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Termine decadenza gravi difetti: la Cassazione chiarisce

Un condominio ha citato in giudizio l’impresa costruttrice per gravi difetti all’immobile. La costruttrice ha eccepito la tardività della denuncia. La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine decadenza gravi difetti non decorre dalla prima manifestazione del vizio, ma dal momento in cui il committente acquisisce piena e sicura conoscenza della sua gravità e delle sue cause, conoscenza che spesso si ottiene solo dopo una perizia tecnica. La Corte ha inoltre confermato che l’appaltatore principale risponde direttamente verso il committente, anche se i difetti sono imputabili a un subappaltatore.

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Termine decadenza gravi difetti: la Cassazione chiarisce quando agire

L’acquisto di un immobile rappresenta un passo importante, ma cosa succede se, dopo poco tempo, emergono gravi problemi strutturali? La legge tutela il committente, ma è fondamentale agire nei tempi corretti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: il termine decadenza gravi difetti e, in particolare, da quale momento preciso (il cosiddetto dies a quo) inizia a decorrere. Questa decisione offre importanti chiarimenti sia per i proprietari di immobili che per le imprese costruttrici.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da un condominio nei confronti di due società costruttrici, responsabili della realizzazione del complesso immobiliare. Il condominio lamentava la presenza di gravi difetti che compromettevano il normale godimento dell’edificio, chiedendo il risarcimento per l’eliminazione dei vizi e per la svalutazione del bene.

Una delle società costruttrici si è difesa eccependo, tra le altre cose, l’intervenuta decadenza e prescrizione dell’azione, sostenendo che il condominio avrebbe dovuto agire molto prima. La stessa società ha poi chiamato in causa la ditta subappaltatrice delle opere di impermeabilizzazione e il progettista/direttore dei lavori, ritenendoli i veri responsabili.

Il Tribunale di primo grado ha accolto la domanda del condominio, condannando in solido le due società costruttrici e stabilendo che la subappaltatrice e il progettista dovessero tenere indenne la società appaltante. La Corte d’Appello ha confermato questa decisione, rigettando l’impugnazione della costruttrice.

Il ricorso in Cassazione e la questione del termine decadenza gravi difetti

La società costruttrice ha quindi proposto ricorso per cassazione, basando il suo motivo principale proprio sulla violazione dell’art. 1669 c.c. Secondo la ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe errato nel far decorrere il termine per la denuncia dei vizi dal momento del deposito della perizia tecnica, anziché dalla data in cui i difetti erano diventati visibili e percepibili anche da un non addetto ai lavori.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze dei gradi precedenti e fornendo motivazioni fondamentali sul termine decadenza gravi difetti.

Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: il termine per la denuncia non inizia a decorrere finché il committente non abbia acquisito una conoscenza sicura dei difetti. Tale consapevolezza si raggiunge non con la semplice manifestazione di segni esteriori del vizio, ma quando si comprende appieno la gravità del fenomeno, la sua causa e la sua imputazione. Spesso, questo livello di conoscenza può essere raggiunto solo attraverso un’indagine tecnica.

La Corte ha inoltre affrontato altri due punti importanti:

1. Responsabilità dell’appaltatore in caso di subappalto: L’appaltatore principale rimane direttamente responsabile nei confronti del committente per i gravi difetti dell’opera, anche se la parte difettosa è stata realizzata da un subappaltatore. Il potere di vigilanza e controllo che l’appaltatore mantiene sul subappaltatore fonda la sua responsabilità.
2. Chiamata in garanzia e estensione della domanda: La domanda del committente non si estende automaticamente al terzo chiamato in garanzia dall’appaltatore. Si tratta di due rapporti distinti: uno tra committente e appaltatore, l’altro tra appaltatore e subappaltatore/terzo responsabile.

Le Motivazioni della Corte sul dies a quo

La Cassazione ha spiegato che solo quando si tratta di problemi di immediata percezione, sia nella loro entità che nelle possibili cause, il termine può decorrere dal primo manifestarsi del difetto. Nel caso di specie, invece, la stessa relazione tecnica evidenziava le difficoltà nell’individuare le cause dei difetti lamentati. Pertanto, è stato corretto posticipare il decorso del termine all’esito degli accertamenti tecnici, momento in cui il condominio ha potuto avere un quadro chiaro della situazione.

Il principio applicato è quello di tutela del committente, attenuando il rigore del concetto di ‘vizio evidente’ per dare rilievo alla conoscenza effettiva, e non meramente potenziale, della problematica. Per la Corte, non si può pretendere che un ‘uomo medio’ comprenda la gravità e l’origine di difetti complessi senza il supporto di un esperto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Per i proprietari di immobili e gli amministratori di condominio, il messaggio è chiaro: di fronte a difetti di costruzione, è essenziale attivarsi per ottenere una perizia tecnica che ne accerti cause e gravità. Sarà dal momento in cui si avranno in mano i risultati di tale perizia che, nella maggior parte dei casi, inizierà a decorrere il termine di un anno per la denuncia formale al costruttore. Per le imprese costruttrici, invece, la decisione ribadisce che la responsabilità per la buona riuscita dell’opera non può essere semplicemente delegata a subappaltatori, rimanendo esse le garanti principali della qualità e sicurezza dell’edificio nei confronti del committente.

Da quando decorre il termine di decadenza per la denuncia di gravi difetti nell’appalto?
Secondo la Corte, il termine annuale di decadenza per la denuncia di gravi difetti, previsto dall’art. 1669 c.c., non inizia a decorrere dalla semplice manifestazione esteriore dei vizi, ma dal momento in cui il committente acquisisce un apprezzabile grado di conoscenza oggettiva della gravità dei difetti e della loro derivazione causale. Tale consapevolezza, spesso, si raggiunge solo a seguito del deposito di una relazione tecnica da parte di un esperto.

L’appaltatore principale è responsabile verso il committente anche se i lavori difettosi sono stati eseguiti da un subappaltatore?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la stipula di un contratto di subappalto non esclude la responsabilità dell’appaltatore principale verso il committente. L’appaltatore, infatti, mantiene un potere di vigilanza e controllo sull’operato del subappaltatore ed è l’unico garante della stabilità e sicurezza dell’edificio nei confronti del cliente finale.

Se l’appaltatore chiama in causa il subappaltatore per essere tenuto indenne, la domanda del committente si estende automaticamente a quest’ultimo?
No. La Corte ha chiarito che nel caso di una ‘chiamata in garanzia impropria’, come quella dell’appaltatore verso il subappaltatore, la domanda risarcitoria del committente non si estende automaticamente al terzo chiamato. I rapporti giuridici rimangono distinti: uno tra committente e appaltatore, l’altro (di garanzia) tra appaltatore e terzo. Per ottenere una condanna diretta del terzo, il committente dovrebbe formulare una specifica domanda nei suoi confronti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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