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Termine accertamento illecito: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul termine accertamento illecito in materia di sanzioni finanziarie. Annullando una decisione della Corte d’Appello, ha chiarito che il termine di 180 giorni per contestare una violazione non decorre dalla semplice conoscenza iniziale dei fatti, ma dal momento in cui l’organo di vigilanza completa l’istruttoria e acquisisce tutti gli elementi necessari per una valutazione definitiva. La sentenza rafforza l’autonomia dell’autorità nel condurre indagini complesse, limitando il sindacato del giudice alla verifica di un’inerzia ingiustificata, da valutarsi con un giudizio ‘ex ante’ e non con il senno di poi.

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Sanzioni Finanziarie: Quando Scatta il Termine per l’Accertamento dell’Illecito?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per il settore finanziario: la decorrenza del termine accertamento illecito per l’applicazione di sanzioni da parte dell’Autorità di Vigilanza. La decisione chiarisce che il dies a quo non coincide con la semplice notizia di un fatto, ma con la conclusione di un’articolata attività istruttoria, riaffermando l’ampia discrezionalità dell’organo di controllo.

I Fatti del Caso: Una Sanzione Annullata per Tardività

Il caso trae origine da una sanzione pecuniaria irrogata dall’Autorità di Vigilanza Finanziaria a un ex Vice Presidente di un importante istituto di credito. La sanzione era motivata da carenze informative riscontrate nella documentazione relativa a diverse offerte al pubblico di strumenti finanziari, avvenute tra il 2012 e il 2014.

L’ex amministratore si opponeva alla sanzione, e la Corte d’Appello accoglieva il suo ricorso. Secondo i giudici di merito, il procedimento sanzionatorio era stato avviato tardivamente. Essi ritenevano che l’Autorità fosse in possesso degli elementi sufficienti per procedere già dal marzo 2014, a seguito della ricezione di una relazione da parte dell’istituto di credito. Poiché l’avvio formale del procedimento era avvenuto solo nell’ottobre 2016, la Corte d’Appello concludeva per la violazione del termine perentorio di legge, annullando la delibera sanzionatoria.

Il Ricorso dell’Autorità e la Questione del Termine Accertamento Illecito

L’Autorità di Vigilanza ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nell’individuare il momento iniziale del termine. Secondo l’organo di vigilanza, la semplice ricezione di una relazione o di documenti parziali non equivale al completamento dell’accertamento. L’attività di vigilanza, specialmente in materie complesse come l’intermediazione finanziaria, richiede un’analisi approfondita e l’acquisizione di un quadro informativo completo, che nel caso di specie si era consolidato solo nel maggio 2016, con la trasmissione di documenti cruciali da parte dell’Autorità Bancaria Nazionale.

La questione centrale, quindi, era stabilire se il termine per la contestazione dovesse decorrere dal momento della mera ‘constatazione’ di un potenziale illecito o dal completamento del più complesso processo di ‘accertamento’.

Le Motivazioni della Cassazione: Distinzione tra Constatazione e Accertamento

La Corte di Cassazione ha accolto le tesi dell’Autorità di Vigilanza, cassando la sentenza d’appello e stabilendo principi di diritto fondamentali sul termine accertamento illecito.

I giudici hanno chiarito che ‘constatazione’ e ‘accertamento’ non sono sinonimi. La prima è la semplice percezione di un fatto, mentre il secondo è un’attività complessa che presuppone un’istruttoria finalizzata a verificare la sussistenza degli elementi oggettivi e soggettivi dell’infrazione. Il termine per la contestazione decorre dalla conclusione dell’accertamento, ovvero dal momento in cui l’autorità ha completato la sua attività e ha ragionevolmente potuto tradurre la constatazione in un addebito formale.

Il Ruolo del Giudice e la Valutazione ‘Ex Ante’

La Corte ha inoltre precisato i limiti del sindacato giurisdizionale. Il giudice non può sostituirsi all’autorità nel valutare l’opportunità e la congruità dei tempi dell’indagine, operando una valutazione ‘ex post’, cioè con il senno di poi. Il controllo deve invece essere limitato a una valutazione ‘ex ante’, volta a verificare se vi sia stata un’ingiustificata e protratta inerzia. In altre parole, il giudice non può definire ‘superflua’ un’attività istruttoria solo perché, a posteriori, non ha prodotto nuovi elementi, ma deve valutarne la potenziale utilità al momento in cui è stata disposta.

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse errato, sostituendo la propria valutazione a quella dell’Autorità e interpretando l’art. 195 T.U.F. con una valutazione ‘ex post’ sulla congruità dell’istruttoria. La piena conoscenza dei fatti, necessaria per un accertamento completo, era stata raggiunta solo con l’acquisizione dei documenti dall’Autorità Bancaria Nazionale nel 2016.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

In definitiva, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame, che dovrà attenersi ai principi enunciati. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: rafforza la discrezionalità degli organi di vigilanza nella gestione delle tempistiche delle procedure ispettive e sanzionatorie, soprattutto in contesti complessi e interconnessi come quello finanziario. Si stabilisce che, per contestare la tardività di una sanzione, non è sufficiente dimostrare che l’Autorità avesse una conoscenza preliminare dei fatti, ma è necessario provare una vera e propria inerzia, ingiustificata e protratta, valutata secondo una prospettiva ‘ex ante’. Questo principio garantisce alle autorità il tempo necessario per svolgere indagini approfondite, a tutela della stabilità e trasparenza del mercato.

Quando inizia a decorrere il termine per la contestazione di un illecito amministrativo da parte dell’Autorità di Vigilanza Finanziaria?
Il termine non inizia dalla mera ‘constatazione’ (conoscenza iniziale) di un fatto, ma dal momento in cui si conclude l’attività di ‘accertamento’, ossia quando l’autorità ha completato l’istruttoria e acquisito tutti gli elementi oggettivi e soggettivi necessari per formulare un addebito completo.

Il giudice può valutare nel merito se un’indagine dell’Autorità di Vigilanza è stata eccessivamente lunga?
No, il giudice non può sostituirsi alla discrezionalità dell’autorità. Il suo controllo è limitato a verificare, con un giudizio ‘ex ante’ (basato sulle circostanze note al momento della decisione), se vi sia stata un’ingiustificata e protratta inerzia, senza poter giudicare ‘ex post’ (con il senno di poi) la superfluità degli atti di indagine compiuti.

Qual è la differenza tra ‘constatazione’ e ‘accertamento’ di un illecito secondo la Corte?
La ‘constatazione’ è la semplice percezione dei fatti nella loro materialità. L”accertamento’ è il processo successivo, che include un’attività istruttoria e valutativa complessa, necessaria per trasformare la constatazione in un addebito formale e completo. Il termine di decadenza per la contestazione decorre dal completamento dell’accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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