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Vizio redibitorio: quando il difetto è occulto?

Un’azienda agricola acquista un impianto per la raccolta automatica delle uova che si rivela difettoso, poiché le galline depongono fuori dai nidi. La Corte di Cassazione ha confermato che si tratta di un vizio redibitorio, in quanto l’impianto era inidoneo allo scopo per cui era stato venduto. La Corte ha inoltre chiarito che il termine per la denuncia del difetto decorre dalla sua “effettiva scoperta”, che in questo caso è avvenuta solo dopo una perizia tecnica, dato che il vizio non era palese.

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Vizio Redibitorio: Quando un Prodotto Non Mantiene le Promesse

L’acquisto di un bene, specialmente se destinato a un’attività produttiva, si basa sulla fiducia che esso funzioni come previsto. Ma cosa succede se il bene si rivela inadatto al suo scopo? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 553/2024, offre chiarimenti cruciali sul concetto di vizio redibitorio e sui termini per la denuncia di difetti non immediatamente evidenti. Il caso analizzato riguarda un impianto avicolo per la raccolta automatica delle uova che, anziché semplificare il lavoro, creava problemi a causa del comportamento anomalo delle galline.

I Fatti del Caso: Un Impianto di Raccolta Uova Inefficace

Un’azienda agricola aveva acquistato un sistema di nidi automatici per ottimizzare la raccolta delle uova. Tuttavia, una volta installato, l’impianto mostrava una grave pecca: una percentuale anomala di galline (dal 10% al 30%) deponeva le uova fuori dai nidi, vanificando di fatto l’automazione. L’azienda acquirente ha quindi citato in giudizio la società venditrice, chiedendo una riduzione del prezzo a causa di questo difetto. I tribunali di primo e secondo grado hanno dato ragione all’agricoltore, riconoscendo la presenza di un vizio che rendeva il bene inidoneo all’uso.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La società venditrice ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su quattro motivi principali:
1. Vizi procedurali: La sentenza di primo grado sarebbe stata nulla per questioni formali.
2. Natura del difetto: Il problema non era un difetto intrinseco dell’impianto, ma derivava dal comportamento delle galline, un fattore esterno e non controllabile.
3. Errata valutazione dei fatti: La Corte d’Appello avrebbe erroneamente attribuito alla venditrice anche l’installazione dell’impianto, e non la sola fornitura.
4. Tardività della denuncia: L’acquirente avrebbe denunciato il vizio in ritardo, poiché il comportamento delle galline era visibile fin da subito.

La Decisione della Corte: Analisi del Vizio Redibitorio

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. La sentenza è particolarmente interessante per come affronta il concetto di vizio redibitorio e la decorrenza dei termini per la denuncia.

La Corte ha stabilito che il difetto non era “estrinseco”, ma pienamente attinente alla funzionalità del prodotto. Un impianto venduto per la raccolta automatica delle uova deve includere tutte le caratteristiche necessarie a raggiungere tale scopo, compresi eventuali dispositivi per “indurre” le galline a usare i nidi. La sua incapacità di farlo, dimostrata dall’alta percentuale di uova deposte a terra, ne comprometteva l’idoneità all’uso e integrava un perfetto esempio di vizio redibitorio ai sensi dell’art. 1490 c.c.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione punto per punto. Riguardo alla denuncia dei vizi, ha chiarito un principio fondamentale dell’art. 1495 c.c.: il termine di otto giorni per la denuncia non decorre dalla semplice manifestazione di un’anomalia, ma dalla sua “effettiva scoperta”.

In questo caso, il malfunzionamento non era “palese”. Sebbene fosse visibile che le galline deponevano fuori dai nidi, la piena consapevolezza che ciò costituisse un difetto del macchinario e non, ad esempio, un problema di adattamento degli animali, è stata raggiunta solo a seguito di una perizia veterinaria. È da quel momento, ovvero dall’acquisizione di una “certezza obiettiva e completa” sul vizio e sulla sua imputabilità al venditore, che è iniziato a decorrere il termine per la denuncia. Pertanto, la contestazione dell’acquirente è stata ritenuta tempestiva.

Per quanto riguarda gli altri motivi, quello procedurale è stato respinto in quanto infondato, mentre quello sull’omesso esame di un fatto è stato dichiarato inammissibile in applicazione del principio della “doppia conforme”, essendo le decisioni di primo e secondo grado concordi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce due principi chiave in materia di compravendita e garanzia per i vizi:
1. Un bene è viziato non solo se presenta un guasto materiale, ma anche quando è privo delle qualità necessarie a renderlo idoneo all’uso specifico per cui è stato acquistato. La responsabilità del venditore si estende alla funzionalità complessiva promessa.
2. Per i vizi occulti, o la cui causa non è immediatamente identificabile, il compratore è tutelato. Il termine per la denuncia decorre non da un semplice sospetto, ma dal momento in cui si acquisisce, anche tramite un parere tecnico, una conoscenza certa e completa del difetto. Questo garantisce al compratore il tempo necessario per comprendere appieno la natura del problema prima di agire legalmente.

Quando un prodotto è affetto da un vizio redibitorio?
Un prodotto è affetto da vizio redibitorio quando presenta difetti che lo rendono inidoneo all’uso a cui è destinato o ne diminuiscono in modo apprezzabile il valore. Nel caso specifico, un impianto di raccolta automatica che non riesce a raccogliere una parte significativa delle uova è considerato inidoneo al suo scopo.

Da quando decorre il termine per denunciare un difetto non immediatamente palese?
Il termine di decadenza per la denuncia dei vizi (di otto giorni, secondo l’art. 1495 c.c.) decorre dal momento dell'”effettiva scoperta”. Questo si verifica quando il compratore acquisisce una certezza obiettiva e completa sulla natura del vizio e sulla sua imputabilità al venditore, anche se ciò avviene a seguito di una perizia tecnica.

Il venditore di un macchinario è responsabile anche del comportamento degli animali che lo utilizzano?
Sì, se lo scopo del macchinario è proprio quello di interagire con gli animali per raggiungere un risultato. La Corte ha stabilito che l’impianto avrebbe dovuto prevedere dispositivi idonei a indurre le galline a deporre nei nidi. La mancanza di tali caratteristiche costituisce un difetto intrinseco del prodotto, non un problema esterno legato al solo comportamento animale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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