LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Vizio motivazionale: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un proprietario terriero contro un imprenditore in una causa su un contratto di associazione in partecipazione. Il ricorso era basato su un presunto vizio motivazionale, ma la Corte ha chiarito che contestare l’interpretazione di un contratto da parte del giudice non costituisce un “omesso esame di un fatto storico”, unico presupposto per tale vizio. La decisione conferma che l’esecuzione dell’affare tramite la vendita del terreno, come previsto dal contratto, non era un recesso, legittimando la richiesta di utili da parte dell’imprenditore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Vizio Motivazionale: Interpretare un Contratto non è un ‘Fatto Storico’

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso per vizio motivazionale, stabilendo un principio fondamentale: la critica all’interpretazione di una clausola contrattuale effettuata dal giudice di merito non può essere mascherata da un ‘omesso esame di un fatto decisivo’. Questa decisione ha importanti implicazioni per chi intende impugnare una sentenza basandosi sull’articolo 360, n. 5 del codice di procedura civile.

I Fatti del Caso: La Cointeressenza e la Vendita del Terreno

La vicenda trae origine da un accordo di cointeressenza (una forma di associazione in partecipazione) tra un imprenditore e il proprietario di alcuni terreni. L’obiettivo era la realizzazione di un progetto edificatorio. Tuttavia, prima che il progetto potesse anche solo iniziare, il proprietario dei terreni decideva di alienarli unilateralmente a terzi.

A seguito di ciò, l’imprenditore si rivolgeva al Tribunale per ottenere il pagamento della sua quota di utili, quantificata in 75.000,00 euro, così come previsto da due distinti contratti di cointeressenza stipulati tra le parti.

Il Percorso Giudiziario e il Vizio Motivazionale

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione all’imprenditore, riconoscendogli il diritto a percepire il 50% dell’utile derivante dalla plusvalenza generata dalla vendita dei terreni. I giudici di merito basavano la loro decisione sull’articolo 1 del contratto, che prevedeva espressamente questa modalità di liquidazione nel caso in cui l’affare si fosse concluso con la semplice vendita dei terreni, senza procedere alla costruzione.

Il proprietario terriero, soccombente, proponeva ricorso in Cassazione, lamentando un vizio motivazionale per ‘omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio’.

La Tesi del Ricorrente

Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe erroneamente ignorato l’articolo 5 del contratto. Tale clausola disciplinava l’ipotesi di recesso e prevedeva il diritto a un compenso anche qualora gli utili non fossero ancora stati maturati. A suo avviso, la situazione si configurava come un recesso, e quindi si sarebbe dovuta applicare una diversa modalità di calcolo.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo di ricorso inammissibile, rigettando le argomentazioni del proprietario terriero. Gli Ermellini hanno evidenziato due profili di inammissibilità concorrenti che hanno blindato la decisione della Corte d’Appello.

Le Motivazioni

La Corte ha innanzitutto ribadito la portata del vizio motivazionale dopo la riforma del 2012. Il vizio è denunciabile solo per ‘anomalia motivazionale’ che si traduce in una violazione di legge costituzionalmente rilevante. In pratica, questo si verifica solo quando la motivazione è totalmente assente, apparente, perplessa o irriducibilmente contraddittoria.

Crucialmente, la Cassazione ha chiarito che ciò che il ricorrente definiva ‘fatto’ non era un fatto storico-naturalistico (cioè un accadimento concreto), bensì un ‘giudizio valutativo’. La sua doglianza non riguardava l’omissione di un evento, ma contestava l’esegesi del contratto fatta dalla Corte territoriale, ovvero la scelta di applicare l’articolo 1 anziché l’articolo 5. Questo tipo di critica, che attiene all’interpretazione giuridica, non rientra nell’ambito del vizio di cui all’art. 360, n. 5 c.p.c.

In secondo luogo, il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché non si confrontava adeguatamente con la ratio decidendi della sentenza impugnata. La Corte d’Appello aveva chiaramente accertato che non si trattava di un ‘recesso’ dal contratto, ma di una ‘esecuzione dell’affare’ in una delle forme alternative previste dall’accordo stesso: la vendita dei terreni inedificati. Il ricorrente, continuando a fondare la sua difesa sul concetto di recesso, non ha scalfito il nucleo centrale della motivazione della sentenza d’appello, rendendo il suo ricorso inefficace.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito: il ricorso per Cassazione per vizio di motivazione non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per ridiscutere l’interpretazione del contratto o la valutazione delle prove. Il ‘fatto storico’ il cui omesso esame può essere censurato deve essere un accadimento preciso e concreto, non una valutazione giuridica. La decisione rafforza la stabilità delle sentenze di merito e delimita con chiarezza i confini del sindacato di legittimità della Suprema Corte, confermando che l’errata qualificazione giuridica di una doglianza può condurre direttamente all’inammissibilità del ricorso.

Quando un ricorso per cassazione per ‘omesso esame di un fatto decisivo’ è inammissibile?
È inammissibile quando la critica mossa dal ricorrente non riguarda un fatto storico-naturalistico (un accadimento concreto), ma si risolve in una contestazione del giudizio valutativo del giudice di merito, come l’interpretazione di una clausola contrattuale.

Qual è la differenza tra recesso dal contratto e realizzazione dell’affare in una forma alternativa?
Secondo la Corte, il recesso implica una cessazione unilaterale del rapporto. La realizzazione dell’affare in una forma alternativa, invece, si verifica quando il contratto stesso prevede diverse modalità di esecuzione, come in questo caso, dove la vendita dei terreni era una delle opzioni contemplate per concludere l’operazione commerciale.

Cosa intende la Cassazione per ‘fatto storico-naturalistico’ ai fini del vizio motivazionale?
La Corte lo definisce come uno specifico accadimento in senso storico, un evento concreto, principale o secondario, che è stato oggetto di discussione tra le parti e rilevante per la decisione. Non include le valutazioni giuridiche, le interpretazioni di documenti o i giudizi effettuati dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati