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Continuazione tra reati: quando va richiesta per gruppi?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. La Corte ha chiarito che, se si intende far valere la continuazione solo per specifici gruppi di reati omogenei, è necessario formulare una domanda precisa sin dall’inizio nel giudizio di esecuzione. Non è possibile presentare una richiesta generica per tutti i reati e poi, solo in sede di ricorso, specificare di volerla per alcuni sottogruppi. La decisione sottolinea l’importanza della specificità e della completezza dell’istanza iniziale.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: L’Importanza di una Richiesta Specifica sin dall’Inizio

L’istituto della continuazione tra reati, previsto dall’articolo 671 del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento fondamentale per mitigare il trattamento sanzionatorio di chi ha commesso più violazioni della legge penale in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda che la sua applicazione è subordinata a precise regole procedurali. Vediamo come la Corte ha affrontato il caso di una richiesta generica, chiarendo quando e come deve essere specificata un’eventuale continuazione parziale.

I Fatti del Caso: Una Serie di Condanne

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato con sette sentenze diverse per una pluralità di reati commessi in un arco temporale di circa cinque anni, dal 2015 al 2020. I crimini erano di varia natura, tra cui furto, porto d’armi, rapina, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, e sono stati perpetrati in diverse località e spesso con la partecipazione di complici differenti. Di fronte a questo quadro, il condannato ha presentato un’istanza al Giudice dell’esecuzione per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra tutti i reati giudicati.

La Richiesta di Continuazione tra Reati e il Rigetto Iniziale

Il Giudice dell’esecuzione ha respinto la richiesta. La motivazione del rigetto si basava su elementi oggettivi: i reati erano disomogenei, commessi in un lasso di tempo molto esteso, in luoghi diversi e con correi differenti. Secondo il giudice, questa eterogeneità rendeva implausibile l’esistenza di un unico e preordinato disegno criminoso che potesse legare il primo reato a tutti quelli commessi nei cinque anni successivi. L’istanza del condannato, infatti, mirava a unire in continuazione l’intera serie di condotte, senza distinzioni.

L’Argomento del Ricorrente in Cassazione

In disaccordo con la decisione, il condannato ha proposto ricorso per cassazione, introducendo un nuovo argomento. Il difensore ha sostenuto che il giudice avrebbe dovuto, quantomeno, valutare la possibilità di riconoscere la continuazione tra reati per specifici gruppi di crimini. In particolare, si faceva riferimento ai delitti omogenei, come i furti ai danni di istituti di credito realizzati con esplosivi, che erano oggetto di alcune delle sentenze. Secondo la difesa, questi episodi, per le modalità esecutive e la natura del reato, avrebbero potuto essere considerati parte di un disegno criminoso parziale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Giudice dell’esecuzione. Il punto centrale della motivazione risiede in un principio procedurale di fondamentale importanza. La Corte ha osservato che l’istanza originaria presentata dal condannato era formulata in modo generico, chiedendo la continuazione per la totalità dei reati, sulla base di una presunta unitarietà del contesto criminale. In quella sede, non era stata avanzata alcuna richiesta, neppure in subordine, di valutare la continuazione per specifici sottogruppi di reati.

Secondo la giurisprudenza consolidata, citata dalla stessa Corte, il giudice ha l’onere di verificare l’esistenza di una continuazione parziale (per gruppi di reati) solo se l’interessato, con la sua domanda, fornisce elementi sufficienti per far emergere tale evenienza. In altre parole, è compito del richiedente definire il thema decidendum, cioè l’oggetto della decisione, specificando se la richiesta di continuazione è totale o se, in alternativa, riguarda solo alcuni reati. Prospettare la questione dei ‘gruppi’ di reati per la prima volta in Cassazione costituisce una domanda nuova, non ammissibile in quella sede.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cruciale per chi agisce in sede esecutiva: la chiarezza e la completezza della domanda sono essenziali. Non si può pretendere che il giudice esplori d’ufficio tutte le possibili combinazioni di continuazione parziale se la richiesta iniziale è volta a dimostrare un unico disegno criminoso per tutti i reati. La decisione insegna che la strategia difensiva deve essere delineata con precisione fin dal primo grado del giudizio di esecuzione. Se si ritiene che esista una continuazione tra reati solo per alcuni episodi, è fondamentale allegare gli elementi a sostegno di tale tesi e formulare una domanda specifica in tal senso, eventualmente in via subordinata rispetto a una richiesta più ampia.

È possibile chiedere la continuazione solo per alcuni reati e non per tutti quelli per cui si è stati condannati?
Sì, è possibile. Tuttavia, la sentenza chiarisce che tale richiesta deve essere formulata specificamente nell’istanza presentata al giudice dell’esecuzione, enucleando i gruppi di reato per cui si chiede il riconoscimento del medesimo disegno criminoso e fornendo gli indici rivelatori.

Cosa succede se la richiesta di continuazione per gruppi di reati viene avanzata per la prima volta in Cassazione?
La richiesta viene considerata inammissibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile ampliare il thema decidendum in sede di legittimità. La questione doveva essere sollevata nell’istanza introduttiva davanti al giudice dell’esecuzione.

Quali fattori oggettivi possono portare un giudice a negare l’esistenza di un unico disegno criminoso?
Il giudice può negare la continuazione valutando elementi come la disomogeneità dei reati, un esteso arco temporale tra le commissioni, la diversità dei luoghi in cui i reati sono stati commessi e la partecipazione di complici differenti in ciascun episodio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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