LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Termine contestazione illeciti: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione interviene sul tema del termine contestazione illeciti finanziari, cassando una sentenza della Corte d’Appello che aveva annullato una sanzione dell’Autorità di Vigilanza per tardività. La Suprema Corte chiarisce che il termine di 180 giorni per la contestazione non decorre dalla mera conoscenza di generiche criticità, ma dal momento in cui l’Autorità completa l’accertamento specifico della violazione, acquisendo tutti gli elementi necessari. Viene sottolineata la distinzione tra vigilanza su emittenti e su intermediari, il cui accertamento segue percorsi investigativi distinti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Termine contestazione illeciti: la Cassazione chiarisce il dies a quo

L’ordinanza in esame affronta una questione cruciale nel diritto sanzionatorio finanziario: la corretta individuazione del termine contestazione illeciti da parte delle autorità di vigilanza. La Suprema Corte di Cassazione, con questa pronuncia, cassa con rinvio una decisione di merito, offrendo principi interpretativi fondamentali sull’articolo 195 del Testo Unico della Finanza (TUF) e sulla decorrenza del termine di 180 giorni per la contestazione degli addebiti. La decisione sottolinea come l’avvio di tale termine non coincida con la semplice percezione di un’irregolarità, ma con il completamento di un’istruttoria mirata e complessa.

Il Caso: Sanzione dell’Autorità di Vigilanza e Annullamento in Appello

Un consigliere di amministrazione di un noto istituto di credito veniva sanzionato dall’Autorità di Vigilanza del mercato finanziario per la violazione di norme relative alla corretta profilatura della clientela e all’adeguatezza degli strumenti finanziari proposti. La violazione contestata consisteva nell’aver omesso di implementare un’idonea mappatura degli strumenti emessi dalla banca stessa, con conseguenti carenze nella valutazione di adeguatezza rispetto alle esigenze dei clienti.

Il consigliere impugnava la sanzione dinanzi alla Corte d’Appello, la quale accoglieva l’opposizione e annullava la delibera sanzionatoria. La motivazione della Corte territoriale si fondava sulla tardività della contestazione. Secondo i giudici di merito, l’Autorità di Vigilanza era a conoscenza di gravi criticità presso la banca già da alcuni anni prima dell’avvio formale dell’indagine specifica, avendo ricevuto un rapporto ispettivo dall’Autorità Bancaria Nazionale. Pertanto, il termine di 180 giorni per la contestazione avrebbe dovuto iniziare a decorrere da quel momento, rendendo tardiva l’azione sanzionatoria avviata solo anni dopo.

I Motivi del Ricorso e il Principio sul Termine Contestazione Illeciti

L’Autorità di Vigilanza ricorreva in Cassazione, lamentando un’errata applicazione dell’art. 195 del TUF. Il punto centrale del ricorso era che la Corte d’Appello aveva erroneamente sovrapposto due diverse aree di vigilanza: quella sulla trasparenza dei prospetti informativi per gli emittenti e quella sulla correttezza dei comportamenti degli intermediari nella prestazione dei servizi di investimento (normativa MiFID).

La Cassazione ha accolto i motivi principali del ricorso, affermando un principio di diritto fondamentale per il calcolo del termine contestazione illeciti. La Corte ha chiarito che il dies a quo, ovvero il giorno da cui il termine inizia a decorrere, non è il momento in cui l’autorità ha una generica conoscenza di possibili problemi, ma quello in cui l’accertamento dell’illecito specifico è compiuto. L’accertamento non è un atto istantaneo, ma un procedimento che include un’attività istruttoria, spesso complessa, volta a raccogliere e valutare tutti gli elementi oggettivi e soggettivi della fattispecie.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte Suprema ha censurato la decisione d’appello per non aver distinto adeguatamente le due diverse violazioni e i relativi poteri di vigilanza. Le informazioni inizialmente ricevute dall’Autorità di Vigilanza riguardavano la situazione patrimoniale generale della banca e la correttezza dei prospetti informativi legati a un aumento di capitale (vigilanza sugli emittenti). La sanzione in oggetto, invece, derivava da un’indagine specifica e successiva, avviata per verificare il rispetto degli obblighi di profilatura dei clienti nella distribuzione di obbligazioni subordinate (vigilanza sugli intermediari).

Secondo la Cassazione, l’attività di indagine specifica, iniziata nel dicembre 2015 e conclusasi nel giugno 2016, era necessaria e non ingiustificatamente ritardata. Solo al termine di questa istruttoria, con l’acquisizione di dati specifici sulla distribuzione dei prodotti e sulla profilatura dei clienti, l’Autorità ha avuto una conoscenza piena e completa della violazione. Di conseguenza, la notifica delle contestazioni, avvenuta nell’ottobre 2016, è stata ritenuta tempestiva, in quanto rientrante nel termine di 180 giorni dalla conclusione dell’accertamento (giugno 2016).

I giudici hanno specificato che il controllo del giudice di merito sulla tempestività deve essere condotto con una prospettiva ex ante, valutando la doverosità e l’opportunità degli atti istruttori compiuti dall’Autorità, senza censurare le scelte investigative se non appaiono manifestamente irragionevoli o dilatorie. Ancorare il dies a quo a un momento anteriore, basato su informazioni generiche e relative a violazioni diverse, significherebbe sindacare erroneamente le scelte istruttorie dell’amministrazione e violare il principio secondo cui l’accertamento si perfeziona solo con una valutazione completa dell’illecito.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello in diversa composizione. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto enunciati, ovvero distinguendo nettamente le diverse aree di vigilanza e identificando il dies a quo del termine per la contestazione nel momento in cui l’istruttoria sulla specifica violazione contestata si è conclusa. Questa ordinanza rafforza la discrezionalità tecnica delle autorità di vigilanza nella gestione delle indagini complesse, chiarendo che il termine decadenziale per sanzionare non può essere attivato da sospetti generici, ma solo da una conoscenza piena e circostanziata, frutto di un’adeguata e mirata attività investigativa.

Quando inizia a decorrere il termine di 180 giorni per la contestazione di un illecito finanziario da parte di un’autorità di vigilanza?
Il termine di 180 giorni, previsto dall’art. 195 del TUF, inizia a decorrere non dalla mera constatazione di un fatto o dalla ricezione di informazioni generiche, ma dal momento in cui l’autorità ha completato l’accertamento dell’illecito, ossia quando ha concluso l’attività istruttoria necessaria a valutare in modo completo tutti gli elementi oggettivi e soggettivi della violazione specifica.

La conoscenza di problemi generali di una banca obbliga l’Autorità di Vigilanza a contestare immediatamente specifiche violazioni sulla condotta degli intermediari?
No. La conoscenza di criticità relative a un ambito di vigilanza (es. trasparenza dei prospetti informativi) non fa scattare automaticamente il termine per la contestazione di illeciti afferenti a un diverso ambito (es. correttezza nella profilatura della clientela). Per ciascuna violazione è necessario un accertamento specifico, e il termine decorre dalla conclusione di quest’ultimo.

Il giudice può sindacare le scelte investigative dell’Autorità di Vigilanza nel determinare la tempestività di una contestazione?
Il giudice di merito, nel valutare la tempestività, deve adottare una prospettiva ex ante, controllando se l’Autorità abbia agito senza ingiustificati ritardi. Tuttavia, non può sostituirsi alle scelte istruttorie dell’amministrazione, a meno che non risultino palesemente irragionevoli o superflue, ma deve limitarsi a verificare la legittimità e la congruità dell’iter investigativo seguito per arrivare al completo accertamento dell’illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati