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Usucapione tra coniugi: è possibile? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8931/2024, ha stabilito che l’usucapione tra coniugi non può maturare durante il matrimonio. La legge, infatti, prevede una causa di sospensione dei termini necessari per l’acquisto della proprietà per usucapione, a tutela del rapporto coniugale. Il caso riguardava una moglie che, a seguito del fallimento del marito, rivendicava la metà dei beni immobili aziendali e della casa familiare, sostenendo di averli posseduti ininterrottamente. La Corte ha respinto il ricorso, confermando che il termine per l’usucapione non decorre tra i coniugi.

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Usucapione tra Coniugi: la Cassazione Conferma lo Stop Durante il Matrimonio

L’usucapione tra coniugi rappresenta una questione legale complessa che tocca le fondamenta del diritto di famiglia e immobiliare. Può un coniuge diventare proprietario esclusivo di un bene dell’altro, o di una sua quota, semplicemente possedendolo per un lungo periodo di tempo durante il matrimonio? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 8931 del 4 aprile 2024, ha fornito una risposta chiara e definitiva, ribadendo un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria trae origine dalla domanda di una donna, moglie di un imprenditore dichiarato fallito. La signora aveva chiesto al tribunale di riconoscere la sua proprietà sul 50% di alcuni beni immobili acquisiti dalla procedura fallimentare del marito. Tali beni consistevano in un terreno, acquistato dopo il matrimonio, sul quale l’uomo aveva edificato un capannone per la sua attività d’impresa e la casa familiare.

Inizialmente, la sua richiesta si basava sull’inclusione di tali beni nella comunione legale. Tuttavia, questa tesi era stata respinta, in quanto i beni erano stati qualificati come parte della cosiddetta “comunione de residuo”, ovvero beni che cadono in comunione solo al momento dello scioglimento del matrimonio. In via subordinata, la moglie aveva quindi avanzato una domanda di usucapione tra coniugi, sostenendo di aver posseduto i beni uti domina (cioè come se ne fosse stata la proprietaria) insieme al marito per il tempo necessario previsto dalla legge.

La Sospensione dell’Usucapione tra Coniugi

Il Tribunale, chiamato a pronunciarsi sulla domanda di usucapione dopo un precedente rinvio della Cassazione, aveva respinto la richiesta della donna. La motivazione si fondava su un principio cardine del Codice Civile: la sospensione della prescrizione tra i coniugi.

Secondo il combinato disposto degli articoli 1165 e 2941, n. 1, del Codice Civile, le cause che sospendono la prescrizione si applicano anche all’usucapione. L’articolo 2941, n. 1, prevede esplicitamente che la prescrizione (e quindi l’usucapione) rimanga sospesa “tra i coniugi”.

Ciò significa che, finché il vincolo matrimoniale è in essere, il “cronometro” per il maturare dell’usucapione è fermo. Il possesso, anche se prolungato per decenni, non produce alcun effetto ai fini dell’acquisto della proprietà a titolo originario.

Le Motivazioni della Cassazione

La ricorrente ha tentato di superare questo ostacolo normativo con un’argomentazione complessa, sostenendo che la norma sulla sospensione, storicamente legata a un divieto di donazioni tra coniugi oggi non più esistente, dovesse essere interpretata in modo meno restrittivo. A suo dire, sarebbe stato preferibile valorizzare le posizioni individuali dei membri della famiglia.

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo infondato, rigettando il ricorso. I giudici hanno riaffermato con fermezza la piena vigenza e applicabilità della norma. La ratio della sospensione non è legata a vecchi divieti, ma alla necessità di salvaguardare la pace e l’armonia familiare. Consentire l’usucapione tra coniugi significherebbe introdurre un elemento di conflitto e diffidenza nel rapporto, costringendo un coniuge a intraprendere azioni legali contro l’altro per interrompere il decorso del tempo, minando così la fiducia che dovrebbe caratterizzare il matrimonio.

La Corte ha chiarito che il legislatore ha volutamente “congelato” la possibilità di acquisto per usucapione all’interno della coppia sposata, proprio per proteggere la natura stessa del legame coniugale da dinamiche proprietarie potenzialmente disgreganti.

Conclusioni

La decisione della Suprema Corte consolida un principio giuridico di estrema importanza: durante il matrimonio, un coniuge non può usucapire un bene di proprietà dell’altro. Il periodo necessario per l’usucapione non decorre. Questa sospensione opera per tutta la durata del vincolo coniugale e cessa solo con lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio (ad esempio, con il divorzio).

Di conseguenza, qualsiasi pretesa basata sull’aver posseduto un bene del coniuge per oltre vent’anni durante la vita matrimoniale è destinata a fallire. La legge, in questo caso, sceglie di proteggere il rapporto affettivo e fiduciario tra i coniugi rispetto alle dinamiche di acquisto della proprietà, rimandando ogni eventuale questione patrimoniale al momento della crisi del rapporto stesso.

È possibile l’usucapione tra coniugi durante il matrimonio?
No, non è possibile. La legge stabilisce che il termine necessario per il maturare dell’usucapione è sospeso per tutta la durata del matrimonio. Pertanto, il possesso di un bene dell’altro coniuge, per quanto prolungato, non produce effetti ai fini dell’acquisto della proprietà.

Quale norma impedisce l’usucapione tra coniugi?
L’impedimento deriva dal combinato disposto degli articoli 1165 e 2941, n. 1, del Codice Civile. Il primo articolo estende le norme sulla sospensione della prescrizione anche all’usucapione, mentre il secondo sospende esplicitamente la prescrizione tra i coniugi.

Perché la legge prevede questa sospensione?
La ragione è tutelare l’armonia e la fiducia all’interno della famiglia. Se l’usucapione fosse ammessa, un coniuge potrebbe essere costretto ad agire legalmente contro l’altro per proteggere la propria proprietà, creando tensioni e conflitti incompatibili con la natura del rapporto matrimoniale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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