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Vigilanza del sindaco: onere della prova e compenso

Un sindaco di una società poi fallita richiede il pagamento del proprio compenso. Il curatore fallimentare si oppone sollevando l’eccezione di inadempimento per carenza di vigilanza. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione di merito, stabilisce un principio fondamentale sull’onere della prova: spetta al curatore allegare l’inadempimento, ma è il sindaco a dover dimostrare di aver adempiuto con diligenza ai propri doveri di vigilanza per poter pretendere il compenso.

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Vigilanza del sindaco: non solo un ruolo formale, parola della Cassazione

La corretta vigilanza del sindaco di una società è un dovere sostanziale e non una mera formalità. Con l’ordinanza n. 2400 del 2024, la Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto cruciale che riguarda il diritto al compenso dei sindaci in caso di fallimento della società: l’onere della prova. Se il curatore contesta il pagamento per una presunta inerzia dell’organo di controllo, spetta al sindaco dimostrare di aver agito con diligenza, e non al curatore provare il contrario. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di un professionista di essere ammesso al passivo fallimentare di una S.r.l. per i compensi maturati quale sindaco della società. Il giudice delegato inizialmente respingeva la domanda. Successivamente, il Tribunale, in sede di opposizione, accoglieva la richiesta del professionista, ritenendo che il curatore fallimentare non avesse sufficientemente provato il nesso causale tra le presunte omissioni del sindaco e l’aggravamento del dissesto societario.

Il curatore, non soddisfatto, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando che il Tribunale avesse erroneamente interpretato le regole sull’onere della prova in materia di eccezione di inadempimento. Secondo il fallimento, il sindaco non aveva adottato le necessarie iniziative di controllo e reazione di fronte a palesi irregolarità gestionali, come la concessione di prestiti a società controllate senza garanzie o la conclusione di contratti svantaggiosi per la società.

L’Onere della Prova nella Vigilanza del Sindaco

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella ripartizione dell’onere della prova. La Corte ha stabilito che, quando il curatore solleva un’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.) per paralizzare la pretesa di pagamento del sindaco, si applicano i principi generali in materia di obbligazioni.

Questo significa che:
1. Il curatore (debitore) ha il solo onere di allegare l’inadempimento del sindaco (creditore), indicando le circostanze specifiche e le operazioni anomale rispetto alle quali la vigilanza sarebbe stata carente.
2. Il sindaco (creditore), di contro, ha l’onere di provare il fatto estintivo della pretesa del curatore, ovvero di aver esattamente e diligentemente adempiuto ai propri doveri. Deve dimostrare, con prove concrete, di aver vigilato attivamente sulla gestione e di aver intrapreso le azioni necessarie per reagire alle irregolarità.

Il Tribunale aveva errato nel richiedere al curatore la prova del nesso causale tra l’omissione e il danno, un requisito proprio dell’azione di responsabilità, ma non dell’eccezione di inadempimento, che serve unicamente a giustificare il mancato pagamento del compenso.

I Doveri Sostanziali del Sindaco

La Corte ribadisce con forza che la vigilanza del sindaco non può esaurirsi in un controllo meramente formale e burocratico. L’organo di controllo ha l’obbligo di adottare un comportamento proattivo e penetrante. Tra i doveri menzionati figurano:
* Richiedere informazioni e ispezionare atti (art. 2403-bis c.c.).
* Segnalare le irregolarità agli amministratori e ai soci.
* Convocare l’assemblea (art. 2406 c.c.) in caso di gravi irregolarità o inerzia degli amministratori.
* Ricorrere al tribunale per la denuncia di gravi irregolarità (art. 2409 c.c.).
* Sollecitare la revoca di delibere illegittime.

L’inerzia di fronte a ‘segnali d’allarme’ integra di per sé un inadempimento che può compromettere il diritto al compenso.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha cassato il decreto del Tribunale perché quest’ultimo ha applicato in modo errato le norme sull’onere della prova. Il giudice di merito, nel valutare l’eccezione del curatore, si è limitato a constatare che il collegio sindacale aveva manifestato preoccupazione per l’equilibrio finanziario, senza però verificare se a tale preoccupazione fossero seguite azioni concrete ed efficaci, come imposto dalla diligenza professionale (art. 1176, comma 2, c.c.). Il diritto al compenso non deriva automaticamente dalla carica ricoperta, ma dalla corretta esecuzione della prestazione di vigilanza. Un’esecuzione negligente o incompleta, che non sia funzionale a tutelare gli interessi della società, giustifica il rifiuto del pagamento da parte del committente, in questo caso rappresentato dal curatore fallimentare.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un monito fondamentale per tutti i componenti degli organi di controllo societario. Il ruolo del sindaco è attivo, non passivo, e richiede un impegno costante e documentabile. Per avere diritto al proprio compenso, specialmente nel contesto critico di una procedura concorsuale, non è sufficiente aver ricoperto la carica: è indispensabile poter dimostrare di aver esercitato i propri poteri-doveri di vigilanza con la massima diligenza, reagendo tempestivamente ed efficacemente alle anomalie gestionali. In caso contrario, l’eccezione di inadempimento sollevata dal curatore può legittimamente azzerare la pretesa economica del professionista.

Chi deve provare la corretta vigilanza del sindaco se il curatore fallimentare ne contesta il compenso?
Secondo la Corte di Cassazione, una volta che il curatore allega specifiche inadempienze, l’onere della prova si sposta sul sindaco. È quest’ultimo a dover dimostrare di aver adempiuto correttamente e con diligenza a tutti i suoi doveri di vigilanza.

Il diritto al compenso del sindaco è garantito per il solo fatto di aver ricoperto la carica?
No. L’ordinanza chiarisce che il diritto al compenso è strettamente legato all’esatto adempimento delle obbligazioni. Un’esecuzione negligente o incompleta dei doveri di vigilanza può giustificare il rifiuto, totale o parziale, del pagamento da parte della società o, in caso di fallimento, del curatore.

Quali sono i doveri essenziali del sindaco secondo questa ordinanza?
I doveri non si limitano a un controllo formale. Il sindaco deve esercitare un’effettiva e penetrante vigilanza, che include la richiesta di informazioni, la segnalazione di irregolarità, la convocazione dell’assemblea, l’impugnazione di delibere e, nei casi più gravi, la denuncia all’autorità giudiziaria. L’inerzia è considerata un inadempimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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