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Termine contestazione illeciti: il dies a quo

La Corte di Cassazione interviene sul tema del termine contestazione illeciti in ambito finanziario. Un’autorità di vigilanza aveva sanzionato il direttore di una banca per violazioni informative in un’offerta al pubblico. La Corte d’Appello aveva annullato la sanzione per tardività della contestazione. La Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che il termine di 180 giorni non decorre dalla mera conoscenza del fatto, ma dal completamento dell’istruttoria (‘accertamento’), momento in cui l’autorità ha un quadro completo della violazione.

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Termine Contestazione Illeciti: la Cassazione Fa Chiarezza sul Momento Decisivo

Il rispetto dei termini procedurali è un pilastro fondamentale del diritto, specialmente quando si tratta di procedimenti sanzionatori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento cruciale sul termine contestazione illeciti in materia finanziaria, stabilendo con precisione da quale momento, il cosiddetto dies a quo, inizi a decorrere il tempo a disposizione dell’autorità di vigilanza per avviare un’azione. La questione ruota attorno alla distinzione tra la semplice conoscenza di un fatto e il suo completo accertamento giuridico. Vediamo i dettagli.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sanzione amministrativa pecuniaria di 70.000 euro inflitta da un’Autorità di vigilanza finanziaria al direttore generale di un istituto di credito. La contestazione riguardava la violazione delle norme sulla trasparenza informativa, in particolare l’omissione di informazioni critiche nei prospetti relativi a diverse offerte pubbliche di obbligazioni avvenute tra il 2012 e il 2013.

Il direttore aveva impugnato la sanzione davanti alla Corte d’Appello, la quale aveva accolto il suo ricorso. Secondo i giudici di secondo grado, la sanzione era illegittima perché l’Autorità aveva contestato la violazione tardivamente, ben oltre il termine di 180 giorni previsto dalla legge. La Corte locale riteneva che l’Autorità fosse venuta a conoscenza della situazione critica della banca già da tempo, grazie a comunicazioni intercorse con la Banca Centrale, e che quindi avrebbe dovuto agire molto prima.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la prospettiva. Accogliendo il ricorso dell’Autorità di vigilanza, ha cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa a un’altra sezione della stessa Corte per un nuovo esame.

Il punto centrale della decisione è il principio secondo cui, in materie complesse come l’intermediazione finanziaria, il termine per la contestazione non decorre dal momento in cui l’Autorità riceve una prima segnalazione o un primo dato, ma da quando completa l’attività istruttoria necessaria a definire l’illecito in tutti i suoi contorni.

Le motivazioni e l’importanza del termine contestazione illeciti

La Suprema Corte ha articolato le sue motivazioni attorno alla distinzione fondamentale tra ‘costatazione’ e ‘accertamento’ dell’illecito.

La costatazione è la mera percezione di un fatto nella sua materialità. È il momento in cui l’Autorità viene a conoscenza di un’anomalia o di un potenziale problema, ma non ha ancora gli elementi per qualificarlo giuridicamente come una violazione sanzionabile.
L’accertamento, invece, è il risultato di un’attività di indagine e valutazione. È il momento in cui l’Autorità, dopo aver raccolto tutte le prove e analizzato la documentazione, giunge a una piena conoscenza della violazione, comprendendone la portata, gli elementi oggettivi (la condotta) e soggettivi (la colpa o il dolo).

Secondo la Cassazione, il termine contestazione illeciti di 180 giorni inizia a decorrere solo dal momento dell’accertamento. Farlo decorrere dalla semplice costatazione sarebbe irragionevole in settori complessi che richiedono valutazioni tecniche approfondite. L’Autorità deve avere un tempo congruo per svolgere la propria istruttoria senza il rischio di veder decadere la propria azione a causa di una ‘discovery prematura’.

I giudici di legittimità hanno inoltre specificato che il controllo del giudice sull’operato dell’Autorità non può consistere nel sostituire la propria valutazione sull’opportunità di compiere certi atti istruttori. Il sindacato giurisdizionale deve limitarsi a verificare che non vi sia stata una ‘ingiustificata e protratta inerzia’, ovvero un ritardo palesemente irragionevole e non motivato da esigenze investigative. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva errato nel giudicare ‘ex post’ l’inutilità di ulteriori indagini, senza considerare che ‘ex ante’ l’Autorità poteva legittimamente ritenerle necessarie per acquisire un quadro probatorio completo e solido.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la posizione delle autorità di vigilanza, riconoscendo la complessità del loro operato in ambito finanziario. Stabilisce un principio di ragionevolezza, secondo cui il termine contestazione illeciti deve essere interpretato in modo da garantire l’effettività dell’azione sanzionatoria. La decisione sottolinea che l’efficienza non può andare a discapito della completezza e della fondatezza dell’accertamento. Per le parti sanzionate, ciò significa che la semplice conoscenza di un fatto da parte dell’Autorità non è sufficiente per far scattare il cronometro della decadenza; è necessario che l’intero processo investigativo sia concluso. La causa torna ora alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi importanti principi di diritto.

Da quale momento inizia a decorrere il termine per la contestazione di un illecito finanziario?
Il termine inizia a decorrere non dalla data in cui l’autorità di vigilanza acquisisce la prima notizia di un fatto potenzialmente illecito (mera ‘costatazione’), ma dal momento in cui completa l’attività di indagine e ha un quadro conoscitivo completo che le permette di qualificare giuridicamente la violazione in tutti i suoi elementi oggettivi e soggettivi (l”accertamento’).

Qual è la differenza tra ‘costatazione’ e ‘accertamento’ di un illecito?
La ‘costatazione’ è la semplice percezione materiale di un fatto, che non coincide necessariamente con la piena comprensione della sua illiceità. L”accertamento’ è il risultato di un’attività istruttoria e valutativa complessa, al termine della quale l’autorità definisce e formalizza l’infrazione.

Il giudice può valutare i tempi dell’istruttoria condotta da un’autorità di vigilanza?
Sì, ma con dei limiti. Il giudice non può sostituirsi all’autorità nel decidere quali atti di indagine siano opportuni. Il suo controllo è limitato a verificare se vi sia stata una ‘ingiustificata e protratta inerzia’, cioè un ritardo irragionevole e non giustificato dalle necessità dell’indagine, che abbia prolungato indebitamente i tempi del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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