LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Confisca denaro stupefacenti: i limiti della Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello limitatamente alla confisca di una ingente somma di denaro trovata in possesso di un soggetto condannato per detenzione e spaccio di stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che la confisca denaro stupefacenti è legittima solo per le somme che costituiscono il provento diretto e provato dei singoli episodi di cessione contestati, non potendosi presumere che l’intera somma derivi dall’attività illecita. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo esame sul punto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Denaro Stupefacenti: Quando è Legittima? La Cassazione Fissa i Paletti

La questione della confisca denaro stupefacenti è un tema centrale nel diritto penale, poiché bilancia la necessità di colpire i patrimoni illeciti con la garanzia che la misura sia applicata solo quando strettamente collegata al reato. Con la sentenza n. 23656 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire i limiti di tale provvedimento, stabilendo un principio fondamentale: non tutto il denaro trovato in possesso di chi detiene o spaccia droga può essere automaticamente confiscato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale e della Corte di Appello di Firenze per diversi reati legati agli stupefacenti. In particolare, gli venivano contestati la detenzione di sostanze presso la propria abitazione, un singolo atto di cessione e un’attività continuativa di spaccio verso lo stesso cliente per circa un anno. Oltre alla pena detentiva e pecuniaria, i giudici di merito avevano disposto la confisca di una cospicua somma di denaro, oltre 31.000 euro, rinvenuta nella disponibilità dell’imputato, ritenendola interamente profitto dell’attività di spaccio.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della confisca denaro stupefacenti

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni. Se da un lato le doglianze sulla quantificazione della pena e sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche sono state respinte perché generiche, il motivo di ricorso relativo alla confisca ha colto nel segno. La difesa ha sostenuto che la confisca dell’intera somma fosse illegittima, in quanto il giudice non aveva fornito una motivazione adeguata a dimostrare che tutto quel denaro fosse il provento specifico dei reati contestati. Si evidenziava una distinzione cruciale tra il reato di detenzione e quello di cessione, con regole diverse in materia di confisca.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo di ricorso sulla confisca, annullando su questo punto la sentenza impugnata. Il ragionamento della Corte si basa su una netta distinzione giuridica:

1. Confisca per il reato di detenzione di stupefacenti: Per la semplice detenzione a fini di spaccio (qualificata ai sensi dell’art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90), la confisca del denaro è possibile solo se sussiste un “nesso di pertinenzialità” tra il denaro e l’attività illecita contestata. La Corte chiarisce che il denaro trovato in possesso dell’imputato non può essere considerato “strumento”, “prodotto”, “profitto” o “prezzo” del reato di detenzione. Pertanto, in questo caso, la confisca non è consentita ai sensi dell’art. 240 del codice penale.

2. Confisca per il reato di cessione (spaccio): Diversamente, per gli atti di cessione, è applicabile la confisca diretta prevista dall’art. 240 c.p. Tuttavia, questa può riguardare esclusivamente le somme che costituiscono il “prezzo”, il “prodotto” o il “profitto” degli specifici episodi di spaccio per i quali è intervenuta la condanna. Il giudice non può presumere che tutto il denaro rinvenuto, anche se ingente, derivi da quell’attività, ma deve provare il collegamento diretto.

L’errore dei giudici di merito, secondo la Cassazione, è stato quello di non aver distinto le due ipotesi e di aver confiscato l’intera somma senza accertare quale parte di essa fosse direttamente riconducibile agli atti di cessione provati nel processo.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente alla statuizione sulla confisca e ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte di Appello di Firenze. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il punto e determinare, sulla base delle prove, quale sia l’esatto profitto economico derivante dagli specifici atti di cessione contestati e, di conseguenza, quale sia la somma suscettibile di confisca diretta ai sensi dell’art. 240 c.p. La parte della sentenza relativa alla responsabilità penale dell’imputato è invece diventata irrevocabile.

Questa pronuncia ribadisce un importante principio di garanzia: la confisca denaro stupefacenti non può essere una misura automatica e indiscriminata. È onere dell’accusa e dovere del giudice dimostrare in modo puntuale il nesso di causalità tra il denaro sequestrato e i singoli reati per i quali si procede, evitando presunzioni e garantendo che il provvedimento ablatorio sia circoscritto solo al profitto effettivamente illecito.

Il denaro trovato in casa di una persona accusata di spaccio può essere sempre interamente confiscato?
No. Secondo la sentenza, può essere confiscata solo la parte di denaro per cui si dimostra un nesso diretto con gli specifici episodi di cessione di stupefacenti per i quali è stata pronunciata la condanna. Non è sufficiente una presunzione generale che l’intera somma derivi da attività illecita.

Che differenza c’è, ai fini della confisca, tra il reato di detenzione e quello di cessione di stupefacenti?
Per il reato di mera detenzione di stupefacenti (inquadrato come fatto di lieve entità), la confisca del denaro trovato in possesso dell’imputato non è generalmente consentita, in quanto non considerato strumento o profitto del reato di detenzione. Per il reato di cessione (spaccio), invece, è possibile la confisca diretta del denaro, ma limitatamente a quanto costituisce il prezzo, il prodotto o il profitto di quella specifica attività di vendita.

Cosa significa che la sentenza è stata annullata con rinvio limitatamente alla confisca?
Significa che la Corte di Cassazione ha cancellato solo la parte della decisione che riguardava la confisca del denaro. La condanna per i reati di droga è diventata definitiva. Il caso ritorna alla Corte di Appello, la quale dovrà emettere una nuova decisione solo su quel punto specifico (l’importo da confiscare), attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati