LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Terzo datore di pegno: diritti e differenze con il fideiussore

Un soggetto aveva garantito il debito del fratello verso una banca costituendo un pegno sui propri titoli. Dopo aver pagato il debito per evitare l’escussione del pegno, ha chiesto il rimborso al fratello, il quale si è opposto sostenendo di non essere stato preavvisato del pagamento, perdendo così la possibilità di sollevare eccezioni contro la banca. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la figura del terzo datore di pegno non è assimilabile a quella del fideiussore e, pertanto, non è soggetta all’obbligo di preavviso previsto dall’art. 1952 c.c.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Terzo datore di pegno e fideiussione: la Cassazione traccia i confini

Quando si offre una garanzia per il debito di un’altra persona, è fondamentale comprendere la natura giuridica dell’impegno assunto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la netta distinzione tra la figura del terzo datore di pegno e quella del fideiussore, con importanti conseguenze sui diritti e doveri delle parti. Questo caso, nato da una controversia familiare, offre lo spunto per chiarire le differenze tra garanzia reale e garanzia personale.

I fatti del caso: un debito tra fratelli e una garanzia reale

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un fratello nei confronti dell’altro. Il primo aveva saldato un debito che il secondo aveva accumulato con un istituto di credito. Per garantire tale debito, il fratello creditore aveva costituito un pegno su propri titoli a favore della banca. Di fronte all’inadempimento del fratello debitore e per evitare l’espropriazione dei suoi beni, aveva deciso di estinguere il debito, per poi chiederne il rimborso.

Il debitore si è opposto al decreto ingiuntivo, sostenendo una tesi precisa: il fratello garante avrebbe dovuto avvisarlo prima di procedere al pagamento. Tale omissione, a suo dire, gli avrebbe precluso la possibilità di opporre alla banca una serie di eccezioni, come quelle relative a presunti tassi di interesse usurari e alla capitalizzazione trimestrale, che avrebbero potuto ridurre o azzerare la pretesa della banca. Secondo il debitore, la garanzia prestata era una fideiussione, e quindi si sarebbe dovuto applicare l’articolo 1952 del Codice Civile, che impone al fideiussore di avvisare il debitore prima di pagare.

Tanto il Tribunale quanto la Corte d’Appello hanno rigettato questa tesi, confermando la validità del decreto ingiuntivo. I giudici di merito hanno qualificato l’operazione non come una fideiussione (garanzia personale), ma come una garanzia reale prestata da un terzo datore di pegno.

La distinzione cruciale secondo i giudici di merito

La Corte d’Appello ha sottolineato che il terzo datore di pegno ha diritto di regresso verso il debitore il cui debito ha garantito e pagato. Tuttavia, non essendo un fideiussore, a lui non si applica la norma dell’art. 1952 c.c., nemmeno in via analogica. Questa norma è specificamente dettata per la garanzia personale e non è estensibile a quella reale. Di conseguenza, il garante non aveva alcun obbligo legale di preavvisare il fratello prima di saldare il debito con la banca.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito e fornendo chiarimenti decisivi. Il ricorrente contestava la qualificazione del rapporto, sostenendo che la volontà del fratello di costituirsi fideiussore emergesse da due lettere. La Corte, tuttavia, ha ribadito un principio fondamentale: l’interpretazione del contratto e la ricostruzione della volontà delle parti sono un accertamento di fatto riservato al giudice di merito. La qualificazione giuridica che ne consegue può essere censurata in Cassazione, ma nel caso specifico l’accertamento dei giudici di merito è stato ritenuto corretto.

La ratio della decisione impugnata, condivisa dalla Cassazione, è che la semplice menzione del termine “fideiussore” in alcune comunicazioni successive non è sufficiente a trasformare una garanzia reale, come un pegno, in una fideiussione. È pacifico che il fratello garante avesse concesso un pegno su propri titoli. Una fideiussione, che comporta un’obbligazione personale con tutto il proprio patrimonio, si sarebbe dovuta aggiungere a tale garanzia reale in modo esplicito, cosa che non è avvenuta. Le lettere menzionate dal ricorrente, essendo mere messe in mora, avevano al più un carattere ricognitivo e non potevano costituire l’atto genetico di una fideiussione.

Stabilito che non vi era alcuna fideiussione, la Corte ha concluso che è corretta l’affermazione dei giudici di merito secondo cui l’articolo 1952 c.c. non si applica al pegno, se non in forza di un’espressa previsione contrattuale tra le parti, qui assente.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per chiunque fornisca una garanzia per un debito altrui. Le conclusioni che possiamo trarre sono le seguenti:

1. Natura della Garanzia: È essenziale distinguere tra una garanzia personale (fideiussione) e una garanzia reale (pegno o ipoteca). Nella fideiussione, il garante risponde con tutto il suo patrimonio; nel pegno, risponde solo con il bene specifico dato in garanzia.
2. Assenza dell’Obbligo di Preavviso: Il terzo datore di pegno che paga il creditore per evitare l’espropriazione del bene non è tenuto per legge ad avvisare preventivamente il debitore principale. Questo differenzia nettamente la sua posizione da quella del fideiussore.
3. Tutela del Debitore: Il debitore garantito da un pegno di terzi non può lamentare la mancata comunicazione del pagamento per opporre al garante le eccezioni che avrebbe potuto sollevare contro il creditore originario. La sua tutela è meno intensa rispetto a quella prevista nel rapporto di fideiussione.
4. Volontà Espressa: La qualificazione di un contratto di garanzia dipende dalla volontà delle parti come manifestata nell’atto costitutivo. L’uso improprio di termini giuridici in comunicazioni successive non è, di norma, sufficiente a modificare la natura del rapporto giuridico.

Chi è il terzo datore di pegno?
È un soggetto che offre un proprio bene mobile (come titoli o denaro) in pegno per garantire il debito di un’altra persona, senza però obbligarsi personalmente a pagare il debito.

Il terzo datore di pegno deve avvisare il debitore prima di pagare il creditore?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di preavviso previsto dall’art. 1952 c.c. si applica solo al fideiussore e non è estensibile, nemmeno per analogia, al terzo datore di pegno, a meno che non sia stato specificamente pattuito.

Se in una lettera il garante si definisce ‘fideiussore’, questo trasforma un pegno in una fideiussione?
No. La Corte ha chiarito che la qualificazione giuridica del rapporto si basa sulla natura dell’atto originario (in questo caso, la costituzione di un pegno). L’uso di un termine in una comunicazione successiva non è sufficiente a modificare la natura della garanzia da reale a personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati