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Vigilanza del sindaco: quando il compenso non è dovuto

Un ex sindaco di una società poi fallita chiede il pagamento del suo compenso. Il curatore fallimentare si oppone, sostenendo che il professionista non abbia adempiuto ai suoi doveri di vigilanza. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione precedente, stabilisce che se il curatore allega l’inadempimento del sindaco, spetta a quest’ultimo dimostrare di aver agito con diligenza. La mancata o negligente vigilanza del sindaco può comportare la perdita del diritto al compenso, anche in assenza di un’azione di responsabilità per danni.

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Vigilanza del Sindaco: Inadempimento e Diritto al Compenso

L’ordinanza n. 2350/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto societario: la vigilanza del sindaco e le conseguenze di un suo eventuale inadempimento sul diritto a percepire il compenso. La pronuncia chiarisce che il ruolo del sindaco non è una mera formalità, ma un incarico che richiede un controllo attivo e sostanziale, la cui mancanza può giustificare il mancato pagamento delle sue spettanze, anche senza un’azione di responsabilità diretta.

Il Contesto: La Richiesta di Compenso e l’Opposizione del Fallimento

Il caso trae origine dalla richiesta di un ex sindaco di una S.r.l. di essere ammesso al passivo del fallimento della società per il credito relativo al suo compenso. Il curatore fallimentare si opponeva a tale richiesta, sollevando un’eccezione di inadempimento. Secondo il curatore, il sindaco non aveva svolto adeguatamente i suoi doveri di vigilanza di fronte a una serie di operazioni gestorie anomale e potenzialmente dannose per la società, contribuendo così all’aggravarsi del dissesto.

Il tribunale, in prima istanza, aveva dato ragione al professionista, ritenendo che la curatela non avesse provato il nesso causale tra l’omessa vigilanza e il danno e che, in ogni caso, il sindaco avesse manifestato preoccupazione per la situazione finanziaria. La curatela ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Inversione dell’Onere della Prova sulla Vigilanza del Sindaco

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Fallimento, cassando la decisione del tribunale e stabilendo un principio fondamentale in materia di onere della prova.

Quando il curatore fallimentare solleva l’eccezione di inadempimento (ai sensi dell’art. 1460 c.c.), non è tenuto a provare il danno o il nesso causale, come in un’azione di responsabilità. È sufficiente che il curatore alleghi e documenti i fatti storici che dimostrano una gestione irregolare da parte degli amministratori e la conseguente inerzia dell’organo di controllo.

A questo punto, l’onere della prova si inverte: spetta al sindaco (il creditore che chiede il pagamento) dimostrare di aver adempiuto esattamente e con la diligenza professionale richiesta dal suo incarico (art. 2407 c.c.) a tutti i suoi obblighi di vigilanza.

I Doveri del Sindaco: Oltre il Controllo Formale. Un’analisi della vigilanza del sindaco

La Corte ribadisce che la vigilanza del sindaco non può limitarsi a un controllo meramente formale e burocratico. Il collegio sindacale ha l’obbligo di esercitare un controllo penetrante e sostanziale sull’intera gestione sociale, a tutela non solo dei soci ma anche dei creditori.

Gli Strumenti a Disposizione del Collegio Sindacale

Di fronte a irregolarità o a segnali di crisi, il sindaco non può rimanere passivo. Ha a disposizione un’ampia gamma di poteri-doveri, tra cui:
* Richiedere informazioni e ispezionare atti (art. 2403-bis c.c.).
* Convocare l’assemblea dei soci per segnalare gravi irregolarità (art. 2406 c.c.).
* Impugnare le delibere assembleari o consiliari illegittime.
* Sollecitare la revoca degli amministratori.
* Presentare denuncia al tribunale per gravi irregolarità gestionali (art. 2409 c.c.).

L’inerzia di fronte a tali circostanze integra di per sé un inadempimento contrattuale.

le motivazioni

La Corte spiega che il diritto al compenso del professionista è legato all’effettiva e idonea esecuzione della prestazione. Se le attività svolte dal sindaco, a causa della negligenza, non sono state oggettivamente funzionali a conseguire il risultato atteso (la legittimità e correttezza della gestione), allora la prestazione non può considerarsi correttamente adempiuta. Di conseguenza, il committente (la società o, per essa, il curatore) può legittimamente rifiutare il pagamento del corrispettivo.

Questo principio vale a prescindere dal fatto che l’inadempimento abbia causato un danno risarcibile. L’eccezione di inadempimento, infatti, non richiede la prova della dannosità o della gravità dell’inadempimento necessarie per la risoluzione del contratto, ma si fonda sul semplice squilibrio tra le prestazioni.

le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rafforza la figura e la responsabilità dell’organo di controllo societario. Il messaggio è chiaro: quello del sindaco è un ruolo attivo, che impone un dovere di reazione di fronte alle irregolarità gestionali. Un professionista che rimane inerte o si limita a un controllo superficiale non solo può essere chiamato a rispondere dei danni, ma rischia di perdere il diritto al proprio compenso. Questa decisione fornisce ai curatori fallimentari uno strumento efficace per contestare le pretese di quei professionisti che non hanno adempiuto con la dovuta diligenza al proprio mandato, tutelando così la massa dei creditori.

A un sindaco spetta il compenso se non ha esercitato correttamente i suoi doveri di vigilanza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un inadempimento grave e negligente dei doveri di vigilanza può giustificare il rifiuto di pagare il compenso, in tutto o in parte, perché la prestazione professionale non è stata eseguita in modo funzionale agli interessi della società.

In una causa per il pagamento del compenso, chi deve provare la corretta vigilanza del sindaco?
Se il curatore fallimentare contesta l’inadempimento allegando e documentando fatti di cattiva gestione, l’onere della prova si sposta sul sindaco. È quest’ultimo che deve dimostrare di aver adempiuto diligentemente ai propri obblighi di vigilanza.

Il dovere di vigilanza del sindaco si limita a un controllo formale dei documenti?
Assolutamente no. La vigilanza deve essere effettiva ed efficace. Il sindaco ha il dovere di chiedere informazioni, convocare l’assemblea, denunciare irregolarità e utilizzare tutti gli strumenti legali per tutelare la società e i creditori, non potendo rimanere inerte di fronte a gestioni anomale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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