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Diritto di difesa intercettazioni: oneri difensivi

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato per estorsione aggravata, lamentando la violazione del diritto di difesa per il mancato accesso agli audio delle intercettazioni. La Corte ha chiarito che spetta al difensore un’istanza tempestiva e specifica per l’ascolto, non potendosi addebitare alla Procura l’inerzia difensiva. Confermato il pericolo di recidiva basato sulla gravità dei fatti, giustificando la custodia in carcere.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa Intercettazioni: Quando l’Inerzia Costa Cara

Il diritto di difesa intercettazioni è un pilastro del giusto processo, ma il suo esercizio non è privo di oneri. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5456/2024) chiarisce i confini di questo diritto, sottolineando come l’inerzia del difensore possa precludere la possibilità di lamentare una violazione. Il caso riguardava un indagato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile proprio a causa della mancata attivazione della difesa nei tempi e modi corretti per l’accesso agli audio delle registrazioni.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva arrestato in flagranza di reato e sottoposto a misura cautelare in carcere con l’accusa di concorso in estorsione, aggravata dall’impiego del metodo mafioso. La difesa presentava ricorso al Tribunale del Riesame, lamentando principalmente due aspetti:
1. La mancata messa a disposizione dei file audio delle intercettazioni telefoniche da parte del pubblico ministero, fatto che avrebbe compromesso il diritto di difesa impedendo una verifica della corrispondenza tra le trascrizioni sommarie (i cosiddetti ‘brogliacci’) e il contenuto effettivo delle conversazioni.
2. L’insussistenza delle esigenze cautelari che giustificavano la detenzione in carcere e la mancata applicazione di una misura meno afflittiva.

Il Tribunale del Riesame confermava l’ordinanza del GIP, spingendo la difesa a ricorrere per Cassazione.

La Violazione del Diritto di Difesa Intercettazioni: l’Analisi della Corte

Il motivo di ricorso più rilevante riguardava la presunta lesione del diritto di difesa intercettazioni. La difesa sosteneva che il ritardo nella messa a disposizione dei file audio fosse imputabile a un’omissione del pubblico ministero.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, qualificandola come manifestamente infondata. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: è onere del difensore presentare una richiesta tempestiva e specifica per accedere agli esiti delle captazioni. La richiesta deve essere formulata in modo da evidenziare le ragioni di urgenza e indicare precisamente i file di cui si chiede l’ascolto o la copia.

L’Onere della Prova a Carico della Difesa

Nel caso di specie, era emerso che il pubblico ministero aveva avvisato i difensori della possibilità di esaminare gli atti e ascoltare le registrazioni. Nonostante ciò, non risultava che la difesa avesse avanzato una richiesta formale e specifica in tal senso. Il ritardo lamentato, dunque, non era attribuibile a un’omissione dell’accusa, ma a una ‘inerzia del difensore’.

La Corte ha specificato che l’omesso deposito del ‘brogliaccio’ o dei file audio non è sanzionato con la nullità o l’inutilizzabilità. È sufficiente che la Procura trasmetta una documentazione, anche sommaria, che dia conto del contenuto delle conversazioni. Spetta poi alla difesa, dopo aver ascoltato privatamente i file, indicare specifiche difformità rispetto a quanto riportato negli atti. Cosa che, in questa vicenda, non è avvenuta.

Le Esigenze Cautelari e la Gravità del Reato

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo all’insussistenza delle esigenze cautelari, è stato respinto. La Corte ha ricordato che la pericolosità dell’indagato e il concreto pericolo di reiterazione dei reati possono essere desunti dalle specifiche modalità e dalla gravità dei fatti contestati.

La Valutazione del Pericolo di Recidiva

La valutazione della personalità dell’indagato non può basarsi solo sulla gravità astratta del titolo di reato, ma deve considerare elementi concreti e sintomatici della sua pericolosità. Nel caso specifico, il Tribunale del Riesame aveva fondato la sua decisione sulla concretezza dei fatti, sulle modalità dell’azione criminosa e sulle circostanze, ritenendo in modo coerente e logico che solo la detenzione carceraria fosse una misura idonea a fronteggiare il rischio di recidiva.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione di inammissibilità sulla base di due principi cardine. Primo, il diritto di difesa, pur essendo inviolabile, richiede un comportamento attivo e diligente da parte del difensore. Non si può invocare una violazione di tale diritto se si è rimasti inerti di fronte alla possibilità, offerta dall’ordinamento, di accedere agli atti. La mancata presentazione di una richiesta tempestiva e specifica per l’ascolto delle intercettazioni sposta la responsabilità del mancato accesso dall’accusa alla difesa stessa. Secondo, la valutazione delle esigenze cautelari deve essere ancorata a elementi concreti. La gravità del fatto, le modalità della condotta e le circostanze specifiche sono indicatori validi per formulare una prognosi di pericolosità sociale, giustificando l’applicazione della misura più severa quando le altre appaiano inadeguate a contenere il rischio di reiterazione del reato.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 5456/2024 rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro: l’esercizio effettivo del diritto di difesa intercettazioni presuppone un ruolo proattivo della difesa. Non basta lamentare genericamente il mancato accesso agli atti; è necessario dimostrare di aver intrapreso tutte le azioni procedurali per ottenerlo. La pronuncia conferma inoltre che la pericolosità sociale, ai fini cautelari, si valuta sulla base della concretezza della condotta criminale, confermando la legittimità della custodia in carcere per reati di particolare allarme sociale, come l’estorsione aggravata dal metodo mafioso, quando supportata da una motivazione logica e aderente ai fatti.

Quando il mancato accesso agli audio delle intercettazioni viola il diritto di difesa?
Secondo la sentenza, non si ha una violazione del diritto di difesa se il mancato accesso è dovuto a un’inerzia del difensore. La violazione sussiste se, a fronte di una richiesta tempestiva e specifica da parte della difesa, il pubblico ministero omette ingiustificatamente di provvedere.

A chi spetta l’onere di richiedere l’ascolto delle registrazioni nel procedimento di riesame?
L’onere spetta al difensore. Egli deve presentare una richiesta tempestiva e specifica, indicando le ragioni d’urgenza e i file di interesse, per consentire al pubblico ministero di provvedere e al giudice di valutare.

Come viene valutato il pericolo di reiterazione del reato ai fini della custodia cautelare?
Il pericolo concreto di reiterazione del reato viene desunto non dalla gravità astratta del reato, ma da elementi concreti come le specifiche modalità della condotta, la gravità dei fatti, le circostanze e altri elementi sintomatici della personalità dell’indagato, come stabilito dall’art. 133 c.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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