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Disegno criminoso unitario: no tra calunnia e bancarotta

Un imprenditore, condannato per calunnia e bancarotta fraudolenta, ha richiesto il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i due reati. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. Secondo la Corte, non sussiste un disegno criminoso unitario quando i reati sono eterogenei (calunnia contro creditori e distrazione di beni societari), separati da un significativo lasso di tempo e non riconducibili a un’unica programmazione iniziale, rappresentando piuttosto un’abitualità a delinquere.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Disegno Criminoso Unitario: Quando Calunnia e Bancarotta Non Sono Legati

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7170 del 2024, torna a pronunciarsi sui confini applicativi del disegno criminoso unitario, un concetto chiave nel diritto penale per l’applicazione del più favorevole istituto della continuazione. Il caso in esame riguarda un imprenditore condannato per due reati molto diversi: la calunnia e la bancarotta fraudolenta. La Suprema Corte ha escluso che tra i due potesse sussistere un legame tale da giustificare un’unica programmazione criminale, offrendo importanti chiarimenti sui criteri di valutazione.

I Fatti del Caso: Due Reati Distinti

La vicenda processuale trae origine da due condanne separate a carico di un imprenditore.
1. La prima, per il reato di calunnia, derivava dalla falsa denuncia di smarrimento di alcuni assegni che l’imprenditore aveva in realtà consegnato a dei creditori per il pagamento di merci. In questo modo, accusava ingiustamente i legittimi prenditori degli assegni.
2. La seconda condanna, successiva, riguardava il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione e preferenziale, emersa a seguito del fallimento della sua società.

L’imprenditore, tramite il suo legale, aveva chiesto al giudice dell’esecuzione di riconoscere che entrambi i reati fossero stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso unitario, al fine di ottenere il trattamento sanzionatorio più favorevole previsto dall’articolo 81 del codice penale.

La Tesi Difensiva e la Decisione dei Giudici di Merito

Secondo la difesa, il piano dell’imprenditore era unico: distrarre beni e liquidità dalla società per danneggiare i creditori e poter poi chiudere l’azienda. La calunnia, in questa prospettiva, sarebbe stata uno strumento per non onorare i debiti verso uno specifico creditore, rientrando in questo più ampio progetto fraudolento.

Tuttavia, sia il Giudice dell’Esecuzione prima, sia la Corte di Cassazione poi, hanno respinto questa ricostruzione. Il giudice di merito aveva già sottolineato come i reati fossero del tutto eterogenei, commessi a distanza di anni e non riconducibili a un piano unitario, bensì a “modalità genericamente irrispettose della legge”.

Le Motivazioni della Cassazione sul Disegno Criminoso Unitario

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del tribunale, ritenendola congruamente motivata e priva di vizi logici. Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su tre pilastri fondamentali.

1. Eterogeneità dei Reati: I giudici hanno evidenziato la profonda differenza tra la calunnia e la bancarotta fraudolenta. La prima è un reato contro l’amministrazione della giustizia che lede l’onore di una persona innocente; la seconda è un reato contro il patrimonio che lede gli interessi dei creditori nel contesto di un’insolvenza. L’unico, flebile punto di contatto – il danno ai creditori – è stato ritenuto troppo generico per fondare un piano unitario.

2. Censura Cronologica: La Corte ha valorizzato la “significativa cesura cronologica” tra le condotte. Un lasso di tempo considerevole tra la commissione dei reati è un forte indicatore dell’assenza di un’unica programmazione iniziale. Un vero disegno criminoso unitario presuppone una pianificazione che abbracci tutte le condotte illecite sin dall’origine.

3. Abitualità Criminosa vs. Disegno Unitario: La Cassazione ha inquadrato il comportamento dell’imprenditore non come l’esecuzione di un piano preordinato, ma come espressione di “abitualità criminosa” e di “scelte di vita ispirate alla consumazione di illeciti”. In altre parole, non un singolo progetto, ma una generale propensione a violare la legge nell’esercizio dell’attività imprenditoriale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia ribadisce con forza che il riconoscimento della continuazione tra reati non è automatico e richiede una prova rigorosa dell’esistenza di un disegno criminoso unitario. Per poter beneficiare di questo istituto, non è sufficiente che i reati siano stati commessi dallo stesso soggetto o che abbiano un generico obiettivo di profitto. È necessario dimostrare che, sin dal primo reato, vi fosse una rappresentazione e una deliberazione unitaria di tutte le successive violazioni di legge.

La sentenza distingue nettamente tra chi pianifica una sequenza di crimini per un unico fine e chi, invece, manifesta una tendenza a delinquere. Questa distinzione è cruciale e conferma che l’accertamento dell’unicità del disegno criminoso è una valutazione di fatto, riservata al giudice di merito e sindacabile in Cassazione solo per vizi di motivazione evidenti, che in questo caso non sono stati riscontrati.

È possibile riconoscere la continuazione tra il reato di calunnia e quello di bancarotta fraudolenta?
Secondo la sentenza, è molto difficile se i reati sono considerati eterogenei (di natura diversa), commessi a significativa distanza di tempo e non è provato che facessero parte di un unico piano criminoso concepito sin dall’inizio. La semplice commissione di più reati non basta.

Quali sono i criteri principali per escludere un disegno criminoso unitario?
I criteri principali evidenziati dalla Corte sono: la notevole distanza temporale tra i fatti, la completa diversità (eterogeneità) dei reati commessi e l’assenza di elementi che dimostrino una programmazione iniziale di tutte le condotte illecite. In questi casi, si può parlare più di abitualità a delinquere che di un piano unitario.

La Corte di Cassazione può decidere se esiste o meno un disegno criminoso unitario?
No, la valutazione sull’esistenza di un disegno criminoso unitario è una questione di fatto che spetta al giudice di merito (come il Tribunale). La Corte di Cassazione può solo controllare che la decisione di quel giudice sia basata su una motivazione logica e completa, senza poterla sostituire con la propria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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