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Consumo di gruppo: quando diventa cessione di droga?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per cessione di stupefacenti. La sentenza chiarisce che non si può parlare di consumo di gruppo, ma di reato, quando manca un accordo preventivo e un contributo economico da parte di tutti i consumatori. L’acquisto di droga per un’altra persona, anche se a titolo gratuito e amichevole, configura il reato di cessione illecita. La Corte ha inoltre escluso la particolare tenuità del fatto a causa delle modalità della condotta.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Consumo di Gruppo o Cessione di Droga? La Cassazione Fissa i Paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione torna a fare luce su una questione delicata e frequente nelle aule di tribunale: la differenza tra il consumo di gruppo di sostanze stupefacenti, che costituisce un illecito amministrativo, e la cessione illecita, che è un reato. La Corte, con la sentenza n. 3077/2025, ha stabilito che offrire droga a un amico, anche gratuitamente, configura il reato di spaccio se non sussistono precise condizioni per qualificare il fatto come un semplice consumo condiviso. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: L’Acquisto di Eroina e l’Accusa di Spaccio

Il caso riguarda un giovane condannato in primo e secondo grado per aver ceduto eroina a una conoscente. La Corte d’Appello aveva confermato la sua responsabilità penale per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti, pur riducendo la pena e concedendo la sospensione condizionale.

Secondo la ricostruzione, l’imputato aveva acquistato la sostanza stupefacente con denaro proprio, ottenuto poco prima dal padre, e l’aveva poi consegnata alla donna, arrivando persino a iniettargliela, poiché lei non era in grado di farlo da sola. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che si trattasse di un episodio di consumo comune tra amici e non di spaccio.

Le Doglianze della Difesa

Il ricorso si basava su tre motivi principali:
1. Errata qualificazione del fatto: La difesa sosteneva che i giudici avessero sbagliato a considerare l’episodio una cessione illecita, mentre si sarebbe trattato di un caso di consumo di gruppo.
2. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: Si contestava la decisione di non applicare la causa di non punibilità ex art. 131-bis c.p., data la natura amichevole del gesto e il consenso della persona che ha ricevuto la sostanza.
3. Pena eccessiva: Si lamentava che la pena applicata fosse sproporzionata, corrispondendo al doppio del minimo edittale.

L’Analisi della Cassazione sul consumo di gruppo

La Corte di Cassazione ha respinto il primo motivo, ribadendo i criteri rigorosi, già fissati dalle Sezioni Unite, per poter parlare di consumo di gruppo come illecito solo amministrativo. Affinché ciò avvenga, devono ricorrere simultaneamente diverse condizioni:
* L’acquirente deve essere uno degli assuntori.
* L’acquisto deve essere effettuato, fin dall’inizio, per conto di un gruppo di persone.
* L’identità dei mandanti (gli altri consumatori) deve essere certa e manifesta.
* Tutti i partecipanti devono contribuire finanziariamente all’acquisto.

Nel caso specifico, i giudici hanno evidenziato che mancava un previo accordo tra l’imputato e la conoscente per acquistare e condividere la spesa. Al contrario, l’uomo aveva agito di sua iniziativa, usando soldi propri per comprare la droga e poi offrirla alla donna. Questa dinamica, secondo la Corte, integra a tutti gli effetti una cessione, seppur gratuita, e non un acquisto congiunto per un consumo condiviso.

La Valutazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La Cassazione ha ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello, che aveva negato la particolare tenuità del fatto non solo per la natura della sostanza (eroina), ma soprattutto per le modalità della condotta. Il fatto che l’imputato avesse materialmente iniettato la droga alla donna, rendendole così possibile la fruizione dello stupefacente che altrimenti non avrebbe potuto assumere, è stato considerato un elemento di particolare disvalore, tale da escludere la minima offensività richiesta dalla norma.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha chiarito che la decisione dei giudici di merito di escludere la particolare tenuità del fatto era basata su un esercizio non irragionevole del loro potere discrezionale. La motivazione fornita, incentrata sulla specifica modalità dell’azione (l’iniezione diretta), è stata considerata sufficiente e logicamente valida per giustificare il mancato riconoscimento del beneficio.

Infine, riguardo all’entità della pena, la Cassazione ha precisato che non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata quando la pena irrogata si colloca al di sotto della media edittale (calcolata come punto medio tra il minimo e il massimo previsto dalla legge). Nel caso di specie, la pena base di un anno di reclusione, sebbene doppia del minimo, era comunque ampiamente inferiore a tale media, e la volontà dei giudici di sanzionare il fatto con una pena superiore al minimo era chiaramente desumibile dalla lettura complessiva della sentenza.

Le conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale: la linea di demarcazione tra consumo di gruppo e cessione illecita è netta e si basa su criteri oggettivi come l’accordo preventivo e la partecipazione economica di tutti. L’atto di acquistare droga per un’altra persona, anche se mosso da amicizia e senza scopo di lucro, costituisce un reato. La sentenza sottolinea inoltre che le modalità concrete dell’azione sono decisive per valutare la gravità del fatto, potendo precludere l’applicazione di benefici come la particolare tenuità, anche in contesti apparentemente non legati allo spaccio professionale.

Quando il consumo di gruppo di stupefacenti diventa un reato di cessione?
Diventa reato di cessione quando non sussistono le condizioni per qualificarlo come illecito amministrativo, ovvero quando manca un accordo preventivo tra tutti i consumatori, un mandato certo all’acquisto a uno di loro e un contributo finanziario di tutti i partecipanti. L’acquisto fatto da una persona con soldi propri per poi offrire la sostanza ad altri è considerato cessione.

Perché in questo caso non è stata riconosciuta la particolare tenuità del fatto?
La particolare tenuità del fatto è stata esclusa a causa delle specifiche modalità della condotta. I giudici hanno ritenuto di particolare gravità il fatto che l’imputato avesse iniettato direttamente l’eroina alla conoscente, rendendole così possibile l’assunzione della sostanza, un’azione che va oltre la semplice condivisione.

Il giudice deve sempre motivare in modo dettagliato una pena superiore al minimo?
No. Secondo la Cassazione, non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata quando la pena inflitta, pur essendo superiore al minimo, rimane comunque al di sotto della “media edittale” (il punto intermedio tra il minimo e il massimo previsto dalla legge per quel reato).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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