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Vizi della cosa locata e infiltrazioni da terzi

Un conduttore subisce danni da infiltrazioni provenienti dall’immobile di un terzo. La Corte d’Appello qualifica il problema come ‘molestia di fatto’ e non come ‘vizi della cosa locata’, escludendo la responsabilità del locatore. La Cassazione, tuttavia, dichiara il ricorso improcedibile per un vizio formale, senza entrare nel merito della questione. La decisione sottolinea l’importanza degli adempimenti procedurali e la distinzione tra vizi intrinseci dell’immobile e turbative esterne.

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Vizi della Cosa Locata: Infiltrazioni dal Vicino, Chi Paga?

Le infiltrazioni d’acqua sono un problema comune nei rapporti di locazione e spesso fonte di contenzioso. Ma quando la causa del danno proviene dall’immobile di un terzo, chi è responsabile nei confronti dell’inquilino? Si tratta di vizi della cosa locata, per cui risponde il proprietario, o di qualcos’altro? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, pur chiudendo il caso per una ragione procedurale, offre spunti importanti sulla distinzione tra vizi e molestie di fatto.

I Fatti di Causa

Un imprenditore prendeva in locazione un immobile per adibirlo a ristorante. Dopo circa un anno, si verificarono copiose infiltrazioni d’acqua dal soffitto, provenienti dall’appartamento sovrastante di proprietà di un terzo. A seguito di un provvedimento d’urgenza e una transazione tra la locatrice e il proprietario dell’appartamento, vennero eseguiti dei lavori. Tuttavia, i problemi non cessarono e si manifestarono nuovi episodi di scrostamento di intonaco e caduta di calcinacci.

L’inquilino (conduttore) citava in giudizio sia la proprietaria (locatrice) che il vicino, chiedendo la risoluzione del contratto, la restituzione di parte dei canoni versati e il risarcimento dei danni. La locatrice, a sua volta, chiedeva il pagamento dei canoni non corrisposti e chiamava in causa l’erede del vicino per essere tenuta indenne (manleva).

La Decisione della Corte d’Appello: Vizi della cosa locata vs. Molestie di Fatto

La Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado, ha accolto la tesi della locatrice. Secondo i giudici, le infiltrazioni provenienti dall’immobile di un terzo non costituiscono vizi della cosa locata ai sensi dell’art. 1578 del Codice Civile. Tali vizi, infatti, devono essere intrinseci alla struttura della cosa o alla sua interazione con l’ambiente circostante.

Le infiltrazioni, invece, sono state qualificate come “molestie di fatto” ai sensi dell’art. 1585, secondo comma, del Codice Civile. Questa norma stabilisce che il locatore non è tenuto a garantire il conduttore dalle molestie di terzi che non pretendono di avere diritti sulla cosa. In questi casi, è il conduttore stesso ad avere la legittimazione ad agire direttamente contro il terzo responsabile per ottenere la cessazione delle turbative e il risarcimento del danno. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha escluso l’obbligo di garanzia della locatrice e ha revocato la condanna alla restituzione di parte dei canoni.

Le Motivazioni della Cassazione: una Questione Procedurale

Il conduttore ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, la Suprema Corte non è entrata nel merito della distinzione tra vizi della cosa locata e molestie di fatto. Il ricorso è stato dichiarato improcedibile per una ragione puramente formale.

Il ricorrente, infatti, non aveva depositato la relata di notifica della sentenza impugnata, un adempimento prescritto a pena di improcedibilità dall’art. 369 del Codice di Procedura Civile. Questo onere non può essere superato né dalla produzione della controparte, né dal fatto che la Corte possa acquisire il fascicolo d’ufficio. Poiché tra la pubblicazione della sentenza e la notifica del ricorso era trascorso un tempo superiore al cosiddetto “termine breve” di 60 giorni per impugnare, la mancanza di tale documento è risultata fatale. La Corte ha quindi dichiarato il ricorso improcedibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese legali.

Conclusioni

Sebbene la Corte di Cassazione non si sia pronunciata sul fondo della questione, la vicenda offre due importanti lezioni. La prima, di carattere sostanziale, deriva dalla decisione della Corte d’Appello: le infiltrazioni e i danni provenienti da un immobile vicino sono generalmente considerati “molestie di fatto”, contro le quali l’inquilino deve agire direttamente nei confronti del terzo responsabile, senza poter pretendere una garanzia dal proprio locatore. La seconda, di carattere processuale, è un monito sull’importanza del rigore formale: anche un ricorso fondato nel merito può essere respinto per un semplice errore procedurale, come il mancato deposito di un documento richiesto dalla legge. Questo sottolinea la necessità di affidarsi a professionisti attenti e scrupolosi in ogni fase del giudizio.

Le infiltrazioni provenienti dall’appartamento di un vicino sono considerate vizi della cosa locata?
Secondo la ricostruzione della Corte d’Appello, non contraddetta nel merito dalla Cassazione, le infiltrazioni provenienti da un immobile di proprietà di terzi non integrano vizi della cosa locata (art. 1578 c.c.), ma costituiscono molestie di fatto (art. 1585, comma 2, c.c.).

Chi deve agire in giudizio se l’immobile in affitto subisce danni a causa di un terzo?
In caso di molestie di fatto, come le infiltrazioni da un appartamento vicino, è il conduttore (l’inquilino) che ha la legittimazione ad agire direttamente contro il terzo responsabile per chiedere la cessazione dei danni e il risarcimento. Il locatore non è tenuto a garantirlo da tali eventi.

Cosa succede se il ricorrente in Cassazione non deposita la prova della notifica della sentenza che intende impugnare?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile, come avvenuto in questo caso. L’art. 369, comma 2, n. 2, c.p.c. prevede questo adempimento a pena di improcedibilità, il che significa che la Corte non può esaminare il merito dei motivi del ricorso, che viene rigettato per ragioni puramente procedurali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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