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Fatto di lieve entità: no con arma e contesto criminale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo arrestato per possesso di cocaina e di un’arma non censita. La difesa chiedeva di riconoscere l’ipotesi del fatto di lieve entità, ma la Corte ha confermato che la valutazione non può basarsi solo sulla quantità di droga. La presenza di un’arma e il collegamento con un più ampio contesto di spaccio familiare sono elementi decisivi che escludono la minore gravità del reato.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fatto di Lieve Entità: Quando la Presenza di un’Arma Esclude lo Sconto di Pena

La qualificazione di un reato di spaccio come fatto di lieve entità rappresenta una via per ottenere una pena significativamente più bassa, ma i criteri per accedervi sono rigorosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26310 del 2024, chiarisce come la valutazione non possa limitarsi alla sola quantità di droga sequestrata. La presenza di un’arma e il contesto criminale più ampio in cui si inserisce l’indagato sono elementi decisivi che possono precludere l’applicazione di questa attenuante. Analizziamo insieme la decisione della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Droga, un’Arma e un Contesto Familiare

Il caso ha origine con l’arresto in flagranza di un soggetto trovato in possesso di 8,47 grammi di cocaina e un’arma non registrata. Il Tribunale del Riesame di Bologna aveva confermato la misura cautelare più afflittiva, rigettando la richiesta della difesa di riqualificare il reato nell’ipotesi più lieve prevista dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti.

La decisione del Tribunale non si basava solo sul ritrovamento addosso all’indagato, ma su un quadro più ampio emerso durante la perquisizione dell’abitazione. All’interno dell’immobile, condiviso con due parenti, erano stati scoperti circa 245 grammi di cocaina, bilancini di precisione e altro materiale riconducibile a un’attività di spaccio ben organizzata. Uno dei parenti risultava infatti co-indagato per detenzione illecita di stupefacenti.

La Decisione della Cassazione sul Fatto di Lieve Entità

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la piccola quantità di droga trovata addosso all’imputato e l’inverosimiglianza dell’uso di un’arma per cedere pochi grammi avrebbero dovuto portare al riconoscimento del fatto di lieve entità. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione del Tribunale del Riesame logica, coerente e corretta dal punto di vista giuridico.

Le Motivazioni: Oltre la Quantità, Conta il Contesto

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione per il riconoscimento del fatto di lieve entità deve essere complessiva e non può fondarsi su un singolo elemento, come quello quantitativo. I giudici devono considerare tutti gli indici richiamati dalla norma, tra cui le modalità della condotta e il contesto in cui si è svolta.

Nel caso specifico, sono stati valorizzati tre elementi cruciali:

1. La presenza dell’arma: Il possesso di un’arma clandestina è stato ritenuto strumentale all’attività illecita di narcotraffico, indicando un livello di pericolosità superiore.
2. Il collegamento con un ingente quantitativo: L’indagato era uscito da un immobile dove era custodita una quantità ben più rilevante di cocaina, suggerendo un suo inserimento in un’attività di spaccio più ampia.
3. Il concorso di più soggetti: L’attività si svolgeva in un contesto familiare, con il coinvolgimento di più persone, delineando un gruppo organizzato e non un’azione isolata e occasionale.

La Cassazione ha inoltre specificato che il ricorso presentato era, di fatto, un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove, un’operazione preclusa al giudice di legittimità, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare il merito dei fatti.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza l’orientamento secondo cui per qualificare un reato come fatto di lieve entità, è necessaria una disamina completa che dimostri una ridotta offensività della condotta a 360 gradi. La sola modesta quantità di stupefacente detenuta non è sufficiente se altri elementi, come il possesso di armi o l’inserimento in contesti criminali più ampi, indicano una maggiore pericolosità sociale del soggetto. La decisione serve da monito: il contesto criminale è un fattore determinante che può annullare ogni possibilità di considerare un reato di droga come ‘minore’.

Quando un reato di spaccio può essere considerato un “fatto di lieve entità”?
Secondo la sentenza, ciò avviene solo a seguito di una valutazione complessiva che tenga conto di mezzi, modalità, circostanze dell’azione, quantità e qualità della sostanza. La sola quantità non è sufficiente se altri indici depongono per una maggiore gravità della condotta.

La detenzione di un’arma insieme a della droga esclude automaticamente il “fatto di lieve entità”?
Sì, nel caso di specie la Corte ha ritenuto che la detenzione di un’arma, considerata strumentale all’attività di narcotraffico, insieme ad altri elementi come il legame con un quantitativo di droga più ingente, sia un indicatore di pericolosità che esclude la qualificazione del fatto come di lieve entità.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché la difesa non ha contestato una violazione di legge, ma ha cercato di ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati dal Tribunale del Riesame. La Corte di Cassazione ha il compito di giudicare la legittimità delle decisioni (corretta applicazione della legge), non di riesaminare il merito delle prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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