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Usucapione tra coniugi: impossibile in comunione legale

Un ex marito chiedeva l’usucapione tra coniugi della quota di un immobile, adibito a studio professionale, acquistato in comunione legale. La Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che l’usucapione è sospesa tra i coniugi finché dura il vincolo matrimoniale e la comunione legale, per tutelare l’armonia familiare. Solo con la separazione e un atto di interversione del possesso possono iniziare a decorrere i termini.

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Usucapione tra coniugi: perché non è possibile in regime di comunione legale

L’usucapione tra coniugi è un tema complesso che interseca il diritto di famiglia con quello immobiliare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: finché vige il regime di comunione legale dei beni, un coniuge non può usucapire la quota dell’altro su un bene comune. Questa decisione si fonda sulla necessità di preservare l’armonia familiare, sospendendo i termini della prescrizione, e quindi dell’usucapione, tra i coniugi.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un avvocato che, dopo la separazione dalla moglie, aveva chiesto al Tribunale di riconoscere il suo acquisto per usucapione della metà indivisa di un immobile. Tale immobile, sebbene acquistato in regime di comunione legale, era stato da lui sempre utilizzato come studio professionale. L’avvocato sosteneva di aver esercitato un possesso esclusivo sul bene, tale da giustificare l’usucapione.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la sua domanda. I giudici di merito avevano stabilito che, in costanza di matrimonio e di comunione legale, l’istituto dell’usucapione non può operare tra i coniugi a causa della sospensione della prescrizione prevista dall’articolo 2941, n. 1 del codice civile.

L’analisi della Cassazione sull’usucapione tra coniugi

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza delle decisioni precedenti. La Corte ha chiarito che l’articolo 1165 del codice civile estende all’usucapione le norme generali sulla prescrizione, incluse le cause di sospensione.

Il principio cardine è che la prescrizione, e di conseguenza l’usucapione, rimane sospesa tra i coniugi. La ratio di questa norma è quella di evitare che questioni patrimoniali possano turbare l’armonia della vita coniugale. Pertanto, un coniuge non può maturare i termini per l’usucapione di un bene, nemmeno se appartenente esclusivamente all’altro coniuge, finché il vincolo matrimoniale è in essere.

L’Interversione del Possesso e la Separazione

Nel caso specifico, l’avvocato ricorrente aveva compiuto un atto di interversio possessionis nel 2013, cambiando la serratura dell’immobile e impedendo di fatto l’accesso all’ex moglie. Questo atto, che manifesta la volontà di possedere il bene come proprietario esclusivo, è un presupposto fondamentale per l’usucapione di un bene comune.

Tuttavia, la Corte ha osservato che la causa era stata intentata nel 2017. Poiché la comunione legale si era trasformata in comunione ordinaria solo con la sentenza di separazione del 2018, i termini per l’usucapione non erano ancora maturati al momento della notifica dell’atto di citazione. Il periodo di possesso esclusivo era insufficiente a determinare l’acquisto della proprietà.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su un principio consolidato: la sospensione della prescrizione tra coniugi è un elemento che impedisce la maturazione dei termini per l’usucapione. Questo istituto è volto a proteggere il rapporto coniugale da azioni legali che potrebbero comprometterlo. La crisi coniugale deve trovare un riscontro formale, come la separazione legale, per far cessare la sospensione e consentire la decorrenza dei termini.

La Corte ha inoltre specificato che l’accertamento della decorrenza della prescrizione è un elemento costitutivo della domanda di usucapione. Il giudice deve verificarlo d’ufficio, anche senza una specifica eccezione della controparte. Pertanto, la Corte d’Appello aveva correttamente rilevato l’inoperatività dell’usucapione in costanza di matrimonio.

Infine, è stato respinto anche il motivo relativo alla mancata partecipazione della controparte alla mediazione obbligatoria. La legge, infatti, conferisce al giudice la facoltà, e non l’obbligo, di trarre argomenti di prova da tale assenza, ma la regolamentazione delle spese di lite segue primariamente il principio della soccombenza.

Conclusioni

L’ordinanza in esame riafferma con chiarezza che l’usucapione tra coniugi per beni in comunione legale è inoperante. La tutela dell’unità familiare prevale sulle dinamiche possessorie fino alla separazione legale, momento in cui la comunione legale si scioglie. Solo da quel momento, e in presenza di un chiaro atto di interversione del possesso, un ex coniuge può iniziare a maturare i termini per usucapire la quota dell’altro. Questa pronuncia offre un importante riferimento per le controversie patrimoniali che sorgono nell’ambito delle crisi familiari, sottolineando la specialità delle norme che regolano i rapporti tra coniugi rispetto alle regole generali sulla proprietà e sul possesso.

È possibile l’usucapione di un bene in comunione legale tra coniugi?
No, non è possibile finché dura il matrimonio. La legge sospende i termini per l’usucapione tra i coniugi in virtù dell’articolo 2941 n.1 del codice civile, una norma volta a proteggere l’armonia del rapporto coniugale.

Cosa succede ai beni in comunione legale dopo la separazione?
Con la separazione legale, la comunione legale si scioglie e si trasforma in una comunione ordinaria. Da questo momento, in presenza di determinate condizioni come un atto di interversione del possesso, possono iniziare a decorrere i termini utili per l’usucapione.

Cambiare la serratura di un immobile comune è sufficiente per l’usucapione?
Cambiare la serratura può costituire un atto di ‘interversione del possesso’, che manifesta la volontà di possedere il bene in modo esclusivo. Tuttavia, da solo non è sufficiente. È necessario che da quel momento decorra l’intero termine previsto dalla legge per l’usucapione, termine che, come stabilito dalla Corte, non corre durante il matrimonio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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