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Usucapione terreno: coltivare non basta a provare

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15386/2025, ha rigettato il ricorso di un agricoltore che chiedeva di essere riconosciuto proprietario per usucapione di un terreno coltivato per decenni. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la semplice coltivazione di un fondo non è sufficiente a dimostrare il possesso ‘uti dominus’, ovvero la volontà di comportarsi come proprietario. Tale attività, infatti, è compatibile anche con un semplice rapporto di detenzione (es. affitto o comodato). Per ottenere l’usucapione del terreno è necessario dimostrare atti inequivocabili che manifestino l’intenzione di escludere il proprietario e gli altri dal godimento del bene.

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Usucapione Terreno: Perché Coltivare non Basta secondo la Cassazione

L’usucapione di un terreno agricolo è un argomento che suscita sempre grande interesse. Molti credono che coltivare un fondo per un lungo periodo di tempo sia sufficiente per diventarne proprietari. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che la realtà giuridica è ben più complessa. Con la decisione in commento, i giudici supremi hanno chiarito che la semplice coltivazione, di per sé, non prova il cosiddetto possesso uti dominus, elemento indispensabile per usucapire.

La Vicenda: dall’Uso del Fondo alla Causa in Tribunale

Il caso ha origine dalla richiesta di un agricoltore di vedersi riconosciuto proprietario, per usucapione, di un terreno con annesso fabbricato rurale che coltivava fin dal 1976. Inizialmente, sia il terreno in questione che uno ad esso confinante (poi acquistato regolarmente dall’agricoltore nel 2001) appartenevano a un ente ecclesiastico. L’agricoltore aveva sempre coltivato entrambi i fondi in modo unitario, senza alcuna divisione fisica.

Il terreno oggetto della causa era stato venduto dall’ente a una società, e successivamente, a seguito di una procedura esecutiva, era stato acquistato da una terza persona. Quest’ultima si è opposta alla domanda di usucapione, dando il via al contenzioso legale.

Usucapione Terreno: la Prova del Possesso secondo la Corte

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda dell’agricoltore. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha confermato le decisioni precedenti. Il punto centrale della controversia ruota attorno alla distinzione tra possesso e detenzione.

La Differenza tra Possesso e Detenzione

Per ottenere l’usucapione di un terreno, non è sufficiente dimostrare di aver avuto una relazione materiale con il bene. È necessario provare il ‘possesso uti dominus’, ovvero di essersi comportati come se si fosse il vero proprietario, in modo pubblico, pacifico e continuato per almeno vent’anni.

La coltivazione del fondo, secondo la giurisprudenza costante, è un’attività ‘equivoca’: può essere espressione tanto del possesso quanto della semplice detenzione. Un soggetto potrebbe coltivare un terreno perché lo ha in affitto, in comodato o per un semplice accordo verbale con il proprietario. In questi casi, egli è un mero detentore, in quanto riconosce il diritto di proprietà altrui.

L’Onere della Prova grava su chi chiede l’Usucapione

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva dedotto che il rapporto dell’agricoltore con il terreno fosse iniziato come detenzione. Questa conclusione si basava su una dichiarazione resa in passato dallo stesso agricoltore, il quale aveva affermato di aver ricevuto il fondo confinante ‘in lavorazione’ dall’ente proprietario. I giudici hanno presunto che lo stesso tipo di accordo si applicasse anche al terreno conteso, data la coltivazione unitaria e l’assenza di confini.

Di fronte a questa presunzione di detenzione, spettava all’agricoltore dimostrare un atto di ‘interversione del possesso’: un’azione concreta e inequivocabile con cui avesse manifestato al proprietario l’intenzione di non riconoscere più il suo diritto e di iniziare a possedere il bene come proprio. Tale prova non è stata fornita per il periodo necessario a maturare l’usucapione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso, ritenendoli infondati. I giudici hanno ribadito il consolidato orientamento secondo cui:

La coltivazione del fondo agricolo non è sufficiente a provare il possesso uti dominus*, essendo compatibile con un titolo convenzionale (es. affitto) o con la mera tolleranza del proprietario.
Per dimostrare l’intenzione di possedere come proprietario (animus possidendi), sono necessari atti esteriori che manifestino la volontà di escludere gli altri dal godimento del bene (il cosiddetto ius excludendi alios*).
* Un esempio tipico di tale atto è la recinzione del fondo, che in questo caso non era presente.
L’onere di provare tutti gli elementi costitutivi dell’usucapione, incluso il possesso uti dominus*, grava interamente su chi agisce in giudizio per farla dichiarare.

La Corte ha quindi concluso che il ragionamento della Corte d’Appello era corretto e immune da vizi logici o giuridici, confermando che il rapporto dell’agricoltore con il bene era iniziato come detenzione e non si era mai trasformato in un possesso utile ai fini dell’usucapione.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito a chiunque si trovi a gestire un terreno altrui per un lungo periodo. La semplice cura e coltivazione, anche se protratta per decenni, non garantisce l’acquisto della proprietà per usucapione. È fondamentale che il rapporto con il bene sia caratterizzato da atti concreti che non lascino dubbi sulla propria volontà di agire come unico ed esclusivo proprietario. In assenza di tale prova, la domanda di usucapione è destinata a fallire.

È sufficiente coltivare un terreno per molti anni per diventarne proprietari per usucapione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola coltivazione di un fondo non è una prova sufficiente del possesso ‘uti dominus’, poiché tale attività è compatibile anche con un rapporto di detenzione (es. affitto, comodato) o con la mera tolleranza del proprietario.

Cosa si intende per possesso ‘uti dominus’ e come si differenzia dalla detenzione?
Il possesso ‘uti dominus’ è il comportamento di chi esercita su un bene un potere di fatto come se ne fosse il proprietario, con l’intenzione di escludere chiunque altro. La detenzione, invece, è la semplice disponibilità materiale del bene, ma con la consapevolezza di riconoscere il diritto di proprietà altrui.

In una causa per usucapione, chi deve provare il possesso del bene?
L’onere della prova grava interamente sulla persona che chiede di essere dichiarata proprietaria per usucapione. Deve dimostrare non solo di aver avuto la disponibilità del bene, ma di averlo posseduto in modo continuato, pacifico, pubblico e con l’animo del proprietario (‘uti dominus’) per tutto il tempo richiesto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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