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Trasferimento d’azienda: obblighi del nuovo titolare

Un lavoratore ha citato in giudizio il padre, suo ex datore di lavoro, e il fratello, a cui era stata ceduta l’attività, per ottenere il pagamento di differenze retributive. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna solidale di entrambi. L’ordinanza chiarisce che nel trasferimento d’azienda il nuovo titolare risponde dei debiti pregressi. Inoltre, ha stabilito che la prescrizione dei crediti da lavoro non decorre se il rapporto è stato mascherato da contratti a termine fittizi, considerandolo come un unico rapporto continuativo fino alla sua effettiva cessazione.

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Trasferimento d’azienda: continuità del rapporto e responsabilità del nuovo titolare

Il trasferimento d’azienda è un’operazione complessa che solleva importanti questioni riguardo la tutela dei lavoratori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito principi fondamentali in materia, chiarendo la responsabilità del nuovo titolare per i debiti pregressi e il calcolo della prescrizione in caso di contratti a termine fittizi. Questa decisione offre spunti cruciali per lavoratori e imprenditori coinvolti in operazioni di cessione.

Il Caso in Esame: una Cessione Familiare Controversa

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di un lavoratore che, impiegato per oltre vent’anni in un’attività di bar-pasticceria gestita dal padre, si era visto licenziare oralmente. Successivamente, l’attività era stata ceduta al fratello. Il lavoratore ha quindi agito in giudizio contro entrambi per ottenere il pagamento di differenze retributive maturate nel tempo, sostenendo che la cessione fosse un modo per eludere gli obblighi nei suoi confronti.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al lavoratore, condannando padre e fratello in solido al pagamento di una cospicua somma. I giudici hanno accertato la continuità del rapporto di lavoro, l’illegittimità del licenziamento orale e, soprattutto, l’effettivo trasferimento d’azienda tra i due familiari, con la conseguente responsabilità del nuovo titolare per i debiti pregressi ai sensi dell’art. 2112 del Codice Civile.

La Decisione della Cassazione sul Trasferimento d’Azienda

Il fratello, nuovo titolare dell’attività, ha presentato ricorso in Cassazione, contestando principalmente due aspetti: la qualificazione dell’operazione come trasferimento d’azienda e la presunta prescrizione dei crediti vantati dal lavoratore. La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, consolidando importanti principi giuridici.

La questione dei contratti a termine fittizi e la continuità del rapporto

Uno degli argomenti difensivi del ricorrente si basava sulla presunta scadenza di un contratto a termine, che avrebbe interrotto il rapporto di lavoro prima della cessione. La Cassazione ha ritenuto questa tesi inammissibile, poiché i giudici di merito avevano già accertato la natura fittizia dei contratti a termine stipulati. Il rapporto di lavoro è stato quindi considerato come un unico contratto a tempo indeterminato, mai legittimamente interrotto, e come tale trasferito al nuovo titolare.

La prescrizione dei crediti di lavoro

Di conseguenza, anche l’eccezione di prescrizione è stata respinta. La Corte ha applicato il principio consolidato secondo cui, quando una serie di contratti a termine viene giudizialmente convertita in un unico rapporto a tempo indeterminato, il termine di prescrizione per i crediti retributivi non decorre dalla scadenza dei singoli contratti, ma resta sospeso fino alla cessazione definitiva dell’intero rapporto di lavoro. In questo modo si garantisce al lavoratore una tutela piena, senza che possa essere pregiudicato da forme contrattuali elusive.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su tre pilastri fondamentali. In primo luogo, ha ribadito che la valutazione sull’esistenza di un trasferimento d’azienda costituisce un accertamento di fatto, riservato ai giudici di merito e non sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logico-giuridici, che nel caso di specie non sussistevano. In secondo luogo, ha dichiarato inammissibile la censura sui fatti per via del principio della “doppia conforme”, essendo le decisioni di primo e secondo grado giunte alle medesime conclusioni fattuali. Infine, ha confermato la corretta applicazione delle norme sulla prescrizione, allineandosi a un orientamento giurisprudenziale che tutela la continuità sostanziale del rapporto di lavoro al di là delle apparenze formali.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza la protezione dei lavoratori nelle operazioni di cessione aziendale. Stabilisce chiaramente che chi acquista un’azienda eredita anche le passività lavoristiche, inclusi i debiti retributivi maturati con la precedente gestione. Inoltre, mette in guardia contro l’utilizzo di contratti a termine fittizi come strumento per frammentare i rapporti di lavoro e limitare i diritti dei dipendenti. La decisione conferma che la giustizia guarda alla sostanza dei rapporti, garantendo che la continuità del lavoro e i diritti che ne derivano siano protetti anche in complesse vicende societarie e familiari.

Chi risponde dei debiti verso un lavoratore in caso di trasferimento d’azienda?
In caso di trasferimento d’azienda, il nuovo titolare (cessionario) è obbligato in solido con il precedente titolare (cedente) per tutti i crediti che il lavoratore aveva al momento del trasferimento, come previsto dall’art. 2112 c.c.

La prescrizione dei crediti di lavoro decorre durante il rapporto se questo è mascherato da contratti a termine fittizi?
No. Secondo la Corte, se una serie di contratti a termine viene giudizialmente riconosciuta come un unico rapporto a tempo indeterminato, la prescrizione dei crediti rimane sospesa e inizia a decorrere solo dalla cessazione effettiva del rapporto di lavoro.

È possibile contestare in Cassazione l’accertamento di un trasferimento d’azienda fatto dai giudici di merito?
Generalmente no. La Corte di Cassazione ha ribadito che la verifica della sussistenza dei presupposti di un trasferimento d’azienda è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito e non può essere riesaminato in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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