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Tutela possessoria: Giudice e P.A., la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4409/2024, ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario in una controversia di tutela possessoria contro un Consorzio di Bonifica. Il caso riguardava l’interramento di un canale, azione ritenuta dalla Corte un’attività materiale non direttamente discendente da un provvedimento amministrativo autoritativo. Di conseguenza, la pretesa del possessore spogliato va fatta valere dinanzi al tribunale civile e non a quello amministrativo.

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Tutela Possessoria contro la P.A.: Quando Decide il Giudice Ordinario?

La linea di confine tra la giurisdizione del giudice ordinario e quella del giudice amministrativo è spesso al centro di complesse vicende legali, specialmente quando un cittadino o un’impresa lamentano una lesione dei propri diritti da parte della Pubblica Amministrazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite (n. 4409/2024) offre un chiarimento cruciale in materia di tutela possessoria, stabilendo un principio fondamentale: se l’azione della P.A. si configura come un’attività puramente materiale, non sorretta da un provvedimento autoritativo, la competenza a decidere spetta al giudice ordinario.

I Fatti del Caso: Un Canale Interrato e la Reazione del Possessore

Una società che gestiva da tempo immemorabile un canale irriguo (Rivo) lamentava di essere stata privata del possesso di un tratto di circa 700 metri. Questo tratto era stato interrato (intubato) da un’azienda manifatturiera, con l’avallo e l’intesa di un Consorzio di Bonifica. Tale opera, secondo la società gestrice, le impediva di accedere al canale per le necessarie e periodiche attività di manutenzione, configurando un vero e proprio spoglio.

Il Tribunale, in una prima fase, aveva respinto il ricorso possessorio. Tuttavia, in sede di reclamo, la decisione era stata ribaltata, ordinando al Consorzio e all’azienda di ripristinare la situazione precedente. A questo punto, il Consorzio di Bonifica ha sollevato la questione di giurisdizione, proponendo un regolamento preventivo dinanzi alla Corte di Cassazione. La sua tesi era che, avendo agito nell’esercizio dei propri poteri pubblici per la messa in sicurezza idraulica del territorio, la controversia dovesse essere di competenza del giudice amministrativo.

La Questione di Giurisdizione e la Tutela Possessoria

Il nodo centrale della questione era stabilire se l’azione del Consorzio di Bonifica fosse espressione di un potere autoritativo, formalizzato in un provvedimento amministrativo, oppure se si fosse tradotta in una mera attività materiale. La giurisprudenza consolidata afferma che la tutela possessoria è esperibile davanti al giudice ordinario solo quando il comportamento della P.A. non è collegato a un formale provvedimento emesso nell’esercizio dei suoi poteri. Se, al contrario, l’azione è l’esecuzione di un atto amministrativo, le posizioni del privato degradano a interesse legittimo, tutelabile solo dinanzi al giudice amministrativo.

Il Consorzio sosteneva che l’intervento di tombinamento era stato autorizzato con una specifica delibera, la quale rappresentava l’atto amministrativo a fondamento dell’operazione, rendendo così la giurisdizione amministrativa l’unica applicabile.

L’Analisi della Corte: Provvedimento Autoritativo vs. Attività Materiale

La Corte di Cassazione ha esaminato attentamente la delibera invocata dal Consorzio per rigettare la sua tesi. Gli Ermellini hanno concluso che tale atto non possedeva la natura di provvedimento autoritativo idoneo a sacrificare la posizione del possessore.

La Delibera del Consorzio

L’ordinanza evidenzia come la delibera si limitasse ad approvare un “Protocollo di intesa” con l’azienda esecutrice dei lavori. Questo protocollo era finalizzato a regolare i rapporti tra il Consorzio e l’azienda, ma non conteneva una valutazione comparativa degli interessi in gioco, né affermava esplicitamente la necessità di sacrificare il possesso della società gestrice del canale. In sostanza, mancava un’espressa valutazione del contrapposto interesse del possessore, che non veniva considerato recessivo rispetto alle esigenze dell’intervento.

L’azione di interramento del canale, quindi, pur essendo stata concordata con il Consorzio, risultava essere un’attività materiale posta in essere senza il supporto di un provvedimento amministrativo che ne costituisse la concreta attuazione e che fosse diretto a incidere sulla sfera giuridica del terzo possessore.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha affermato la giurisdizione del giudice ordinario sulla base del consolidato principio che distingue tra attività materiale e comportamento sorretto da potere amministrativo. Le azioni possessorie contro la P.A. sono ammissibili davanti al giudice ordinario quando la condotta lesiva, pur posta in essere da un ente pubblico, è “disancorata e non sorretta da atti o provvedimenti amministrativi formali”. Nel caso di specie, la delibera del Consorzio non imponeva l’esecuzione di quella specifica attività in modo da ledere il possesso altrui; si trattava piuttosto di un accordo interno per la realizzazione di opere. L’interramento del canale è stato quindi qualificato come un’attività materiale che, pur avendo un retroterra amministrativo, non era diretta estrinsecazione di un potere pubblicistico esercitato nei confronti del possessore. Pertanto, la lesione del possesso configura uno spoglio da tutelare secondo le regole del codice civile.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un importante baluardo a tutela dei cittadini e delle imprese. Non è sufficiente che un ente pubblico invochi genericamente la natura pubblica dei suoi fini o l’esistenza di una qualsiasi delibera interna per sottrarre una controversia alla giurisdizione del giudice ordinario. Affinché si attivi la giurisdizione amministrativa, è necessario che il comportamento lesivo sia la diretta e inevitabile conseguenza di un provvedimento formale, autoritativo e specifico, che abbia ponderato e deciso di sacrificare la posizione giuridica del privato. In assenza di ciò, l’azione della P.A. resta sul piano materiale e il privato può legittimamente ricorrere al giudice ordinario per ottenere la tutela possessoria.

Quando è possibile agire con la tutela possessoria contro la Pubblica Amministrazione davanti al giudice ordinario?
È possibile agire davanti al giudice ordinario quando il comportamento della Pubblica Amministrazione che lede il possesso si concretizza in una mera attività materiale, non collegata all’esecuzione di un formale provvedimento amministrativo emesso nell’esercizio di poteri autoritativi.

Un atto della Pubblica Amministrazione, come una delibera, è sempre sufficiente per escludere la giurisdizione del giudice ordinario?
No. Come stabilito dalla Corte, non è sufficiente l’esistenza di un qualsiasi atto amministrativo. È necessario che tale atto abbia natura autoritativa, sia formale e costituisca la fonte diretta del comportamento lesivo, imponendo specificamente l’attività che causa lo spoglio e sacrificando la posizione del privato.

In questo caso, perché l’azione del Consorzio è stata considerata un’attività materiale e non l’esecuzione di un potere pubblico?
Perché la delibera del Consorzio si limitava ad approvare un protocollo d’intesa con un’altra società per regolare i loro rapporti interni, ma non conteneva un ordine o un’imposizione autoritativa che giustificasse il sacrificio del possesso della società che gestiva il canale. L’interramento del canale è stato quindi un fatto materiale, non la diretta attuazione di un potere pubblico esercitato contro il possessore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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