. I giudici di legittimità hanno chiarito la netta distinzione tra due concetti: la rideterminazione del trattamento sanzionatorio in sede di cognizione (con l’ ‘assorbimento’ della pena per il reato satellite in quella per il reato più grave) e il computo della pena da eseguire, che è regolato da norme specifiche.

La questione centrale, secondo la Corte, non è se la pena sia stata ‘assorbita’ nel calcolo complessivo, ma se la detenzione già sofferta possa essere considerata fungibile ai sensi dell’art. 657, comma 4, c.p.p.

Le Motivazioni: Il Principio Temporale nella fungibilità della pena

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine, ribadito da una giurisprudenza consolidata: per poter detrarre una pena espiata sine titulo o un periodo di custodia cautelare, è indispensabile che tale detenzione sia stata sofferta dopo la commissione del reato per il quale si deve espiare la pena.

Nel caso specifico, la pena di cui si chiedeva la detrazione era stata scontata prima della commissione del reato permanente oggetto della nuova condanna. L’articolo 657, comma 4, del codice di procedura penale è inequivocabile: vanno computate solo le pene espiate sine titulo dopo la commissione del reato.

La Corte ha sottolineato che il riconoscimento del vincolo della continuazione tra reati in sede esecutiva non comporta automaticamente che la differenza di pena possa essere imputata alla pena da eseguire. Questo perché il reato continuato deve essere scisso nelle singole violazioni che lo compongono ai fini della verifica dei presupposti per la fungibilità. Pertanto, se una pena è stata interamente scontata per un reato commesso in un certo momento, non può essere ‘utilizzata’ per abbattere una pena relativa a un reato commesso successivamente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia della Cassazione riafferma con forza un principio essenziale per l’applicazione della fungibilità della pena: la cronologia tra reato e detenzione è un requisito imprescindibile. Non è sufficiente che esista un legame giuridico tra i reati (come la continuazione) per rendere automaticamente fungibili le pene. La detenzione può essere ‘scontata’ da una nuova pena solo se successiva al fatto illecito che ha generato quest’ultima. Questa interpretazione rigorosa garantisce che l’istituto della fungibilità mantenga la sua natura di rimedio a una detenzione ingiusta o anticipata, senza trasformarsi in un meccanismo per annullare pene legittimamente inflitte per reati commessi in momenti diversi.

È possibile detrarre una pena già scontata da una nuova condanna se i reati sono stati uniti in ‘continuazione’?
No, non automaticamente. La Cassazione chiarisce che il riconoscimento del reato continuato non supera il requisito fondamentale dell’art. 657, comma 4, c.p.p.: la pena da detrarre deve essere stata sofferta dopo la commissione del reato per cui si deve scontare la nuova pena.

Cosa significa ‘fungibilità della pena’?
La fungibilità della pena è l’istituto che permette di sottrarre da una pena da eseguire periodi di custodia cautelare o pene espiate senza un valido titolo giuridico (sine titulo).

Qual è il criterio decisivo per applicare la fungibilità secondo questa sentenza?
Il criterio decisivo è quello temporale. La detenzione può essere considerata fungibile solo se è stata subita dopo la commissione del reato per il quale si sta eseguendo la condanna. Una pena scontata prima della commissione del nuovo reato non è detraibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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