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Usucapione beni pubblici: no ad alloggi popolari

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5049/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di usucapione beni pubblici. Il caso riguardava la richiesta di trasferimento di un alloggio di edilizia popolare, contrastata dalla pretesa di un terzo che affermava di aver usucapito una parte del terreno. La Suprema Corte ha chiarito che gli immobili appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato e destinati a finalità sociali, come l’edilizia popolare, non possono essere acquisiti per usucapione da privati, poiché ciò sarebbe incompatibile con la loro destinazione pubblica.

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Usucapione Beni Pubblici: la Cassazione Protegge gli Alloggi Popolari

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 5049 del 2024 affronta un tema di grande rilevanza: l’impossibilità di applicare l’usucapione beni pubblici quando questi sono destinati a finalità sociali, come nel caso dell’edilizia economica e popolare. Questa decisione riafferma la preminenza dell’interesse pubblico sulla situazione di fatto del possesso privato, anche se prolungato nel tempo, delineando confini netti per la tutela del patrimonio indisponibile dello Stato.

I Fatti di Causa: Una Lunga Battaglia per un Alloggio Popolare

La vicenda giudiziaria ha inizio nel 1997, quando l’assegnataria di un alloggio di edilizia popolare cita in giudizio l’Amministrazione finanziaria per ottenere una sentenza che tenga luogo del contratto di trasferimento di proprietà non concluso, ai sensi dell’art. 2932 c.c. L’assegnazione, con diritto di riscatto, risaliva al 1978.

La controversia si complica quando l’Amministrazione chiama in causa un terzo soggetto, al quale era stata ceduta in permuta una particella del terreno annesso all’alloggio. Quest’ultimo, a sua volta, avanza una domanda riconvenzionale per vedersi riconosciuta la proprietà di tale porzione di terreno per intervenuta usucapione.

L’Iter Processuale e le Decisioni Precedenti

Il percorso giudiziario è stato lungo e complesso. Inizialmente, il Tribunale rigetta la domanda dell’assegnataria e accoglie quella del terzo, dichiarando l’usucapione. La Corte d’Appello, in un primo momento, conferma la decisione, ritenendo inammissibile l’azione dell’assegnataria. Successivamente, la Corte di Cassazione, con una prima sentenza nel 2017, cassa la decisione d’appello, affermando il diritto soggettivo dell’assegnataria a ottenere il trasferimento dell’immobile e rinviando il caso alla Corte d’Appello.

In sede di rinvio, la Corte d’Appello, pur riconoscendo l’ammissibilità dell’azione, rigetta nuovamente la domanda dell’assegnataria, sostenendo che il rifiuto dell’Amministrazione di stipulare il contratto fosse legittimo a causa dell’avvenuta usucapione della particella contesa. È contro questa seconda decisione che l’assegnataria ricorre nuovamente in Cassazione.

La Questione dell’Usucapione dei Beni Pubblici di Fronte alla Cassazione

Il nodo centrale del ricorso verteva sulla natura del bene oggetto di contenzioso. La ricorrente sosteneva che, trattandosi di un bene demaniale o comunque appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato, destinato a edilizia sovvenzionata, non potesse essere oggetto di usucapione da parte di terzi. La Corte d’Appello, invece, aveva ritenuto provato il possesso continuativo del terzo per oltre vent’anni, concludendo per l’avvenuta usucapione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondata la censura della ricorrente, ribaltando la decisione del giudice di rinvio. Gli Ermellini hanno chiarito che i beni pubblici destinati a soddisfare le esigenze abitative di categorie svantaggiate, come gli alloggi di edilizia popolare, rientrano nel patrimonio indisponibile dello Stato.

Il principio di diritto richiamato è fondamentale: ai sensi degli artt. 828 e 830 c.c., i beni del patrimonio indisponibile non possono essere sottratti alla loro destinazione pubblica se non nei modi stabiliti dalla legge. L’usucapione, essendo un modo di acquisto della proprietà basato sul possesso di un privato, è incompatibile con la destinazione del bene al soddisfacimento di un bisogno primario della collettività. Di conseguenza, tali beni non sono usucapibili da parte di terzi.

La Corte ha specificato che anche una permuta verbale, come quella asseritamente avvenuta nel caso di specie, è nulla per violazione della forma scritta richiesta per i contratti immobiliari (art. 1350 c.c.), e quindi inidonea a trasferire la proprietà o a giustificare un possesso valido ai fini dell’usucapione di un bene pubblico.

Conclusioni: La Tutela della Destinazione Pubblica degli Immobili

L’accoglimento del motivo di ricorso ha portato alla cassazione della sentenza impugnata, con un nuovo rinvio alla Corte d’Appello di Perugia. Quest’ultima dovrà riesaminare la vicenda alla luce del principio inderogabile secondo cui un bene appartenente al patrimonio indisponibile dello Stato, destinato a edilizia popolare, non è suscettibile di usucapione. La decisione rafforza la tutela dei beni pubblici con finalità sociali, garantendo che non possano essere sottratti al loro scopo attraverso il possesso prolungato di privati, e riafferma la necessità di rispettare le forme legali per qualsiasi atto di disposizione su tali immobili.

È possibile acquistare per usucapione un terreno che fa parte di un complesso di edilizia popolare pubblica?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali beni, facendo parte del patrimonio indisponibile dello Stato e destinati a soddisfare il bisogno abitativo di cittadini non abbienti, non possono essere sottratti alla loro destinazione pubblica attraverso l’usucapione da parte di terzi.

Perché il possesso continuato da parte di un privato non è stato sufficiente per l’usucapione in questo caso?
Perché il bene in questione è un bene pubblico con un vincolo di destinazione (patrimonio indisponibile). La legge prevede che la sottrazione di tali beni alla loro destinazione pubblica possa avvenire solo nei modi stabiliti dalla legge stessa, e non per effetto del possesso prolungato di un privato, che è incompatibile con la finalità pubblica del bene.

Qual è la differenza tra questo caso e altri in cui l’usucapione di beni pubblici è stata discussa?
La Corte ha chiarito che questo caso, regolato dalla legge sull’edilizia popolare (L. 1676/1960), è diverso da quello relativo alle cooperative edilizie (disciplinate dal RD 1165/1938). La natura del bene, destinato a categorie svantaggiate attraverso un procedimento pubblico, ne rafforza il vincolo di indisponibilità, rendendolo non usucapibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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