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Trasferimento d’azienda: limiti alla deroga al 2112

La Corte di Cassazione ha stabilito che nel trasferimento d’azienda di un’impresa in amministrazione straordinaria che eroga servizi pubblici essenziali, non è possibile derogare al principio di continuità dei rapporti di lavoro (art. 2112 c.c.) escludendo alcuni dipendenti, se la procedura non ha finalità liquidatoria. La decisione si allinea alla direttiva UE 2001/23/CE, proteggendo i diritti dei lavoratori anche in contesti di crisi aziendale volti alla conservazione dell’attività.

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Trasferimento d’azienda in crisi: Quando è legittimo escludere un lavoratore?

Il trasferimento d’azienda rappresenta un momento delicato nella vita di un’impresa e, soprattutto, per i suoi dipendenti. La legge italiana, con l’articolo 2112 del codice civile, pone un principio fondamentale: la continuità del rapporto di lavoro con il nuovo acquirente. Ma cosa accade quando l’azienda cedente è in crisi e sottoposta ad amministrazione straordinaria? Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti cruciali sui limiti alla possibilità di derogare a questa tutela, anche in presenza di accordi sindacali.

I fatti del caso: l’esclusione di una dirigente

Una dirigente di primo livello presso un importante ospedale, all’epoca di proprietà di un ente in amministrazione straordinaria, veniva esclusa dal passaggio del personale alla nuova società acquirente. L’operazione di cessione del ramo d’azienda ospedaliero era stata preceduta da accordi sindacali che prevedevano il trasferimento di gran parte dei dipendenti, ma la lista nominativa allegata escludeva esplicitamente la dirigente in questione. Ritenendo illegittima tale esclusione e leso il suo diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro ai sensi dell’art. 2112 c.c., la lavoratrice si rivolgeva al Tribunale per ottenere la riammissione in servizio presso la società cessionaria.

Mentre il Tribunale rigettava la domanda, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo le ragioni della lavoratrice e ordinando la sua riammissione. La società acquirente e la Fondazione intervenuta nel giudizio decidevano quindi di ricorrere in Cassazione.

La decisione della Corte e la tutela nel trasferimento d’azienda

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi, confermando la sentenza d’appello e consolidando un principio di fondamentale importanza. I giudici hanno stabilito che la possibilità di derogare alla regola generale della continuità dei rapporti di lavoro è un’eccezione strettamente circoscritta. Tale deroga è ammessa solo quando la procedura di insolvenza è finalizzata alla liquidazione dei beni dell’azienda cedente, e non quando, come nel caso dell’amministrazione straordinaria in esame, mira alla conservazione e al recupero dell’equilibrio economico dell’impresa.

Le motivazioni: l’interpretazione conforme al diritto europeo

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’attenta interpretazione del diritto nazionale alla luce della direttiva europea 2001/23/CE. Quest’ultima, che disciplina la salvaguardia dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimenti di imprese, consente agli Stati membri di prevedere deroghe al principio di continuità solo in casi specifici, ovvero procedure fallimentari o analoghe procedure di insolvenza aperte in vista della liquidazione dei beni del cedente.

La Corte ha chiarito che una procedura come l’amministrazione straordinaria, il cui obiettivo è il risanamento e la prosecuzione dell’attività (in questo caso, con un programma triennale approvato dal Ministero), non rientra in tale eccezione. Di conseguenza, le norme nazionali invocate dalla società ricorrente (come l’art. 47, co. 4 bis, della L. 428/1990) devono essere interpretate in modo conforme al diritto dell’Unione. Un accordo sindacale può modificare le condizioni di lavoro per salvaguardare i livelli occupazionali, ma non può spingersi fino a prevedere l’esclusione di alcuni lavoratori dal trasferimento se la finalità della procedura non è liquidatoria.

I giudici hanno inoltre ritenuto inapplicabili altre norme speciali invocate, come quelle relative al settore del trasporto aereo, poiché non estensibili a tutte le imprese che forniscono servizi pubblici essenziali, quale un ospedale.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza rafforza la protezione dei lavoratori coinvolti in operazioni di trasferimento d’azienda da imprese in crisi. Il messaggio è chiaro: la continuità del rapporto di lavoro è la regola, e le eccezioni sono poche e da interpretare restrittivamente. Non basta lo stato di crisi o la presenza di un accordo sindacale per legittimare l’esclusione di dipendenti dal passaggio alla nuova società. L’elemento dirimente è la finalità della procedura concorsuale: solo se è liquidatoria si apre uno spazio per la deroga; se è conservativa, il diritto alla continuità del posto di lavoro, sancito dall’art. 2112 c.c. e dalla normativa europea, deve essere pienamente rispettato.

È possibile escludere alcuni lavoratori durante un trasferimento d’azienda di un’impresa in crisi?
No, non è possibile se la procedura concorsuale a cui è sottoposta l’impresa (come l’amministrazione straordinaria) ha una finalità conservativa, cioè mira a salvare l’attività aziendale. L’esclusione è ammessa solo se la procedura è finalizzata alla liquidazione dei beni del cedente.

Un accordo sindacale può legittimamente prevedere l’esclusione di lavoratori dal trasferimento?
No, un accordo sindacale non può derogare al principio di continuità dei rapporti di lavoro (art. 2112 c.c.) se la procedura di crisi non ha finalità liquidatoria. L’accordo può modificare le condizioni di lavoro dei dipendenti trasferiti per favorire la continuità occupazionale, ma non può escludere arbitrariamente alcuni di essi dal passaggio.

La disciplina speciale per le imprese che forniscono servizi pubblici essenziali permette di derogare più facilmente all’art. 2112 c.c.?
No. La Corte ha chiarito che, anche nel settore dei servizi pubblici essenziali, la regola non cambia. La possibilità di derogare al principio di continuità del rapporto di lavoro dipende esclusivamente dalla finalità (liquidatoria o conservativa) della procedura di insolvenza, in linea con quanto stabilito dalla direttiva europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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