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Usucapione servitù distanze: quando è possibile?

Una proprietaria ha citato in giudizio la vicina per una costruzione realizzata a distanza non regolamentare dal confine. La vicina ha eccepito con successo l’usucapione servitù distanze, dimostrando che l’edificio esisteva da oltre vent’anni. La Corte di Cassazione ha confermato che tale diritto può essere acquisito per usucapione, chiarendo il valore probatorio delle dichiarazioni rese in sede di condono edilizio e i termini processuali per la contestazione dei fatti.

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Usucapione servitù distanze: la Cassazione chiarisce i presupposti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna ad affrontare un tema cruciale nel diritto immobiliare: l’usucapione servitù distanze. È possibile mantenere una costruzione troppo vicina al confine del vicino se sono passati più di 20 anni? La risposta è affermativa, ma la sentenza offre importanti chiarimenti sui presupposti probatori e sulle tempistiche processuali per far valere i propri diritti. Analizziamo insieme questa decisione che consolida un principio fondamentale per la risoluzione delle liti di vicinato.

I Fatti di Causa: una costruzione troppo vicina

La vicenda giudiziaria ha origine dalla domanda di una proprietaria che chiedeva la condanna della vicina all’arretramento di un fabbricato, poiché costruito in violazione delle distanze legali previste dagli strumenti urbanistici locali. La convenuta, tuttavia, si è difesa sostenendo di aver acquisito, per usucapione ventennale, il diritto di mantenere l’opera a quella distanza. A suo dire, l’edificio era stato realizzato nel 1977, mentre la causa era stata intentata solo nel 1999, dunque a termine già maturato.

Dopo un lungo iter processuale, che ha visto una prima sentenza della Cassazione stabilire l’ammissibilità dell’usucapione in questa materia, la Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha dato ragione alla convenuta. La Corte ha ritenuto provata la data di costruzione del 1977 basandosi sulla dichiarazione resa nella domanda di condono edilizio e, soprattutto, sulla tardiva contestazione di tale data da parte dell’attrice, avvenuta solo in sede di comparsa conclusionale.

La questione giuridica e l’usucapione servitù distanze

Il cuore della controversia risiede nel bilanciamento tra il diritto del proprietario al rispetto delle distanze legali e la possibilità di sanare una situazione di fatto consolidatasi nel tempo. La Cassazione ha da tempo chiarito che è ammissibile l’acquisto per usucapione servitù distanze. In pratica, il possesso ventennale, pubblico e ininterrotto di una costruzione a distanza inferiore a quella legale fa sorgere in capo al suo proprietario una vera e propria servitù sul fondo del vicino, il quale non potrà più pretenderne la demolizione o l’arretramento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con la decisione in commento, ha rigettato il ricorso della proprietaria originaria, confermando la sentenza d’appello e fornendo precisazioni di grande rilevanza pratica.

La tardività della contestazione è decisiva

Il punto centrale della motivazione riguarda l’aspetto procedurale. La Cassazione ha stabilito che la contestazione di un fatto decisivo, come l’anno di costruzione del manufatto, deve avvenire tempestivamente, durante la fase istruttoria del processo. Contestare tale circostanza per la prima volta nella comparsa conclusionale è tardivo. Questo perché una contestazione così tardiva impedisce alla controparte di difendersi adeguatamente, ad esempio chiedendo di provare con testimoni o altri mezzi la data di costruzione. Si tratta di una violazione del principio del contraddittorio che rende la contestazione inefficace.

Il valore probatorio della domanda di condono

Un altro aspetto fondamentale riguarda il valore della documentazione amministrativa, come la domanda di condono. La Corte chiarisce che, sebbene una dichiarazione unilaterale del privato non costituisca di per sé piena prova in un giudizio tra privati, essa assume un peso rilevante se non viene contestata nei tempi giusti. In questo caso, la dichiarazione del 1977, unita al fatto che la domanda di condono ha dato avvio a un procedimento amministrativo conclusosi positivamente (implicando una verifica da parte della P.A.) e all’assenza di prove contrarie, è stata ritenuta sufficiente a fondare il convincimento del giudice.

L’inizio del termine per l’usucapione

La Corte ribadisce inoltre un principio importante: il termine di vent’anni per l’usucapione inizia a decorrere non dalla data di ultimazione dei lavori, ma dal momento in cui l’opera, nella sua struttura essenziale, appare pubblicamente come una violazione del diritto del vicino al rispetto delle distanze. È da quel momento che il vicino ha la possibilità di agire e, se non lo fa per vent’anni, perde il suo diritto.

Conclusioni

La sentenza consolida principi fondamentali con importanti implicazioni pratiche:
1. Vigilanza e tempestività: Chi subisce la violazione delle distanze legali deve agire in giudizio prima che trascorrano vent’anni dalla realizzazione dell’opera. L’inerzia prolungata può portare alla perdita del diritto di chiederne la rimozione.
2. Strategia processuale: In un processo civile, i fatti posti a fondamento delle pretese avversarie devono essere contestati specificamente e tempestivamente. Attendere le fasi finali del giudizio per sollevare contestazioni è una strategia destinata al fallimento.
3. Valore degli indizi: Anche documenti come una domanda di condono, seppur non costituendo prova legale, possono diventare elementi decisivi se inseriti in un quadro probatorio coerente e non efficacemente contrastati dalla controparte. L’esito di una causa dipende spesso dalla gestione attenta di ogni fase processuale.

È possibile acquisire per usucapione il diritto di mantenere un edificio a una distanza inferiore a quella legale?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è possibile acquisire per usucapione una servitù che consiste nel diritto di mantenere una costruzione a una distanza dal confine inferiore a quella prescritta dalla legge o dai regolamenti locali, a condizione che il possesso sia durato ininterrottamente per vent’anni.

Che valore probatorio ha la data di costruzione dichiarata in una domanda di condono edilizio in una causa tra privati?
Di per sé, la dichiarazione unilaterale fatta dal proprietario in una domanda di condono non costituisce piena prova in un processo civile tra privati. Tuttavia, può diventare un elemento di prova molto forte e sufficiente a fondare la decisione del giudice se non viene contestata tempestivamente dalla controparte e se è corroborata da altri elementi, come il buon esito della pratica di condono e l’assenza di prove di segno contrario.

Fino a quando è possibile contestare un fatto decisivo, come la data di costruzione di un immobile, in un processo?
Un fatto decisivo deve essere contestato durante la fase istruttoria del processo, ovvero la fase dedicata alla raccolta delle prove. Secondo la Corte, sollevare la contestazione per la prima volta nelle memorie finali (la comparsa conclusionale) è processualmente tardivo, poiché lede il diritto di difesa della controparte, impedendole di fornire prove a sostegno della propria posizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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