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Voto concordato: l’astensione non è dissenso

La Cassazione chiarisce che l’astensione dal voto concordato preventivo non qualifica il creditore come ‘dissenziente’. Di conseguenza, non ha diritto alla notifica personale dell’udienza di omologa, e il suo reclamo contro il decreto emesso in assenza di opposizioni è inammissibile. La Corte distingue nettamente tra l’astensione, che non esprime un giudizio, e il voto contrario, che manifesta una disapprovazione attiva della proposta.

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Voto Concordato: perché astenersi non significa dire ‘No’

Nel complesso mondo delle procedure concorsuali, ogni azione, o anche l’inazione, di un creditore può avere conseguenze significative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la differenza tra astenersi ed esprimere un voto concordato negativo. La Suprema Corte ha stabilito che un creditore che si astiene non può essere considerato ‘dissenziente’ e, di conseguenza, perde alcuni diritti procedurali, come quello alla notifica personale dell’udienza di omologazione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore energetico aveva presentato una proposta di concordato preventivo per risolvere la propria crisi. Il Tribunale, in assenza di opposizioni da parte dei creditori, omologava il piano. Tuttavia, una società veicolo, creditrice dell’azienda energetica, presentava reclamo alla Corte d’Appello, sostenendo di non aver ricevuto la notifica dell’udienza di omologazione e che la sua mancata espressione di voto dovesse essere interpretata come un voto contrario, qualificandola quindi come creditore dissenziente.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello dichiarava il reclamo inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, il decreto di omologa emesso senza opposizioni non era impugnabile. Inoltre, la società reclamante, in quanto creditrice astenuta e non dissenziente, non aveva diritto a ricevere una notifica personale. La conoscenza dell’udienza, secondo la Corte, era garantita dalla pubblicazione del decreto di fissazione nel registro delle imprese, un atto pubblico accessibile a chiunque avesse interesse.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul voto concordato

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d’appello, respingendo il ricorso della società creditrice. Il cuore della motivazione risiede nella netta distinzione tra l’astensione e il voto contrario.

I giudici hanno chiarito che il contegno di un creditore astenuto è radicalmente diverso da quello di un creditore che esprime un voto contrario. L’astensione non manifesta alcun giudizio sulla proposta, è una scelta neutra. Il voto contrario, al contrario, è un’espressione attiva di dissenso e disapprovazione.

La ricorrente sosteneva che la riforma del 2015 avesse equiparato i voti inespressi a quelli contrari. La Cassazione ha smentito questa interpretazione. La riforma ha eliminato la precedente regola per cui il silenzio valeva come assenso, ma non ha mai stabilito che il silenzio dovesse valere come dissenso. Pertanto, chi non vota è semplicemente un creditore astenuto, non un dissenziente.

Di conseguenza, non rientrando nella categoria dei creditori dissenzienti, la società non aveva diritto alla notifica personale prevista dall’art. 180 della legge fallimentare. Pur potendo, come ‘qualunque interessato’, proporre opposizione, avrebbe dovuto attivarsi autonomamente informandosi tramite la pubblicazione del provvedimento nel registro delle imprese. Non avendo presentato opposizione nei termini, il suo successivo reclamo è stato correttamente giudicato inammissibile.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per tutti i creditori coinvolti in procedure di concordato preventivo: la passività non paga. La scelta di astenersi dal voto è legittima, ma comporta la rinuncia a determinate tutele procedurali.

Le implicazioni sono chiare:
1. Astenersi non equivale a opporsi: I creditori che non approvano un piano di concordato devono esprimere attivamente il loro voto contrario per essere considerati ‘dissenzienti’.
2. Onere di diligenza: I creditori astenuti o che non partecipano al voto devono monitorare attivamente la procedura, consultando il registro delle imprese per non perdere scadenze cruciali come quella per presentare opposizione all’omologa.
3. Diritti procedurali: Solo i creditori dissenzienti hanno il diritto di ricevere la notifica personale dell’udienza di omologazione, un passaggio che facilita la presentazione di un’eventuale opposizione.

In sintesi, la decisione della Cassazione sottolinea l’importanza di una partecipazione attiva e consapevole alle procedure concorsuali. Affidarsi a interpretazioni estensive della legge può portare a perdere importanti occasioni di tutela dei propri diritti.

L’astensione dal voto nella procedura di concordato preventivo equivale a un voto contrario?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’astensione è un contegno neutro che non manifesta alcun giudizio, mentre il voto contrario esprime una valutazione discordante e di disapprovazione della proposta. Pertanto, non possono essere equiparati.

Un creditore che si astiene dal voto ha diritto a ricevere la notifica personale dell’udienza di omologazione?
No. Secondo la sentenza, il diritto alla notifica personale previsto dall’art. 180, comma 1, della legge fallimentare è riservato ai soli creditori dissenzienti. Il creditore astenuto, come ogni altro interessato, deve informarsi tramite la pubblicazione del provvedimento di fissazione dell’udienza nel registro delle imprese.

Cosa ha cambiato la riforma del 2015 (d.l. 83/2015) riguardo al voto concordato?
La riforma del 2015 ha eliminato la norma precedente secondo cui i voti inespressi (e quindi l’astensione) erano considerati come un voto favorevole (consenso). Tuttavia, non ha introdotto il principio opposto, ovvero che l’astensione equivalga a un voto contrario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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