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Attenuante speciale: quando viene negata? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La Corte ha negato l’applicazione dell’attenuante speciale per lucro di lieve entità e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa della recidiva specifica e della personalità negativa dell’imputato, che indicavano una maggiore intensità del dolo e una propensione a delinquere.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Attenuante Speciale per Lieve Entità: La Cassazione Chiarisce i Limiti

Introduzione: Il Peso della Personalità dell’Imputato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri di applicazione di benefici come la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e l’attenuante speciale del lucro di speciale tenuità. Il caso riguarda un individuo condannato per spaccio di lieve entità, al quale sono stati negati entrambi i benefici a causa dei suoi precedenti e della sua personalità, ritenuta indicativa di una spiccata propensione a delinquere. Analizziamo come i giudici di legittimità hanno bilanciato la modesta quantità di stupefacente con il profilo criminale del soggetto.

I Fatti del Caso: Detenzione di Cocaina e Precedenti Penali

L’imputato è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 (fatto di lieve entità). Durante un controllo, è stato trovato in possesso di cinque involucri di cocaina, per un peso complessivo di circa 1,8 grammi, custoditi nella tasca della giacca mentre viaggiava a bordo di uno scooter. Il ricorso in Cassazione si è concentrato su due punti specifici: il diniego della causa di proscioglimento per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e il diniego dell’attenuante comune del lucro di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).

L’Applicazione dell’Attenuante Speciale e la Valutazione della Recidiva

La difesa dell’imputato ha contestato la decisione della Corte d’Appello, sostenendo che la motivazione per negare i benefici fosse viziata. In particolare, si lamentava che non fossero state correttamente valutate le circostanze del fatto, che avrebbero dovuto condurre al riconoscimento della non punibilità o, in subordine, a una riduzione della pena grazie all’attenuante. La questione centrale è diventata quindi come interpretare la presenza di un precedente penale specifico nel contesto di un reato considerato di ‘lieve entità’.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La motivazione della Corte si articola su due pilastri fondamentali, corrispondenti ai motivi di ricorso presentati dall’imputato.

Rifiuto della Causa di Non Punibilità (Art. 131-bis c.p.)

Per quanto riguarda la richiesta di proscioglimento per particolare tenuità del fatto, la Corte ha sottolineato la presenza di una recidiva specifica infra-quinquennale a carico dell’imputato. Sebbene un singolo precedente non configuri automaticamente la ‘condotta abituale’ che esclude l’applicazione dell’art. 131-bis, i giudici hanno affermato che esso è comunque un forte indicatore di una maggiore ‘propensione a delinquere’, ‘dimestichezza’ e ‘progressione criminale’. Questi elementi si traducono in una maggiore intensità del dolo, una condizione che è di per sé ostativa all’applicazione del beneficio. In altre parole, la personalità del reo, come delineata dal suo passato, ha reso il fatto non più ‘particolarmente tenue’.

Diniego dell’Attenuante Speciale per Lucro di Speciale Tenuità (Art. 62 n. 4 c.p.)

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte d’Appello aveva negato l’attenuante affermando che il lucro ricavabile dalla cessione di dieci dosi di cocaina non fosse ‘modesto’. La Cassazione ha confermato questo approccio, specificando che la valutazione non deve essere automatica. Sebbene le Sezioni Unite abbiano ammesso la compatibilità tra il reato di lieve entità e questa attenuante, è necessario un esame concreto. Nel caso di specie, la Corte ha valorizzato non solo il potenziale guadagno, ma anche la ‘negativa personalità dell’imputato’. La sua propensione criminale e la sua insensibilità alle norme, dimostrate dal precedente, hanno contribuito a delineare un quadro di maggiore gravità complessiva, che ha giustificato il diniego dell’attenuante.

Le Conclusioni: Oltre la Quantità, Conta la Pericolosità Sociale

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: nella valutazione dei benefici di legge, il giudice non può limitarsi a un’analisi meramente quantitativa del fatto (es. il peso della droga), ma deve condurre una valutazione complessiva che includa la personalità dell’imputato e la sua pericolosità sociale. Un precedente penale specifico, anche se unico, può essere sufficiente a dimostrare un’intensità del dolo e una progressione criminale tali da rendere l’imputato non meritevole né della causa di non punibilità né di un’attenuante speciale come quella del lucro di speciale tenuità. La decisione sottolinea quindi l’importanza della discrezionalità del giudice nel personalizzare la pena, basandosi su tutti gli indici previsti dall’art. 133 del codice penale.

Un precedente penale specifico impedisce sempre l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
No, non sempre. La legge richiede almeno due reati della stessa indole per configurare l’abitualità. Tuttavia, la sentenza chiarisce che anche un solo precedente specifico infra-quinquennale può essere un forte indicatore di una maggiore propensione a delinquere e di un’intensità del dolo tale da ostacolare l’applicazione della norma.

La detenzione di una piccola quantità di droga garantisce il riconoscimento dell’attenuante speciale del lucro di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.)?
No, non c’è automatismo. La Corte ha stabilito che, anche in un caso di spaccio di ‘lieve entità’, l’attenuante può essere negata. La valutazione non si basa solo sulla quantità, ma anche sul tipo di sostanza (cocaina), sul potenziale guadagno (‘non modesto’) e sulla personalità dell’imputato, come la sua progressione criminale e la maggiore intensità del dolo.

Perché la Corte ha considerato la personalità dell’imputato così importante?
La Corte ha dato grande peso alla personalità negativa dell’imputato, desunta dal suo precedente specifico. Questo elemento è stato interpretato come un’effettiva propensione criminale e una maggiore intensità della volontà di delinquere, fattori che, secondo i giudici, giustificano una valutazione complessiva più severa e il diniego sia della causa di non punibilità che dell’attenuante speciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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