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Termine accertamento illecito: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine accertamento illecito finanziario di 180 giorni, a disposizione dell’Autorità di Vigilanza per contestare una violazione, decorre solo dal momento in cui ha acquisito tutti gli elementi necessari per la valutazione, non da semplici sospetti. Nel caso specifico, un ex amministratore di una banca, sanzionato per carenze informative in un prospetto, aveva ottenuto l’annullamento della sanzione in Appello per tardività. La Cassazione ha cassato la decisione, affermando che il giudice di merito non può sostituirsi all’Autorità nel valutare l’opportunità e i tempi dell’indagine.

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Termine Accertamento Illecito Finanziario: La Cassazione Fissa i Paletti

Quando inizia a decorrere il termine accertamento illecito finanziario per l’Autorità di Vigilanza? Dalla ricezione dei primi indizi o dal completamento delle indagini? Con l’ordinanza n. 13110/2025, la Corte di Cassazione interviene su questo tema cruciale, stabilendo che il termine perentorio di 180 giorni per la notifica delle contestazioni decorre solo quando l’organo di controllo ha acquisito un quadro informativo completo, non potendo il giudice sindacare l’opportunità e i tempi dell’attività ispettiva.

I Fatti di Causa

Un ex membro del consiglio di amministrazione di una nota banca popolare veniva sanzionato dall’Autorità di Vigilanza sui mercati finanziari con una multa di 30.000 euro. La contestazione riguardava carenze informative nel prospetto per un’offerta di azioni al pubblico, pubblicato nel giugno 2013. L’amministratore si opponeva alla sanzione, chiedendone l’annullamento.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello accoglieva l’opposizione e annullava la delibera sanzionatoria dell’Autorità. La motivazione principale si fondava sulla tardività dell’avvio del procedimento sanzionatorio, iniziato solo nel 2016. Secondo i giudici di merito, l’Autorità era già in possesso di elementi sufficienti per avviare l’indagine sin dalla fine del 2013, a seguito di comunicazioni ricevute dalla Banca Centrale. Pertanto, l’avvio del procedimento a distanza di anni violava il termine di 180 giorni previsto dalla legge.

Il Ricorso per Cassazione e il Termine Accertamento Illecito Finanziario

L’Autorità di Vigilanza ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, una violazione e falsa applicazione delle norme che regolano i tempi del procedimento sanzionatorio. Il nodo della questione era proprio la corretta individuazione del dies a quo, ossia il momento da cui far partire il conteggio del termine accertamento illecito finanziario.

L’Autorità sosteneva che l’accertamento non coincide con la mera constatazione di un fatto o con la ricezione di alcuni documenti, ma richiede un’analisi completa e la raccolta di tutti gli elementi necessari a ricostruire l’illecito. Secondo la sua difesa, la piena conoscenza dei fatti, necessaria per formulare la contestazione, era stata raggiunta solo a maggio 2016, con l’acquisizione di documentazione decisiva.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso dell’Autorità, cassando la sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno chiarito un principio fondamentale: la valutazione dell’opportunità di esercitare i poteri d’indagine e di determinare quando l’accertamento sia concluso spetta esclusivamente all’autorità competente. Il giudice dell’opposizione non può sostituirsi a essa, compiendo una valutazione ex post sulla congruità e tempestività delle indagini.

La Corte ha specificato che il termine di 180 giorni decorre solo dal momento in cui l’Autorità ha acquisito gli elementi informativi e probatori completi su cui si fonda la contestazione. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto che le comunicazioni del 2013 fossero sufficienti, ignorando che l’acquisizione di documenti chiave era avvenuta solo nel 2016, a seguito di un’attività di indagine autonoma e legittima dell’Autorità, avviata a fine 2015.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha errato nel giudicare tardivo l’inizio del procedimento, ponendosi in contrasto con i principi affermati dalla stessa Cassazione, secondo cui non è consentito entrare nel merito dell’opportunità dello svolgimento di atti di indagine da parte dell’organo di vigilanza.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma l’autonomia dell’Autorità di Vigilanza nella gestione dei tempi e delle modalità delle proprie attività ispettive. La decisione chiarisce che il termine accertamento illecito finanziario non è un meccanismo automatico che scatta al primo sospetto, ma una garanzia che si attiva solo quando l’istruttoria è giunta a un livello di completezza tale da consentire una contestazione fondata. Per i soggetti vigilati, ciò significa che l’Autorità ha il potere di condurre indagini approfondite senza che il giudice possa sindacarne la durata, a patto che la contestazione finale avvenga entro 180 giorni dal completamento effettivo dell’accertamento. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello di Firenze per un nuovo esame alla luce di questi principi.

Da quando inizia a decorrere il termine di 180 giorni per la contestazione di un illecito finanziario da parte dell’Autorità di Vigilanza?
Il termine di 180 giorni, stabilito dall’art. 195 del Testo Unico della Finanza, inizia a decorrere non dalla mera consumazione della violazione o dalla ricezione dei primi indizi, ma dal momento in cui l’Autorità ha acquisito tutti gli elementi informativi e probatori necessari per ricostruire l’illecito e fondare la contestazione.

Il giudice può valutare se l’Autorità di Vigilanza ha avviato la sua indagine in modo tardivo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice dell’opposizione non può sostituirsi all’organo di controllo nel valutare l’opportunità e la congruità dei tempi dell’attività di indagine. La valutazione sulla completezza degli elementi raccolti e sul momento in cui avviare la contestazione rientra nella discrezionalità dell’Autorità competente.

È sufficiente la ricezione di alcuni documenti per far partire il termine per l’accertamento di un illecito finanziario?
No, la semplice acquisizione di documenti iniziali, anche se rilevanti, non è di per sé sufficiente a far decorrere il termine. Quest’ultimo scatta solo quando l’attività di indagine e controllo può ritenersi definita nella sua integralità, ovvero quando l’Autorità ha un quadro conoscitivo completo e sufficiente per formulare gli addebiti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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