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Bancarotta fraudolenta: rimborso soci è distrazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta a carico dell’amministratore di una società fallita. La Corte ha stabilito che la restituzione di un finanziamento erogato dal socio stesso, in violazione delle norme sulla postergazione, costituisce un’ipotesi di distrazione di attivi e non di bancarotta preferenziale, poiché il credito del socio non era esigibile.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta: il rimborso del finanziamento soci è distrazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22339 del 2025, affronta un tema cruciale per amministratori e soci di società in crisi, chiarendo la differenza tra bancarotta fraudolenta distrattiva e bancarotta preferenziale. Il caso riguarda un amministratore che si era rimborsato un proprio finanziamento prima del fallimento, una condotta che la Corte ha qualificato come una vera e propria sottrazione di risorse ai danni dei creditori.

I Fatti del Caso

L’amministratore di una società a responsabilità limitata, successivamente dichiarata fallita, veniva condannato in primo e secondo grado per i reati di bancarotta fraudolenta documentale e distrattiva. La contestazione principale riguardava un prelievo dalle casse sociali che, secondo la difesa, costituiva la restituzione di un finanziamento precedentemente erogato dallo stesso amministratore in qualità di socio. L’imputato sosteneva che tale operazione dovesse essere al massimo considerata bancarotta preferenziale, ovvero un pagamento a un creditore a discapito di altri, e non una più grave distrazione di beni.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le condanne dei gradi precedenti. L’analisi dei giudici si è concentrata su diversi aspetti, sia procedurali che di merito.

La qualificazione della bancarotta fraudolenta

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta qualificazione giuridica del rimborso del finanziamento al socio. La difesa mirava a derubricare il reato in bancarotta preferenziale, ma la Cassazione ha seguito un ragionamento diverso e rigoroso, basato sull’articolo 2467 del codice civile.

Questa norma stabilisce la postergazione dei finanziamenti effettuati dai soci a favore della società. In parole semplici, il diritto del socio a vedersi restituire il prestito è subordinato al soddisfacimento di tutti gli altri creditori sociali. Di conseguenza, il credito del socio non è legalmente esigibile fino a quando l’ultimo dei creditori esterni non sia stato pagato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che, poiché il credito del socio non era esigibile per legge, il pagamento effettuato dall’amministratore non può essere considerato il saldo di un debito legittimo. La bancarotta preferenziale presuppone l’esistenza di un debito certo, liquido ed esigibile. In questo caso, mancando il requisito dell’esigibilità, l’operazione perde la sua natura di pagamento e si trasforma in un atto di appropriazione illecita di risorse sociali. Di conseguenza, la condotta non è un mero favore a un creditore (il socio stesso), ma una vera e propria bancarotta fraudolenta per distrazione, poiché sottrae attivamente patrimonio alla garanzia dei creditori legittimi.

Per quanto riguarda la bancarotta documentale, i giudici hanno confermato la condanna sulla base delle gravi e strutturali lacune delle scritture contabili, ritenute sufficienti a dimostrare la volontà di occultare la reale situazione patrimoniale della società e di pregiudicare i creditori.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per la gestione delle società in crisi: i finanziamenti dei soci sono considerati una forma di quasi-capitale e devono sottostare a regole precise. L’amministratore che, in una situazione di difficoltà finanziaria, decide di rimborsare sé stesso o altri soci per finanziamenti erogati commette il grave reato di bancarotta fraudolenta per distrazione. Questa decisione serve da monito per amministratori e soci, sottolineando che la tutela dei creditori esterni ha la precedenza assoluta rispetto agli interessi interni alla compagine sociale.

Perché il rimborso di un finanziamento erogato da un socio è considerato bancarotta fraudolenta per distrazione?
La sentenza chiarisce che tale rimborso è considerato distrazione perché il credito del socio è ‘postergato’ per legge (art. 2467 c.c.). Ciò significa che non è esigibile fino a quando tutti gli altri creditori non siano stati interamente pagati. Pertanto, prelevare somme per rimborsare tale finanziamento equivale a sottrarre illecitamente patrimonio destinato alla garanzia degli altri creditori.

Qual è la differenza tra bancarotta distrattiva e preferenziale in questo specifico contesto?
La bancarotta preferenziale consiste nel pagare un debito legittimo ed esigibile a un creditore, violando la parità di trattamento con gli altri. La bancarotta distrattiva, invece, si configura quando si sottraggono beni dalla società. Poiché il credito del socio non era esigibile, il pagamento non è considerato il saldo di un debito, ma un atto di spoliazione del patrimonio sociale, integrando così la fattispecie più grave della distrazione.

In caso di ‘doppia conforme’ (due condanne identiche nei primi due gradi), quando è possibile contestare in Cassazione il modo in cui è stata valutata una prova?
Secondo la Corte, in presenza di una ‘doppia conforme’, il vizio di travisamento della prova può essere dedotto in Cassazione solo se il ricorrente dimostra che il dato probatorio contestato è stato introdotto per la prima volta come oggetto di valutazione nella sentenza di secondo grado. In caso contrario, la Suprema Corte non può riesaminare i fatti già concordemente valutati dai giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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