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Bancarotta fraudolenta: no ai trasferimenti infragruppo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14554/2025, ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta distrattiva a carico di un amministratore che aveva trasferito ingenti somme da una società consortile, creata per l’esecuzione di un appalto pubblico, alla società capogruppo aggiudicataria. La Corte ha chiarito che l’autonomia patrimoniale della società consortile prevale sulla logica di gruppo, rendendo illecita la sottrazione di risorse a danno dei suoi creditori, anche se finalizzata a sostenere la capogruppo.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta fraudolenta distrattiva: i confini tra gestione di gruppo e reato

La gestione finanziaria all’interno di un gruppo di società è un’area complessa, dove i confini tra una legittima strategia aziendale e un illecito penale possono diventare sottili. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14554 del 2025, ha offerto un importante chiarimento in materia di bancarotta fraudolenta distrattiva, stabilendo principi rigorosi sui trasferimenti di denaro tra società collegate, specialmente nel contesto degli appalti pubblici. La Corte ha ribadito che l’autonomia patrimoniale di ogni singola entità giuridica è un baluardo a tutela dei creditori che non può essere sacrificato in nome di una generica “logica di gruppo”.

I fatti del caso

Il caso riguardava un complesso schema societario creato per l’esecuzione di un importante appalto pubblico per la costruzione di un raccordo autostradale. Una società capogruppo si era aggiudicata la gara e, per eseguire i lavori, aveva costituito una Associazione Temporanea di Imprese (ATI) con un’altra entità, dando poi vita a una “Società Consortile” dedicata esclusivamente alla realizzazione dell’opera.

Nel corso del tempo, ingenti somme di denaro (oltre 26 milioni di euro) sono state trasferite dalle casse della Società Consortile a quelle della Società Capogruppo. Secondo l’accusa, questi trasferimenti, mascherati da generiche causali come “giroconto” o “finanziamento”, avevano svuotato il patrimonio della consortile, impedendole di pagare i propri fornitori e subappaltatori e portandola inevitabilmente al fallimento. Gli amministratori sono stati quindi accusati di bancarotta fraudolenta.

La tesi difensiva e la decisione della Corte

La difesa degli imputati sosteneva che i trasferimenti di denaro non costituivano una distrazione illecita, ma una fisiologica operazione infragruppo. La Società Capogruppo, in quanto unica aggiudicataria e responsabile finale nei confronti dell’ente appaltante, avrebbe legittimamente utilizzato le risorse per mantenere la regolarità contributiva (DURC) e onorare impegni economici assunti nell’interesse dell’intero gruppo, evitando così la revoca dell’appalto che avrebbe danneggiato anche la stessa Società Consortile.

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente questa linea difensiva. I giudici hanno confermato la condanna per bancarotta fraudolenta distrattiva, stabilendo che la Società Consortile, sebbene creata per uno scopo specifico e controllata dalla Capogruppo, possedeva una propria e distinta personalità giuridica e, soprattutto, una piena autonomia patrimoniale. Il suo patrimonio era la garanzia primaria ed esclusiva per i suoi creditori (fornitori, subappaltatori), i quali avevano diritto di essere soddisfatti con priorità su quei beni.

Le motivazioni

La sentenza si fonda su principi cardine del diritto societario e fallimentare. La Corte ha chiarito che:

1. L’autonomia patrimoniale non viene meno nei gruppi: Anche all’interno di un gruppo di società, ogni entità legale rimane un soggetto giuridico distinto con un proprio patrimonio separato. La normativa sugli appalti pubblici, che prevede una responsabilità solidale verso la stazione appaltante, non autorizza a superare questa separazione patrimoniale a danno dei creditori delle singole società.

2. I trasferimenti hanno causato un danno concreto: Drenare le risorse della Società Consortile ha creato un pregiudizio diretto e immediato ai suoi creditori. Sebbene questi potessero, in via sussidiaria, agire anche contro la Capogruppo, venivano costretti a concorrere con tutti i creditori di quest’ultima, perdendo la garanzia preferenziale che avevano sul patrimonio della consortile.

3. Mancanza di vantaggi compensativi: La difesa del “vantaggio di gruppo” non è stata accolta perché non è stato dimostrato alcun vantaggio concreto, specifico ed economicamente equivalente per la Società Consortile depauperata. Il beneficio indiretto e generico di evitare la revoca dell’appalto non è stato ritenuto sufficiente a giustificare un’operazione che l’ha privata della sua liquidità, esponendola al fallimento.

4. Irrilevanza della causa del dissesto: Ai fini della configurabilità della bancarotta fraudolenta distrattiva, non è necessario provare che l’atto di distrazione sia stata l’unica causa del fallimento. È sufficiente che la condotta abbia creato un pericolo reale per la capacità della società di soddisfare i propri creditori, aggravando una situazione di crisi già esistente.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione lancia un messaggio inequivocabile agli amministratori di gruppi societari: la gestione finanziaria deve sempre rispettare l’integrità patrimoniale di ogni singola società. I trasferimenti di risorse da una società all’altra, se privi di una valida causa economica e di concreti vantaggi compensativi per la società che subisce il prelievo, integrano il reato di bancarotta fraudolenta in caso di successivo fallimento. Questa sentenza rafforza la tutela dei creditori “deboli”, come fornitori e piccole imprese, che intrattengono rapporti commerciali con società appartenenti a grandi gruppi, assicurando che il patrimonio dell’entità con cui contrattano non possa essere legittimamente eroso a favore della capogruppo.

È legittimo trasferire fondi da una società consortile alla capogruppo che ha vinto l’appalto?
No, non è legittimo se tale trasferimento svuota il patrimonio della società consortile a danno dei suoi creditori. La Corte di Cassazione ha stabilito che ogni società, anche all’interno di un gruppo, ha una propria autonomia patrimoniale che deve essere rispettata. I fondi della consortile sono primariamente destinati a soddisfare i suoi creditori.

La cosiddetta “logica di gruppo” può giustificare un’operazione che danneggia una delle società?
No, a meno che non vi siano “vantaggi compensativi” concreti, specifici ed economicamente equivalenti per la società che subisce il danno. Secondo la sentenza, il generico beneficio di mantenere in vita un contratto di appalto non è un vantaggio sufficiente a giustificare la distrazione di risorse che porta una società al fallimento.

Per essere condannati per bancarotta fraudolenta distrattiva, è necessario che la distrazione sia stata la causa diretta del fallimento?
No. La Corte ha ribadito che per la sussistenza del reato è sufficiente che l’atto di distrazione sia idoneo a creare un pericolo reale per il soddisfacimento dei creditori, depauperando il patrimonio sociale. Non è necessario che sia l’unica o la principale causa del dissesto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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