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Fatto di lieve entità: quando è escluso dalla Cassazione

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di 84 grammi di cocaina. Viene esclusa l’ipotesi del fatto di lieve entità, poiché la quantità della sostanza e le modalità dell’attività illecita indicavano una notevole capacità di diffusione e professionalità, incompatibili con la minima offensività richiesta dalla norma.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando Quantità e Professionalità Escludono lo Sconto di Pena

La qualificazione di un reato legato agli stupefacenti come fatto di lieve entità è una questione centrale nel diritto penale, poiché comporta una notevole riduzione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce quali sono gli elementi che i giudici devono considerare per concedere o negare questa attenuante, sottolineando l’importanza di una valutazione complessiva della condotta dell’imputato. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Detenzione e Cessione di Cocaina

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto ritenuto responsabile del reato di illecita detenzione di circa 84 grammi di cocaina e della cessione di una singola dose da 0,6 grammi della stessa sostanza a un acquirente. Sia in primo grado che in appello, i giudici avevano ritenuto provata la sua colpevolezza.

La Tesi Difensiva e il Ricorso in Cassazione

L’imputato, attraverso il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la violazione di legge e il vizio di motivazione. Il punto cruciale del ricorso era il mancato riconoscimento della fattispecie attenuata del fatto di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/90). Secondo la difesa, la condotta del proprio assistito avrebbe dovuto essere inquadrata in questa ipotesi meno grave.

La Decisione della Cassazione sul fatto di lieve entità

La Corte di Cassazione ha rigettato le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, la sentenza della Corte d’Appello era sorretta da un apparato argomentativo logico e coerente, immune da vizi. I giudici di merito avevano correttamente escluso l’applicazione dell’attenuante, basando la loro decisione su una serie di elementi concreti che delineavano un quadro ben diverso da quello di una condotta di minima offensività.

Le Motivazioni: Perché Non si Tratta di un Fatto di Lieve Entità

La Suprema Corte ha confermato l’approccio della Corte d’Appello, la quale aveva effettuato una valutazione complessiva di tutti i dati probatori disponibili. Gli elementi che hanno portato ad escludere il fatto di lieve entità sono stati principalmente:

1. Il Rilevante Quantitativo: La detenzione di 84 grammi di cocaina è stata considerata una quantità significativa, non compatibile con un’attività marginale.
2. Le Modalità di Detenzione: Le circostanze in cui la sostanza è stata trovata e le modalità di gestione dell’attività illecita sono state ritenute indicative di un certo livello di organizzazione.
3. La Professionalità dell’Attività: L’insieme degli indizi ha convinto i giudici che l’attività non fosse occasionale, ma avesse carattere di professionalità.
4. La Capacità di Diffusione sul Mercato: La condotta dell’imputato è stata giudicata idonea a immettere un considerevole quantitativo di stupefacenti sul mercato, dimostrando una rilevante capacità di diffusione.

In sostanza, la Corte ha ribadito che la nozione di “minima offensività”, requisito fondamentale per il riconoscimento del fatto di lieve entità, è incompatibile con una condotta che presenta indici di professionalità e una concreta capacità di impattare il mercato degli stupefacenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un principio giurisprudenziale fondamentale: la valutazione per il riconoscimento del fatto di lieve entità non può limitarsi a un singolo aspetto (come il numero di dosi vendute o la quantità in sé), ma deve essere olistica. I giudici devono analizzare l’intera condotta, considerando la quantità, la qualità della sostanza, i mezzi utilizzati e qualsiasi altro elemento che possa indicare la portata e la natura dell’attività illecita. Se da questa analisi emerge un quadro di professionalità e una significativa capacità di diffusione, l’applicazione della norma di favore deve essere esclusa. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un reato legato agli stupefacenti può essere considerato un fatto di lieve entità?
Un reato di stupefacenti può essere considerato di lieve entità quando la condotta presenta una minima offensività. Ciò significa che, valutando complessivamente tutti gli elementi (quantità, modalità dell’azione, ecc.), l’attività illecita appare marginale e non indicativa di professionalità o di una rilevante capacità di diffusione sul mercato.

La quantità di droga detenuta è l’unico criterio per escludere il fatto di lieve entità?
No, non è l’unico criterio, ma è un elemento molto importante. La decisione si basa su una valutazione complessiva che include, oltre al quantitativo (definito “rilevante” in questo caso), anche le modalità di detenzione e altri indici che possono rivelare la professionalità e la capacità di diffusione dell’attività illecita.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. In questo specifico caso, ha portato alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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