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Competenza territoriale stupefacenti: decide il sequestro

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per traffico internazionale di stupefacenti, il quale contestava la competenza territoriale del tribunale. Secondo la difesa, la competenza spettava al giudice del luogo di primo ingresso della droga in Italia. La Suprema Corte ha invece confermato il principio secondo cui, in caso di incertezza sul luogo di inizio della consumazione del reato, la competenza territoriale si radica nel luogo dove avviene l’accertamento del reato, ovvero il sequestro della sostanza. La sentenza ha inoltre ribadito i limiti del sindacato di legittimità sulla valutazione dei gravi indizi di colpevolezza in fase cautelare.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Competenza territoriale stupefacenti: decide il luogo del sequestro

In materia di reati legati agli stupefacenti, la determinazione del giudice competente a giudicare può diventare una questione complessa, specialmente nei casi di traffico internazionale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per risolvere tali questioni, focalizzando l’attenzione sul criterio della competenza territoriale stupefacenti. La pronuncia chiarisce che, qualora non sia possibile individuare con certezza il luogo di primo ingresso della sostanza in Italia, la competenza si radica presso il giudice del luogo in cui il reato è stato accertato, ovvero dove è avvenuto il sequestro. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Carico di Droga dalla Spagna all’Italia

Il caso trae origine dall’arresto in flagranza di un corriere fermato alla guida di un mezzo pesante nel comune di Caivano (NA). All’interno del veicolo, occultati nel rimorchio, venivano rinvenuti oltre 51 kg di cocaina. Le indagini successive, basate sull’analisi del telefono cellulare sequestrato al trasportatore e su attività di intercettazione, permettevano di ricostruire una più ampia rete criminale.

Emergeva il ruolo di un intermediario, il ricorrente, che avrebbe agito da collegamento tra il committente dell’importazione e il corriere, fornendo a quest’ultimo indicazioni logistiche. Secondo la ricostruzione accusatoria, la droga, proveniente dalla Spagna, sarebbe entrata nel territorio italiano attraverso la frontiera di Ventimiglia per poi proseguire il viaggio fino alla destinazione finale in Campania.

Sulla base di questi elementi, il Giudice per le Indagini Preliminari applicava al ricorrente la misura cautelare degli arresti domiciliari, provvedimento confermato anche dal Tribunale del Riesame.

Il Ricorso in Cassazione: Competenza Territoriale e Gravità Indiziaria

La difesa dell’indagato proponeva ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali.

Il primo motivo riguardava proprio la competenza territoriale stupefacenti. Secondo il ricorrente, il giudice competente non era quello di Napoli Nord (nel cui circondario si trova Caivano), bensì quello di Imperia, poiché il reato si era consumato con il primo ingresso della droga nel territorio italiano a Ventimiglia. La difesa sosteneva che il successivo trasporto fosse una condotta irrilevante ai fini della determinazione della competenza, essendo il momento consumativo già avvenuto.

Con il secondo motivo, si contestava la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, ritenendo la motivazione del Tribunale del Riesame illogica e in contrasto con le risultanze investigative.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente.

La Regola sulla Competenza Territoriale Stupefacenti

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato in giurisprudenza. Il reato di traffico di stupefacenti è un reato a fattispecie alternative, il che significa che diverse condotte (acquisto, detenzione, trasporto, importazione) costituiscono un unico delitto. Ai fini della competenza, si deve guardare all’ultimo luogo in cui è stata accertata una frazione dell’azione criminosa.

La Corte ha specificato che, sebbene in linea di principio per l’importazione la competenza sia del giudice del luogo di primo ingresso nel territorio nazionale, questa regola si applica solo quando tale luogo è noto con certezza. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano congruamente motivato che non vi era certezza sul punto di ingresso, ma solo sul fatto che la droga fosse stata trasportata dall’estero fino a Caivano. In assenza di una prova certa sul luogo di inizio della consumazione, si applica il criterio residuale dell’art. 9 cod. proc. pen., che radica la competenza nel luogo dell’accertamento, cioè Caivano. Pertanto, la competenza del Tribunale di Napoli Nord è stata correttamente affermata.

I Limiti del Giudizio di Legittimità sulla Gravità Indiziaria

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di una terza istanza di merito. Non può riesaminare i fatti o fornire una diversa valutazione degli elementi probatori. Il suo compito si limita a verificare che la motivazione del provvedimento impugnato sia logica, coerente e non viziata da palesi errori di diritto. Nel caso esaminato, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione ampia e dettagliata, basata su una pluralità di elementi (analisi di chat e telefonate, video di sorveglianza, intercettazioni), che convergevano nell’indicare il coinvolgimento del ricorrente.

La Corte ha sottolineato che, in fase cautelare, non è richiesta una prova della colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio, ma è sufficiente un giudizio di qualificata probabilità basato su gravi indizi di colpevolezza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica per la competenza territoriale stupefacenti. Stabilisce un criterio chiaro e pragmatico: in caso di dubbi o incertezze sul punto esatto di ingresso della droga in Italia, la competenza si sposta sul luogo dove le forze dell’ordine intervengono e accertano il reato. Questa soluzione evita complesse e talvolta impossibili ricostruzioni del tragitto della sostanza, garantendo una più celere ed efficace determinazione del giudice naturale del procedimento. Inoltre, la sentenza riafferma la netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità, circoscrivendo il controllo della Cassazione alla sola coerenza logico-giuridica della motivazione, senza entrare nel vivo della valutazione delle prove, che spetta unicamente ai giudici delle fasi precedenti.

Come si determina la competenza territoriale per i reati di traffico di stupefacenti?
Di regola, la competenza è determinata dal luogo in cui il reato si è consumato. In caso di importazione, coincide con il luogo del primo ingresso nel territorio nazionale. Tuttavia, questa regola vale solo se tale luogo è accertato con sicurezza.

Cosa succede se il luogo di ingresso della droga in Italia non è noto con certezza?
Se il luogo di inizio della consumazione del reato (ad esempio, il punto esatto di ingresso in Italia) non è individuabile con certezza, la competenza territoriale si radica presso il giudice dell’ultimo luogo in cui è avvenuta una parte dell’azione o dell’omissione, che spesso coincide con il luogo dell’accertamento del reato (es. il sequestro della sostanza).

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e gli indizi in un ricorso contro una misura cautelare?
No. La Corte di Cassazione, in sede di legittimità, non può effettuare una nuova valutazione degli elementi di prova o ricostruire diversamente i fatti. Il suo compito è verificare che la motivazione del giudice precedente sia logica, non contraddittoria e rispettosa delle norme di legge, senza entrare nel merito della persuasività degli indizi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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