LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esigenze cautelari: il tempo trascorso conta

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per una donna accusata di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Il motivo centrale della decisione risiede nella valutazione delle esigenze cautelari: la Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame non avesse adeguatamente motivato la persistenza della pericolosità sociale dell’indagata, dato che i fatti contestati risalivano a oltre cinque anni prima dell’applicazione della misura. Secondo la Suprema Corte, il semplice decorso del tempo impone al giudice di trovare elementi concreti e attuali che dimostrino il rischio di reiterazione del reato, non potendo basarsi solo su presunzioni. Il caso è stato rinviato al Tribunale per una nuova valutazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze cautelari: il tempo trascorso impone una motivazione concreta

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: la valutazione delle esigenze cautelari a fronte di un notevole lasso di tempo intercorso dai fatti contestati. La decisione sottolinea come il trascorrere degli anni non possa essere ignorato dal giudice, il quale ha l’onere di dimostrare con elementi specifici e attuali la persistente pericolosità dell’indagato, soprattutto in contesti di criminalità associativa.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una donna indagata per partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare un noto sodalizio criminale. Secondo l’accusa, il suo ruolo era quello di “addetta alla commercializzazione al dettaglio” della cocaina fornita dall’organizzazione. Per questi fatti, risalenti a un periodo compreso tra ottobre 2017 e marzo 2018, le era stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere.

Contro tale provvedimento, la difesa aveva proposto istanza al Tribunale del Riesame, il quale però aveva confermato la misura detentiva. L’indagata ha quindi presentato ricorso per Cassazione, lamentando, tra le altre cose, proprio la mancanza di attuali e concrete esigenze cautelari, dato che erano trascorsi oltre cinque anni dagli ultimi episodi contestati.

L’analisi delle Esigenze Cautelari da parte della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso relativi alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, confermando la solidità del quadro accusatorio costruito sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, intercettazioni e altri elementi probatori. Il fulcro della sentenza, tuttavia, risiede nell’accoglimento del motivo relativo alle esigenze cautelari.

La rilevanza del “Fattore Tempo”

I giudici di legittimità hanno stabilito che il Tribunale del Riesame ha errato nel non dare il giusto peso al considerevole tempo trascorso. Sebbene l’associazione criminale fosse ancora operativa, l’ordinanza impugnata non indicava alcun elemento concreto da cui desumere che l’indagata, a distanza di oltre cinque anni, fosse ancora inserita nelle dinamiche associative.

Questa valutazione, sottolinea la Corte, è ancora più necessaria quando all’indagato non viene contestato un ruolo di vertice o organizzativo, ma una mera partecipazione con compiti esecutivi. In questi casi, non si può presumere una stabilità del vincolo associativo a tempo indeterminato.

Distinzione tra Associazioni Dedite al Narcotraffico e Associazioni Mafiosi

La sentenza ribadisce un principio importante, distinguendo le associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/90) da quelle di stampo mafioso (art. 416-bis c.p.). Per queste ultime, la giurisprudenza ha elaborato una regola di esperienza basata sulla tendenziale stabilità del vincolo, che si presume perdurante fino a prova contraria (recesso o dissociazione). Tale regola, tuttavia, non è automaticamente applicabile alle associazioni dedite al narcotraffico, che non richiedono necessariamente gli stessi requisiti strutturali e la stessa stabilità del legame.

Di conseguenza, per giustificare le esigenze cautelari, il giudice deve basarsi su elementi di fatto specifici che dimostrino l’attualità del pericolo, non potendosi accontentare di una generica operatività del gruppo criminale.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando un vizio di motivazione nell’ordinanza del Tribunale del Riesame. Quest’ultimo, pur riconoscendo l’operatività dell’associazione, non ha fornito elementi concreti per inferire che l’indagata fosse tuttora intranea alle dinamiche associative. Il semplice fatto di aver commesso reati in passato, anche se gravi, non è sufficiente a giustificare una misura cautelare a distanza di anni, in assenza di prove che dimostrino una pericolosità attuale e concreta. Il ragionamento presuntivo non è ammesso: servono fatti specifici che colleghino l’indagata al sodalizio nel presente. L’annullamento parziale si è quindi imposto per consentire al giudice del rinvio di colmare questa lacuna motivazionale, valutando la situazione alla luce dei principi espressi dalla Cassazione.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, limitatamente al profilo delle esigenze cautelari, e ha rinviato il caso al Tribunale di Bari per un nuovo giudizio. Il Tribunale dovrà ora rivalutare la sussistenza e l’attualità della pericolosità sociale dell’indagata, tenendo conto del principio secondo cui il tempo trascorso dai fatti impone una motivazione rafforzata e basata su elementi concreti. Questa sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito a non applicare le misure cautelari in modo automatico, ma a condurre sempre una valutazione rigorosa e individualizzata dell’attualità del pericolo che tali misure sono destinate a prevenire.

Il trascorrere di molto tempo tra il reato e la misura cautelare elimina automaticamente le esigenze cautelari?
No, non le elimina automaticamente, ma impone al giudice di fornire una motivazione rafforzata, basata su elementi di fatto specifici e concreti che dimostrino l’attualità della pericolosità dell’indagato e il rischio di reiterazione del reato, senza poter fare affidamento su semplici presunzioni.

Una persona che vende droga al dettaglio può essere considerata partecipe di un’associazione criminale?
Sì. Secondo la Corte, anche un ruolo esecutivo come quello di spacciatore al dettaglio può integrare la partecipazione a un’associazione criminale, a condizione che sussista la consapevolezza di agire all’interno di una struttura più ampia e che il rapporto di fornitura sia stabile, garantendo così l’operatività del sodalizio.

Cosa significa che la Cassazione annulla un’ordinanza ‘con rinvio’ limitatamente a un profilo?
Significa che la decisione del giudice precedente viene annullata solo per la parte viziata (in questo caso, la motivazione sulle esigenze cautelari), mentre il resto rimane valido (ad esempio, la valutazione sui gravi indizi di colpevolezza). Il caso viene quindi rimandato allo stesso giudice, che dovrà decidere di nuovo solo su quel punto specifico, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati