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Violazione codice etico: risoluzione contratto legittima

La Corte di Cassazione ha stabilito che la risoluzione di un contratto d’appalto per violazione del codice etico della committente è legittima, anche se i dirigenti dell’impresa appaltatrice vengono successivamente assolti in sede penale. La Corte ha chiarito che la valutazione della condotta che mina il rapporto di fiducia è autonoma rispetto all’esito del processo penale. Di conseguenza, l’escussione delle fideiussioni prestate a garanzia è stata ritenuta corretta. L’aver posto la società sotto amministrazione giudiziaria non sana gli inadempimenti contrattuali precedenti.

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Violazione codice etico: quando la risoluzione del contratto è legittima anche senza condanna penale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema di grande attualità per le imprese: la violazione codice etico come giusta causa di risoluzione di un contratto d’appalto. La Corte ha stabilito che la rottura del rapporto fiduciario, basata su condotte contrarie all’etica aziendale, può giustificare la cessazione del rapporto contrattuale indipendentemente dall’esito di un procedimento penale a carico degli amministratori. Questa decisione rafforza il valore dei codici etici come strumenti contrattuali vincolanti.

I Fatti del Caso: Contratto, Indagine Penale e Risoluzione

Una società di costruzioni, aggiudicataria di tre contratti di appalto con una grande azienda di trasporti, si è trovata al centro di un’indagine penale che ha coinvolto due dei suoi soci. A seguito di ciò, la società appaltatrice è stata sottoposta a sequestro preventivo e, successivamente, ad amministrazione giudiziaria.

Facendo riferimento a tale indagine e sostenendo che le condotte degli amministratori costituissero una violazione del codice etico del proprio gruppo, la stazione appaltante ha deciso di risolvere i contratti in essere e di procedere all’incasso delle fideiussioni prestate da un istituto bancario a garanzia della corretta esecuzione dei lavori, per un importo di oltre 267.000 euro.

L’impresa costruttrice ha contestato la decisione, dando inizio a una causa per far accertare l’illegittimità della risoluzione e del conseguente incasso delle garanzie.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla stazione appaltante. I giudici hanno ritenuto che le ammissioni rese dagli imputati nel corso delle indagini fossero sufficienti a dimostrare condotte che avevano irrimediabilmente minato il rapporto fiduciario con la committente, integrando una violazione delle norme previste dal Codice Etico. Di conseguenza, la risoluzione dei contratti e l’escussione delle fideiussioni sono state considerate legittime.

L’Analisi della Cassazione sulla violazione codice etico

La società di costruzioni ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due argomenti principali:

1. La mancata considerazione della sentenza penale di assoluzione dei soci, che secondo la ricorrente avrebbe dovuto avere efficacia di giudicato nel processo civile.
2. L’errata interpretazione della normativa sugli appalti, sostenendo che lo stato di amministrazione giudiziaria avrebbe dovuto precludere alla stazione appaltante la possibilità di risolvere i contratti per fatti precedenti.

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, confermando la decisione d’appello.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito in modo definitivo la distinzione tra la responsabilità contrattuale e quella penale. Le motivazioni della decisione si fondano sui seguenti principi:

Autonomia del giudizio civile: La Corte ha stabilito che la valutazione della condotta dell’appaltatrice ai fini contrattuali è autonoma e distinta da quella penale. Le clausole di un codice etico, se richiamate nel contratto, diventano vere e proprie obbligazioni contrattuali. La loro violazione, che lede il rapporto di fiducia, può giustificare la risoluzione del contratto tramite clausola risolutiva espressa, a prescindere dall’esistenza di un reato. La corte territoriale ha correttamente valutato in autonomia la gravità dei comportamenti emersi, ritenendoli sufficienti a giustificare la reazione della committente.

Irrilevanza dell’amministrazione giudiziaria per inadempimenti pregressi: La Cassazione ha specificato che la nomina di un amministratore giudiziario ha lo scopo di risanare l’azienda e garantirne la gestione legale per il futuro. Tale misura, tuttavia, non può ‘sanare’ o rendere irrilevanti gli inadempimenti e le violazioni contrattuali commesse prima della sua nomina. La risoluzione del contratto, pertanto, era basata su fatti già accaduti e consolidati.

Natura dell’appello della banca: Infine, la Corte ha confermato che l’appello della banca garante era un appello incidentale e, essendo stato proposto tardivamente, è stato correttamente dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: i codici etici aziendali non sono mere dichiarazioni di intenti, ma possono assumere la forza di un vincolo contrattuale. Un’azienda committente ha il diritto di tutelare la propria reputazione e il rapporto di fiducia con i suoi partner commerciali, risolvendo i contratti in caso di violazione codice etico, anche se tale violazione non si traduce in una condanna penale. La decisione sottolinea l’importanza per le imprese di rispettare non solo le leggi, ma anche gli standard etici e di condotta pattuiti, poiché la loro violazione può avere conseguenze economiche e contrattuali molto gravi.

La risoluzione di un contratto basata sulla violazione di un codice etico è valida se i dirigenti dell’azienda vengono poi assolti in sede penale?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la valutazione della condotta ai fini della violazione del codice etico e della lesione del rapporto fiduciario è autonoma rispetto al giudizio penale. La risoluzione è legittima se le condotte, anche se non penalmente rilevanti, violano le obbligazioni contrattuali derivanti dal codice etico.

L’aver posto un’azienda in amministrazione giudiziaria impedisce alla stazione appaltante di risolvere un contratto per inadempimenti avvenuti prima?
No. La nomina di un amministratore giudiziario non sana gli inadempimenti contrattuali pregressi. La risoluzione basata su condotte avvenute prima del provvedimento di amministrazione giudiziaria è pienamente legittima.

Perché l’appello della banca garante è stato dichiarato inammissibile?
L’appello della banca è stato dichiarato inammissibile perché qualificato come appello incidentale e proposto tardivamente rispetto ai termini stabiliti dalla legge, secondo l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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