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Valore immobile abusivo: no indennizzo per la costruzione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4781/2025, ha stabilito che nel calcolo del prezzo di riacquisto di un’area industriale, il valore dell’immobile abusivo, specificamente quello privo di autorizzazione paesaggistica, non deve essere considerato. Anche se la normativa sul riacquisto da parte dei consorzi industriali è autonoma rispetto a quella sull’espropriazione, si applica il principio generale per cui il proprietario non può trarre vantaggio dalla propria attività illecita. Di conseguenza, l’indennizzo si basa solo sul valore del terreno e non sulla costruzione.

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Valore immobile abusivo: La Cassazione esclude l’indennizzo per la costruzione

La recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per il settore immobiliare e industriale: la determinazione del valore di un immobile abusivo nel contesto di un riacquisto forzato da parte di un consorzio industriale. La decisione chiarisce che la mancanza di autorizzazioni essenziali, come quella paesaggistica, azzera il valore della costruzione ai fini dell’indennizzo, anche in presenza di una concessione edilizia. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla controversia tra un imprenditore artigiano, titolare di un’azienda in concordato preventivo, e un Consorzio per lo Sviluppo Industriale. Il Consorzio aveva esercitato il suo diritto, previsto dalla legge, di riacquistare un’area industriale precedentemente ceduta all’imprenditore. Su tale area, l’artigiano aveva costruito uno stabilimento.

Il punto di scontro è sorto sulla determinazione del prezzo di riacquisto. Il Consorzio sosteneva che il fabbricato fosse abusivo a causa della mancanza del nullaosta paesaggistico e che, pertanto, il suo valore non dovesse essere incluso nel prezzo. La Corte d’Appello aveva dato ragione al Consorzio, liquidando un importo basato principalmente sul valore del terreno. L’imprenditore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’errata valutazione e un’ingiusta decurtazione del valore del suo bene.

La Decisione della Corte e il Valore dell’Immobile Abusivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’imprenditore, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno stabilito che, ai fini della determinazione del prezzo di riacquisto, la costruzione realizzata in assenza dell’autorizzazione paesaggistica deve essere considerata illecita. Di conseguenza, il suo valore non può concorrere alla formazione dell’indennizzo spettante al proprietario.

La Corte ha inoltre respinto le altre doglianze del ricorrente, tra cui la presunta disparità di trattamento rispetto al proprietario di una porzione adiacente dello stesso edificio (che aveva invece ottenuto la sanatoria) e l’inammissibilità del motivo relativo alla legittimazione del commissario giudiziale del concordato.

Le Motivazioni: Il Principio di Non Indennizzabilità dell’Abuso Edilizio

Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione di un principio generale del nostro ordinamento: nessuno può trarre vantaggio da una propria attività illecita. La Cassazione chiarisce che, sebbene la procedura di riacquisto da parte dei consorzi industriali (disciplinata dall’art. 63 della L. 448/1998) sia autonoma e distinta dalla normativa generale sull’espropriazione per pubblica utilità (d.P.R. 327/2001), essa non può sottrarsi a questo principio cardine.

L’art. 38 del Testo Unico Espropriazioni, che esclude dal calcolo dell’indennità il valore delle costruzioni abusive, viene visto come espressione di tale principio. Anche se non direttamente applicabile, la sua ratio viene estesa al caso di specie. La mancanza dell’autorizzazione paesaggistica è un vizio grave che rende l’opera illecita e impedisce di riconoscerle un valore economico nell’ambito di una procedura ablatoria pubblica. Il fatto che esista una concessione edilizia non è sufficiente a sanare l’abuso, poiché la sua efficacia è subordinata all’ottenimento di tutte le altre autorizzazioni necessarie, inclusa quella paesaggistica.

La Corte ha anche precisato che la possibilità teorica di ottenere una sanatoria in futuro è irrilevante. La valutazione deve basarsi sullo stato di fatto e di diritto del bene al momento in cui viene emesso il provvedimento di riacquisto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un concetto fondamentale: la conformità urbanistica e paesaggistica è un requisito imprescindibile per il pieno riconoscimento del valore economico di un immobile. Per gli imprenditori e i proprietari di immobili in aree industriali, le implicazioni sono chiare:

1. Verifica completa delle autorizzazioni: È essenziale assicurarsi di possedere non solo il permesso di costruire, ma anche tutte le altre autorizzazioni richieste dalla normativa vigente, in particolare quelle paesaggistiche e ambientali in aree vincolate.
2. Rischio economico: Un immobile non pienamente conforme alla normativa è esposto al rischio di un drastico deprezzamento in caso di procedure di riacquisto, esproprio o altre vicende traslative della proprietà a iniziativa pubblica.
3. Irrilevanza della sanatoria ex post: Attendere o sperare in una futura sanatoria non protegge dalla svalutazione attuale del bene. La legittimità deve sussistere al momento della valutazione.

In sintesi, investire nella piena regolarizzazione dei propri immobili non è solo un dovere legale, ma anche una fondamentale forma di tutela del proprio patrimonio.

Quando un immobile è considerato ‘abusivo’ ai fini del calcolo dell’indennizzo, anche se ha una concessione edilizia?
Un immobile è considerato abusivo se manca di autorizzazioni essenziali, come quella paesaggistica. La Corte ha chiarito che il possesso della sola concessione edilizia non è sufficiente a rendere l’opera legittima, poiché la sua efficacia è subordinata all’ottenimento di tutte le autorizzazioni previste, inclusa quella per la tutela del paesaggio.

Il valore di un immobile abusivo può essere escluso dal prezzo di riacquisto da parte di un consorzio industriale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che si applica il principio generale secondo cui il proprietario non può trarre vantaggio da una propria attività illecita. Di conseguenza, il valore della costruzione realizzata abusivamente viene escluso dal calcolo del prezzo, che sarà commisurato al solo valore dell’area di sedime.

La possibilità di sanare in futuro un abuso edilizio incide sulla determinazione del prezzo di riacquisto?
No. La decisione afferma che l’eventuale e futura possibilità di presentare un’istanza di sanatoria è irrilevante. La valutazione del bene deve essere effettuata sulla base della sua condizione giuridica e fattuale al momento dell’emissione del provvedimento di riacquisto, non su future e incerte possibilità di regolarizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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