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Violazione patto di riservatezza: stop dal giudice

Un’azienda ha ottenuto un’ordinanza d’urgenza contro un ex dipendente per la violazione patto di riservatezza. Il giudice ha inibito al dipendente e al suo nuovo datore di lavoro l’uso di informazioni confidenziali, fissando una penale per ogni giorno di ritardo. La decisione si fonda sulla prova dell’accordo e sul rischio di danno imminente e irreparabile per l’azienda.

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Violazione Patto di Riservatezza: Stop all’Uso di Informazioni Segrete da Parte dell’Ex Dipendente

La tutela del patrimonio informativo aziendale è un pilastro fondamentale per la competitività sul mercato. Un recente provvedimento del Tribunale ha riaffermato l’importanza degli accordi di non divulgazione, evidenziando le gravi conseguenze della violazione patto di riservatezza da parte di un ex dipendente. Questa ordinanza cautelare offre spunti cruciali su come le aziende possono proteggere il proprio know-how e quali strumenti legali sono a disposizione per intervenire tempestivamente contro la concorrenza sleale.

I Fatti del Caso: La Fuga di Informazioni verso un Concorrente

Una società operante in un settore altamente specializzato ha presentato un ricorso d’urgenza contro un suo ex dipendente e la nuova azienda per cui questi aveva iniziato a lavorare, una diretta concorrente. La società ricorrente lamentava che l’ex collaboratore, dopo aver rassegnato le dimissioni, avesse iniziato a sfruttare informazioni commerciali e tecniche riservate, apprese durante il precedente rapporto di lavoro, a vantaggio del nuovo datore di lavoro.

Tali informazioni includevano dati sensibili su clienti, strategie di prezzo, fornitori e specifiche tecniche dei prodotti. A fondamento del proprio ricorso, l’azienda ha prodotto il contratto di assunzione contenente una clausola specifica di non divulgazione, nonché prove che suggerivano l’utilizzo di tali informazioni da parte della concorrente.

La Decisione del Tribunale sulla violazione patto di riservatezza

Il giudice, esaminati gli atti, ha accolto il ricorso e ha emesso un’ordinanza inibitoria. Ha ordinato all’ex dipendente e alla società concorrente di cessare immediatamente l’utilizzo di qualsiasi informazione, dato o notizia riservata appartenente alla società ricorrente. Per garantire l’effettività del provvedimento, il Tribunale ha inoltre fissato una penale economica per ogni giorno di ritardo nell’adempimento dell’ordine.

La Sussistenza del “Fumus Boni Iuris”

Il giudice ha ritenuto sussistente il cosiddetto fumus boni iuris, ovvero la parvenza di un diritto fondato. La presenza di un chiaro patto di riservatezza sottoscritto dall’ex dipendente costituiva un obbligo contrattuale esplicito di non utilizzare o divulgare le informazioni aziendali. La natura delle informazioni (elenco clienti, condizioni commerciali) è stata considerata patrimonio aziendale meritevole di tutela, la cui sottrazione e utilizzo configurano un atto di concorrenza sleale.

Il “Periculum in Mora” e il Danno Imminente

Anche il secondo requisito per l’azione cautelare, il periculum in mora, è stato ritenuto provato. Il Tribunale ha riconosciuto che la continuazione dell’utilizzo delle informazioni riservate da parte di un concorrente diretto stava causando un danno imminente e, soprattutto, difficilmente riparabile in un secondo momento. La perdita di clientela e di quote di mercato rappresenta un pregiudizio che un successivo risarcimento economico non potrebbe ristorare completamente, giustificando così un intervento d’urgenza.

Le motivazioni

La decisione si fonda su una duplice valutazione. In primo luogo, il giudice ha dato pieno valore giuridico al patto di riservatezza, considerandolo un valido strumento contrattuale per la protezione del know-how aziendale. La sottoscrizione di tale accordo crea un vincolo specifico che sopravvive alla cessazione del rapporto di lavoro. In secondo luogo, il provvedimento riconosce che l’utilizzo di informazioni segrete per sviare la clientela o per replicare strategie commerciali costituisce una forma di concorrenza sleale ai sensi dell’art. 2598 c.c. e una violazione della disciplina sui segreti commerciali (art. 98 e 99 c.p.i.). L’ordine di inibitoria, esteso anche alla nuova società datrice di lavoro, sottolinea che la responsabilità non ricade solo sull’individuo, ma anche sull’impresa che beneficia consapevolmente di tale illecito.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce l’importanza per le aziende di dotarsi di adeguati strumenti contrattuali, come i patti di riservatezza, per tutelare i propri asset immateriali. Dimostra inoltre che il sistema giudiziario offre strumenti efficaci e rapidi, come il ricorso d’urgenza ex art. 700 c.p.c., per bloccare condotte illecite e prevenire danni irreparabili. Per i lavoratori, invece, funge da monito sul valore degli impegni assunti e sulle serie conseguenze, anche economiche, derivanti dalla loro violazione. La protezione del segreto aziendale si conferma un principio cardine per garantire un mercato leale e competitivo.

Cosa succede se un ex dipendente viola un patto di riservatezza?
Se un ex dipendente viola un patto di riservatezza utilizzando informazioni confidenziali dell’ex datore di lavoro, quest’ultimo può ricorrere al tribunale per ottenere un ordine (inibitoria) che imponga la cessazione immediata di tale comportamento, oltre alla fissazione di una penale per ogni giorno di violazione e al risarcimento dei danni.

Quali sono i presupposti per ottenere un provvedimento d’urgenza in caso di violazione del patto di riservatezza?
Per ottenere un provvedimento d’urgenza è necessario dimostrare due requisiti: il fumus boni iuris, cioè la probabile esistenza del diritto violato (ad esempio, tramite il contratto contenente il patto), e il periculum in mora, ovvero il rischio che, nell’attesa di un giudizio ordinario, si subisca un danno grave e irreparabile (come la perdita di clienti a favore di un concorrente).

Il nuovo datore di lavoro è responsabile se il suo dipendente usa informazioni segrete della precedente azienda?
Sì. Come stabilito nel caso di specie, l’ordine del giudice di cessare l’uso delle informazioni riservate è stato rivolto non solo all’ex dipendente ma anche alla nuova azienda datrice di lavoro, in quanto soggetto che trae vantaggio dalla condotta illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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