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Arresto in quasi flagranza: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha validato un arresto in quasi flagranza per combustione illecita di rifiuti, annullando la decisione di un tribunale di merito. La Suprema Corte ha ritenuto sufficienti, ai fini della legittimità dell’arresto, la stretta continuità temporale tra il reato, l’identificazione del sospettato tramite videosorveglianza e il suo rintraccio nelle immediate vicinanze del luogo del fatto con oggetti pertinenti al crimine, come degli accendini. Questa combinazione di elementi costituisce le “tracce” del reato richieste dalla legge.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Arresto in quasi flagranza: la Cassazione chiarisce i confini tra video, tracce e immediatezza

L’arresto in quasi flagranza rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione della polizia giudiziaria, consentendo di limitare la libertà personale in assenza di un provvedimento del giudice. Ma cosa succede quando l’autore del reato non viene colto sul fatto, ma identificato pochi istanti dopo grazie alla tecnologia? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo scenario, delineando i presupposti di legittimità dell’arresto basato su un’indagine ininterrotta che sfrutta la videosorveglianza.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un intervento delle forze dell’ordine per un incendio di rifiuti. Giunti sul posto, gli agenti non trovavano l’autore del fatto, ma l’incendio era chiaramente in corso e di natura dolosa. Contattato immediatamente l’ufficio di videosorveglianza comunale, apprendevano che le telecamere avevano ripreso la scena e che era possibile risalire all’autore del reato. Rientrati brevemente in ufficio per visionare le immagini, riconoscevano l’indagato. Nel giro di circa 15 minuti dall’intervento iniziale, la polizia si recava nuovamente sul luogo e rintracciava l’uomo in una baracca situata a soli 10 metri dal rogo, trovandolo in possesso di alcuni accendini.
Il Tribunale, in prima istanza, non convalidava l’arresto, ritenendo insussistente lo stato di quasi flagranza. Contro questa decisione, il Pubblico Ministero proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte e l’interpretazione dell’arresto in quasi flagranza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando l’ordinanza del Tribunale e dichiarando l’arresto legittimamente eseguito. I giudici supremi hanno stabilito che, nel caso di specie, sussistevano tutti gli elementi per configurare la cosiddetta “quasi flagranza”.
Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del concetto di “tracce del reato” e nella valutazione della continuità dell’azione della polizia giudiziaria.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha chiarito che la nozione di “tracce del reato”, prevista dall’art. 382 del codice di procedura penale, non deve essere intesa in senso strettamente letterale. Essa può comprendere un insieme di elementi che, considerati nel loro complesso, indicano con elevata probabilità la commissione del reato da parte del soggetto. Nel caso specifico, le “tracce” erano costituite da:

1. Stretta contiguità temporale: L’intera sequenza di eventi (intervento sul rogo, visione delle immagini, rintraccio del sospettato) si è svolta in un arco temporale brevissimo, stimato in 10-15 minuti.
2. Contiguità spaziale: L’indagato è stato trovato a soli 10 metri dal luogo del delitto.
3. Collegamento inequivocabile: La visione quasi contestuale delle immagini di videosorveglianza ha permesso di collegare senza dubbi l’indagato al reato.
4. Elementi pertinenti: Il rinvenimento degli accendini in possesso dell’uomo ha fornito un ulteriore riscontro oggettivo.

I giudici hanno sottolineato che, a differenza del caso dell’inseguimento, l’ipotesi di arresto in quasi flagranza per sorpresa con “cose o tracce” non richiede che la polizia giudiziaria abbia una percezione diretta della commissione del reato. È sufficiente la percezione immediata e autonoma delle tracce e del loro collegamento inequivocabile con l’indiziato. L’azione della polizia giudiziaria è stata considerata un’unica operazione continua e senza interruzioni, iniziata con l’intervento sul luogo del reato e conclusasi con l’arresto del soggetto, legittimato dalla convergenza di tutti gli elementi raccolti nell’immediatezza.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante principio guida per l’applicazione dell’istituto dell’arresto in quasi flagranza nell’era digitale. La Corte di Cassazione riconosce che la tecnologia, come la videosorveglianza, può essere uno strumento fondamentale per creare quel collegamento immediato e inequivocabile tra il reato e il suo autore, che è il presupposto della quasi flagranza. La decisione rafforza la capacità delle forze dell’ordine di agire con efficacia, a condizione che l’attività investigativa sia condotta senza soluzione di continuità e porti all’acquisizione di un quadro indiziario solido e convergente, raccolto nell’immediata successione dei fatti.

Che cos’è l’arresto in quasi flagranza?
È l’arresto di una persona che, subito dopo il reato, è inseguita dalla polizia giudiziaria, dalla persona offesa o da altre persone, oppure è sorpresa con cose o tracce dalle quali appaia che abbia commesso il reato immediatamente prima.

Un arresto basato solo su immagini di videosorveglianza è legittimo?
Sì, a condizione che la visione delle immagini avvenga in un tempo quasi contestuale al fatto e si inserisca in un’azione di polizia ininterrotta, che porta al rintraccio del sospettato nelle immediate vicinanze del luogo del reato con altri elementi di prova (come gli accendini nel caso di specie).

Cosa si intende per “tracce del reato” ai fini dell’arresto?
Secondo la Corte, le “tracce” non sono solo oggetti materiali, ma possono essere un complesso di circostanze, come la stretta vicinanza temporale e spaziale al fatto, l’atteggiamento della persona e altri indicatori che, uniti, portano a desumere con elevata probabilità la sua responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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