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Vizi immobile: l’acquirente può scegliere il rimedio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4245/2024, stabilisce un principio fondamentale in materia di compravendita immobiliare. Anche in presenza di vizi immobile talmente gravi da renderlo inidoneo all’uso, l’acquirente non è obbligato a chiedere la risoluzione del contratto. Al contrario, conserva il diritto di scegliere il rimedio a lui più congeniale, come la riduzione del prezzo (azione estimatoria), per mantenere la proprietà del bene. La scelta della tutela spetta alla parte lesa, non può essere imposta dalle circostanze o dalla gravità dell’inadempimento della controparte.

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Vizi immobile: l’acquirente ha sempre il diritto di scegliere tra risoluzione e riduzione del prezzo

Quando si acquista una casa, la scoperta di gravi difetti può trasformare un sogno in un incubo. Ma quali sono le tutele per chi compra? Se i vizi immobile sono talmente seri da renderlo inagibile, l’acquirente è costretto a restituirlo e chiedere indietro i soldi, o può decidere di tenerlo ottenendo uno sconto sul prezzo? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 4245 del 16 febbraio 2024, ha offerto una risposta chiara e a forte tutela del compratore: la scelta del rimedio spetta sempre e solo a lui.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda l’acquisto di una villa di pregio. Dopo la stipula del contratto, l’acquirente scopriva la presenza di molteplici e gravi difetti che rendevano l’immobile completamente inidoneo all’uso abitativo. La società venditrice, nel frattempo, aveva avviato una causa per la risoluzione del contratto, ma per un motivo diverso: il presunto mancato pagamento da parte dell’acquirente di alcune rate del mutuo, che costituivano parte del prezzo di vendita.

L’acquirente si è difesa in giudizio e ha presentato una domanda riconvenzionale, sostenendo che il proprio parziale inadempimento fosse giustificato dal grave inadempimento della venditrice. In via principale, ha chiesto di poter mantenere la proprietà dell’immobile, ottenendo una consistente riduzione del prezzo (o un risarcimento equivalente) per coprire i costi di sistemazione dei vizi. Solo in subordine, qualora la prima richiesta non fosse stata accolta, ha domandato la risoluzione del contratto per colpa della venditrice.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’acquirente sulla questione della colpa. Hanno infatti riconosciuto che i difetti dell’immobile costituivano un inadempimento molto più grave del parziale ritardo nei pagamenti. Tuttavia, hanno accolto solo la domanda subordinata dell’acquirente, dichiarando la risoluzione del contratto.

La motivazione dei giudici di merito si basava su una specifica interpretazione del Codice Civile. Essi hanno qualificato la situazione non come semplice presenza di vizi (art. 1490 c.c.), ma come “mancanza di qualità essenziali” (art. 1497 c.c.), poiché l’immobile era del tutto inidoneo all’uso. Secondo la loro visione, in un caso così grave l’unico rimedio possibile era la risoluzione del contratto, escludendo quindi la possibilità per l’acquirente di chiedere la riduzione del prezzo.

Le Motivazioni della Cassazione sui vizi immobile

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente questa impostazione, accogliendo il ricorso dell’acquirente. Gli Ermellini hanno stabilito un principio di diritto fondamentale: la distinzione tra vizi e mancanza di qualità essenziali non crea una barriera invalicabile tra i rimedi a disposizione del compratore.

Il cuore del ragionamento della Suprema Corte è che la scelta della tutela spetta alla parte che ha subito l’inadempimento. È l’acquirente, e solo l’acquirente, a poter valutare quale sia il suo interesse prevalente: sbarazzarsi di un bene problematico tramite la risoluzione, oppure mantenerne la proprietà, facendosi compensare economicamente per i difetti attraverso la riduzione del prezzo.

Imporre la risoluzione del contratto contro la volontà espressa dell’acquirente sarebbe un paradosso giuridico. Significherebbe che la gravità dell’inadempimento del venditore finirebbe per limitare i diritti del compratore, dettando un esito (la perdita della proprietà) che quest’ultimo non desidera. La Corte sottolinea che le norme sono concepite per offrire tutela, e questa tutela deve essere flessibile e modellata sull’interesse concreto della parte lesa.

Le Conclusioni: La Tutela dell’Acquirente

Questa sentenza rafforza notevolmente la posizione di chi acquista un immobile. Il messaggio è chiaro: di fronte a vizi immobile, anche se gravissimi, l’acquirente non è messo con le spalle al muro. Ha piena facoltà di decidere la strategia legale più vantaggiosa.

In pratica, questo significa che il compratore può decidere di portare avanti un progetto di ristrutturazione, chiedendo al venditore di sostenerne i costi attraverso una riduzione del prezzo originario, senza essere costretto a rinunciare all’investimento fatto. La decisione della Cassazione promuove un’interpretazione moderna e pragmatica delle tutele contrattuali, assicurando che il processo sia uno strumento per dare a chi ha un diritto “tutto quello e proprio quello” che gli spetta, secondo le sue priorità e i suoi interessi.

Se acquisto un immobile con difetti talmente gravi da renderlo inabitabile, sono obbligato a chiedere la risoluzione del contratto?
No. Secondo la sentenza in esame, anche in caso di vizi gravissimi che rendono il bene inidoneo all’uso, l’acquirente conserva il diritto di scegliere il rimedio che preferisce. Può quindi decidere di mantenere la proprietà dell’immobile e chiedere una riduzione del prezzo (azione estimatoria) invece della risoluzione.

Qual è la differenza tra ‘vizi’ e ‘mancanza di qualità essenziali’ e che impatto ha sui rimedi disponibili?
I ‘vizi’ sono imperfezioni o difetti che diminuiscono il valore o l’idoneità all’uso del bene. La ‘mancanza di qualità essenziali’ si ha quando il bene è privo di caratteristiche fondamentali per la sua funzione. La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai fini della scelta dei rimedi, questa distinzione non è rigida. L’acquirente può chiedere sia la risoluzione sia la riduzione del prezzo in entrambe le ipotesi.

Perché la Corte di Cassazione ha dato all’acquirente la facoltà di scegliere il rimedio per i vizi immobile?
La Corte ha affermato che la tutela legale deve servire l’interesse della parte lesa (l’acquirente). Sarebbe paradossale se la gravità dell’inadempimento del venditore limitasse le opzioni del compratore, imponendogli una soluzione (la perdita della proprietà) che non desidera. La scelta del rimedio è un diritto della parte che subisce l’inadempimento, non una conseguenza automatica imposta dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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