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Usura sopravvenuta: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30253/2024, ha affrontato il tema dell’usura sopravvenuta in un contratto di apertura di credito. Ha stabilito che se un tasso d’interesse, legittimo al momento della stipula, supera la soglia di usura in un momento successivo, la clausola contrattuale non diventa né nulla né inefficace. La Corte ha respinto il ricorso dei debitori, confermando che la pretesa della banca di riscuotere gli interessi al tasso originariamente pattuito non viola il principio di buona fede.

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Usura Sopravvenuta: Contratto Valido Anche se il Tasso Supera la Soglia

Il tema dell’usura sopravvenuta rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto bancario. Cosa accade se un tasso d’interesse, perfettamente legale alla firma di un contratto, supera le soglie anti-usura stabilite dalla legge in un momento successivo? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30253 del 2024, offre un chiarimento decisivo, ribadendo un principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite: la clausola contrattuale rimane valida e non scatta la sanzione della nullità.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo emesso a favore di un istituto finanziario per il saldo debitore di un’apertura di credito in conto corrente garantita da ipoteca. I clienti contestavano la legittimità della richiesta, eccependo la presenza di clausole nulle per anatocismo, interessi ultra-legali e, soprattutto, il superamento dei tassi soglia anti-usura.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente l’opposizione, rideterminando il saldo dovuto al netto delle somme indebitamente addebitate per anatocismo, ma respingeva la contestazione relativa all’usura. La decisione veniva confermata dalla Corte d’Appello, la quale sosteneva che, essendo il contratto stato stipulato poco dopo l’entrata in vigore della legge anti-usura (L. 108/1996) ma prima della pubblicazione dei decreti ministeriali che fissavano le soglie, non si potesse configurare un intento elusivo della normativa. Di conseguenza, i clienti decidevano di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte sull’Usura Sopravvenuta

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo infondato il motivo principale relativo alla violazione della legge anti-usura. Il cuore della decisione si basa sul richiamo al consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sentenza n. 24675/2017). Secondo tale principio, il fenomeno dell’usura sopravvenuta non comporta la nullità o l’inefficacia della clausola che determina gli interessi.

In altre parole, se al momento della stipulazione del contratto il tasso pattuito era inferiore alla soglia di usura allora vigente, la clausola rimane valida per tutta la durata del rapporto. L’eventuale superamento della soglia in momenti successivi, dovuto alla fluttuazione dei tassi di mercato rilevati trimestralmente, non può rendere retroattivamente nulla una pattuizione originariamente lecita. La pretesa della banca di riscuotere gli interessi al tasso validamente concordato non può essere considerata, per il solo fatto del superamento della soglia, contraria al dovere di buona fede nell’esecuzione del contratto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si articolano su punti chiari e distinti. Innanzitutto, viene ribadito il principio secondo cui la valutazione sulla natura usuraria di un tasso di interesse deve essere condotta con riferimento al momento in cui esso è stato promesso o convenuto. La legge anti-usura non ha efficacia retroattiva e non può invalidare pattuizioni che erano lecite quando sono state concluse.

La Corte ha inoltre chiarito un importante aspetto processuale. Sebbene abbia riconosciuto l’errore della Corte d’Appello nel ritenere che fosse onere dei clienti produrre i decreti ministeriali sui tassi soglia (poiché, in base al principio iura novit curia, il giudice è tenuto a conoscerli), ha specificato che tale errore non era decisivo per l’esito del giudizio. La ragione fondamentale del rigetto, infatti, risiede nella non applicabilità della sanzione della nullità al caso di usura sopravvenuta. Di conseguenza, anche se il superamento del tasso fosse stato provato, la clausola sarebbe rimasta valida.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo relativo all’errata qualificazione del contratto (apertura di credito anziché mutuo), in quanto la Corte d’Appello aveva valutato la questione dell’usura a prescindere dalla natura del contratto, rendendo la qualificazione irrilevante ai fini della decisione (ratio decidendi).

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un principio di certezza giuridica nei rapporti bancari. La decisione implica che i contratti di finanziamento non possono essere messi in discussione per il solo fatto che le condizioni di mercato cambino nel tempo, portando i tassi originari a superare le soglie di usura. Per i debitori, ciò significa che la contestazione per usura sopravvenuta non è una strada percorribile per ottenere la nullità della clausola interessi e la non debenza degli stessi. La valutazione sulla liceità del tasso resta ancorata al momento genetico del contratto, garantendo stabilità alle pattuizioni e prevedibilità agli operatori del mercato finanziario.

Un tasso di interesse che diventa usurario dopo la firma del contratto rende nulla la clausola che lo prevede?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se un tasso di interesse è legittimo al momento della stipula del contratto, l’eventuale superamento della soglia di usura in un momento successivo (usura sopravvenuta) non ne causa la nullità né l’inefficacia.

Cosa stabilisce il principio di ‘usura sopravvenuta’?
Il principio, consolidato dalle Sezioni Unite, stabilisce che la validità di una clausola sugli interessi si valuta al momento della sua pattuizione. Se in quel momento il tasso è lecito, rimane tale per tutta la durata del rapporto, e la pretesa del creditore di riscuotere gli interessi al tasso concordato non viola il dovere di buona fede.

È onere del cliente dimostrare in giudizio quali sono i tassi soglia pubblicati con decreto ministeriale?
No. I decreti ministeriali che rilevano i tassi soglia sono fonti integrative del diritto e, in quanto tali, sono soggetti al principio ‘iura novit curia’ (il giudice conosce la legge). Pertanto, il giudice deve conoscerli e applicarli d’ufficio, senza che la parte abbia l’onere di produrli in giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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