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Estinzione pena pecuniaria: quando sospendere il pagamento

La Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento che negava la sospensione di una cartella di pagamento per una pena pecuniaria a un soggetto in affidamento in prova. Il ricorso verteva sulla possibile estinzione della pena pecuniaria per indigenza al termine della misura alternativa. La Corte ha censurato la decisione del tribunale per totale mancanza di motivazione, sottolineando che il giudice deve sempre fornire una giustificazione valida e comprensibile per le sue decisioni.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Estinzione Pena Pecuniaria e Affidamento in Prova: La Cassazione Chiarisce

L’estinzione della pena pecuniaria al termine di un percorso di affidamento in prova al servizio sociale è un beneficio previsto dalla legge per chi dimostra un reale percorso di risocializzazione e versa in condizioni di difficoltà economica. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale: il giudice deve sempre motivare le proprie decisioni. Il caso analizzato riguarda proprio la richiesta di un condannato di sospendere il pagamento di una multa in attesa della conclusione della sua misura alternativa.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Richiesta di Sospensione

Un individuo, condannato per il reato di contraffazione a una pena detentiva e a una pecuniaria di 1.000,00 euro, veniva ammesso alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale. Durante l’esecuzione di tale misura, riceveva una cartella di pagamento con cui l’Agenzia delle Entrate gli intimava il pagamento della sanzione pecuniaria.
L’interessato presentava un’istanza al Tribunale di Sorveglianza per ottenere la sospensione cautelare del pagamento. La sua argomentazione si basava sull’articolo 47, comma 12, della legge sull’ordinamento penitenziario, che prevede la possibilità di estinzione della pena pecuniaria in caso di esito positivo dell’affidamento e di comprovata indigenza economica. In pratica, sosteneva che sarebbe stato ingiusto costringerlo a pagare una somma che, molto probabilmente, gli sarebbe stata abbuonata al termine del suo percorso rieducativo.
Il Presidente del Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, dichiarava la richiesta inammissibile, motivando la decisione in modo estremamente conciso, al punto da risultare illeggibile e incomprensibile.

L’importanza di una corretta istanza per l’estinzione della pena pecuniaria

Di fronte a questa decisione, il condannato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando due vizi principali. In primo luogo, l’erronea applicazione della legge: secondo il ricorrente, il giudice avrebbe dovuto considerare il suo interesse concreto e attuale a ottenere la sospensione, dato che la richiesta di pagamento era immediata. Il fatto che l’affidamento in prova non fosse ancora concluso non rendeva la sua istanza priva di fondamento.
In secondo luogo, veniva denunciato un vizio di motivazione, definita come “inesistente”, “illeggibile” e “apodittica”, ovvero priva di qualsiasi argomentazione logico-giuridica. Una motivazione non è solo un requisito formale, ma la garanzia che il cittadino possa comprendere le ragioni di una decisione e, se del caso, contestarle.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso. Gli Ermellini hanno stabilito che il Presidente del Tribunale di Sorveglianza aveva il dovere di esaminare nel merito l’istanza e di fornire una motivazione valida e comprensibile. Non è sufficiente respingere una richiesta affermando semplicemente che una condizione (la fine della prova) non si è ancora verificata, specialmente quando l’istante ha articolato motivi specifici e concreti a supporto della sua domanda.
La Corte ha sottolineato che il giudice competente a decidere sull’esito finale della misura alternativa è anche quello che deve conoscere e valutare le vicende che si verificano durante il percorso, inclusa la richiesta di sospensione del pagamento di una pena pecuniaria. La totale assenza di una motivazione valida ha reso il provvedimento illegittimo, portando al suo annullamento.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio cardine del nostro ordinamento: ogni provvedimento giurisdizionale deve essere motivato. Questa non è una mera formalità, ma un diritto del cittadino e un argine contro decisioni arbitrarie. Nel caso specifico, viene chiarito che un condannato in affidamento in prova ha il diritto di chiedere la sospensione del pagamento di una pena pecuniaria se dimostra un interesse concreto, e il giudice ha l’obbligo di valutare tale richiesta con una motivazione adeguata. La Corte ha quindi annullato il provvedimento impugnato e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Sorveglianza di Catania per una nuova valutazione.

È possibile chiedere la sospensione del pagamento di una pena pecuniaria mentre si sta scontando una misura alternativa come l’affidamento in prova?
Sì, è possibile presentare un’istanza di sospensione. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale richiesta, se basata su motivi specifici e un interesse concreto (come la ricezione di una cartella di pagamento), deve essere esaminata e decisa dal giudice con una motivazione valida.

Cosa succede se un provvedimento del giudice ha una motivazione incomprensibile o inesistente?
Un provvedimento con una motivazione illeggibile, apodittica o del tutto assente è illegittimo e può essere annullato dalla Corte di Cassazione. Il dovere di motivazione è un principio fondamentale che garantisce il diritto di difesa e la trasparenza delle decisioni giudiziarie.

L’esito positivo dell’affidamento in prova comporta automaticamente l’estinzione della pena pecuniaria?
No, non automaticamente. L’art. 47, comma 12, dell’Ordinamento Penitenziario prevede che l’esito positivo dell’affidamento estingue la pena pecuniaria, ma solo se il condannato si trova in condizioni economiche che non gli consentono di pagarla. Questa condizione di indigenza deve essere valutata dal Tribunale di Sorveglianza al termine della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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