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Attenuanti generiche: no con gravi precedenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. La richiesta di concessione delle attenuanti generiche è stata respinta a causa della gravità dei fatti, dell’intensità del dolo e dei numerosi precedenti penali dell’imputato, confermando la valutazione discrezionale del giudice di merito.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuanti Generiche: Quando i Precedenti Penali e la Gravità del Fatto Giustificano il Diniego

La concessione delle attenuanti generiche rappresenta uno degli aspetti più discrezionali del giudizio penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 27224/2024) ha ribadito i principi che guidano questa valutazione, chiarendo come la presenza di precedenti penali e la gravità della condotta possano legittimamente portare al loro diniego. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e lesioni personali (art. 582 c.p.). In seguito alla sentenza della Corte d’Appello di Torino, che confermava la condanna di primo grado, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su tre aspetti principali del trattamento sanzionatorio.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha censurato la decisione dei giudici di merito per non avergli concesso le attenuanti generiche. Inoltre, ha contestato sia la determinazione della pena base, ritenuta eccessivamente distante dal minimo previsto dalla legge, sia l’aumento di pena applicato a titolo di continuazione tra i reati, giudicato superiore al minimo.

In sostanza, il ricorrente lamentava un’eccessiva severità da parte della Corte d’Appello, chiedendo una riconsiderazione più favorevole della sua posizione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sul diniego delle attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in quanto manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato che la valutazione sulla concessione delle attenuanti generiche rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione non può essere sindacata in sede di legittimità se la motivazione è logica, coerente e priva di vizi.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente giustificato la sua decisione di negare le attenuanti sulla base di tre elementi cruciali:
1. Le gravi modalità del fatto: Il modo in cui i reati erano stati commessi è stato considerato particolarmente grave.
2. L’intensità del dolo: La determinazione e la volontà criminale dimostrate dall’imputato sono state valutate come elevate.
3. I plurimi precedenti a carico del ricorrente: La presenza di numerose condanne passate è stata un fattore decisivo, indicando una spiccata tendenza a delinquere.

La Cassazione ha chiarito che questi elementi costituiscono un giudizio di merito, basato su fatti concreti, che non può essere rimesso in discussione davanti alla Corte di legittimità. La decisione della Corte d’Appello è stata quindi ritenuta immune da censure.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: il giudice di merito ha ampia discrezionalità nel concedere o negare le attenuanti generiche. Se tale decisione è supportata da una motivazione logica e ancorata a elementi concreti come la gravità del reato e la storia criminale dell’imputato, essa è insindacabile in Cassazione. Questa pronuncia serve da monito, evidenziando che una condotta grave e un passato criminale sono ostacoli significativi per ottenere un trattamento sanzionatorio più mite.

In quali casi un giudice può negare le circostanze attenuanti generiche?
Un giudice può negare le circostanze attenuanti generiche sulla base di una valutazione complessiva che include le gravi modalità del fatto, l’intensità del dolo (cioè l’intenzione criminale) e i precedenti penali a carico dell’imputato.

È possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice di merito?
No, non è possibile contestare in Cassazione la misura della pena se la decisione del giudice di merito è motivata in modo logico e senza vizi giuridici. La determinazione della pena è un potere discrezionale del giudice che valuta i fatti del processo.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, significa che non può essere esaminato nel merito. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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